Le imprese italiane non sono sulla strada giusta per gli 1,5° C dell’Accordo di Parigi
Solo il 20% delle aziende ha obiettivi dettagliati di riduzione delle emissioni, Così la temperatura salirà a 2,8° C
[5 Ottobre 2021]
La nuova analisi “It’s getting hot in here – The Green Recovery at risk. Corporate temperature pathways – Focus Italy” dell’organizzazione non-profit Carbon Disclosure Project (CDP) analizza 194 aziende italiane, rilevando che «Solo il 20% ha obiettivi dettagliati di riduzione delle emissioni a medio termine» e che «Il settore aziendale è molto lontano dal raggiungere l’obiettivo di 1,5° C dell’accordo di Parigi».
Pubblicato oggi nell’ambito del progetto di CDP finanziato dal ministero italiano della Transizione Ecologica, il rapporto utilizza i dati riportati a CDP nel 2020 e il CDP temperature rating, che analizza gli obiettivi di emissione delle aziende e li traduce in un percorso di surriscaldamento. Ne viene fuori che «Il punteggio complessivo di temperatura per l’Italia è di 2,8° C». L’iniziativa Science Based Targets, lo standard globale per la definizione degli obiettivi che approva se gli obiettivi sono abbastanza ambiziosi per raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’Accordo di Parigi, ha recentemente rivisto i suoi criteri per accettare solamente obiettivi allineati a 1,5° C.
Alla CDP spiegano che «Anche se le aziende italiane analizzate hanno ridotto le loro emissioni operative (Scope 1 + 2) del 22% negli ultimi cinque anni, continuare a questo ritmo significherebbe che il settore aziendale italiano si decarbonizzerebbe a un tasso molto più basso (3,3% all’anno) di quello necessario per soddisfare l’Accordo di Parigi (4,2% all’anno)».
Poi c’è un altro problema: «Anche se la trasparenza ambientale è aumentata sostanzialmente in Italia nell’ultimo anno – da 29 aziende che riportavano i dati nel 2010 a 240 oggi – mancano obiettivi ambiziosi e azioni per allinearsi all’accordo di Parigi. Nel campione di analisi (basato su dati 2020), solo 27 aziende in Italia si sono impegnate a fissare un obiettivo scientifico di riduzione delle emissioni, e solo 7 hanno approvato obiettivi, tra cui Enel, Salvatore Ferragamo, Sofidel, Daniele & C Officine Meccaniche e Pirelli (Anche Cementir Holding ha un obiettivo scientifico approvato, ma a causa della tempistica dell’analisi non è stato incluso nel rapporto). Ma la maggior parte delle aziende (80%) non comunica gli obiettivi con informazioni sufficienti per essere misurata accuratamente rispetto alle traiettorie della temperatura».
Secondo Maxfield Weiss, direttore esecutivo CDP Europe, «Il settore aziendale italiano deve farsi avanti con obiettivi più ambiziosi per accelerare la riduzione delle emissioni. La buona notizia è che alcune delle aziende a più alto impatto in Italia stanno dimostrando che una decarbonizzazione ambiziosa in linea con l’accordo di Parigi è possibile. Ora abbiamo bisogno di vedere questo livello di ambizione su tutta la linea. Dal momento che l’economia dell’UE cerca di dare il via a una ripresa verde e attuare le azioni chiave per raggiungere almeno un taglio del 55% delle emissioni nel prossimo decennio, l’economia italiana è fondamentale. Non solo è una delle più grandi, ma l’Italia è il più grande beneficiario di fondi per la ripresa in Europa. Questo fornisce un’opportunità imperdibile per spingere il settore aziendale a migliorare le proprie ambizioni e allineare gli obiettivi e i piani di transizione con l’obiettivo di 1,5c dell’Accordo di Parigi».
L’analisi mostra anche che «Pochissime aziende in Italia hanno una particolare influenza sulla traiettoria generale del paese. È incoraggiante notare che quasi il 50% delle emissioni del gruppo di aziende analizzate sono allineate a un percorso di 1,5° C: in gran parte perché Enel ha un obiettivo approvato su base scientifica».
La settimana scorsa, con il rapporto finale della “CDP Science based target campaign», oltre 220 istituzioni finanziarie con 29 trilioni di dollari di patrimonio hanno invitato pubblicamente oltre 1.600 aziende in tutto il mondo – tra cui Buzzi Unicem, Ferrari e Telecom Italia – a fissare obiettivi di emissioni di 1,5° C. Il gruppo di istituzioni finanziarie includeva alcune delle più grandi del mondo, come Eurizon Capital, Anima, Amundi, Credit Agricole, Legal & General Investment Management, Insight Investment Management e Allianz.