Le disuguaglianze indotte dal Covid richiedono un nuovo contratto sociale globale
Bachelet: «Investire nei diritti umani significa investire nella resilienza delle società alle crisi»
[8 Ottobre 2021]
Intervenendo al World Human Rights Cities Forum (WHRCF) in corso a Gwangju, in Corea del Sud, e che ha per tema “Human Rights in Times of Challenge: A New Social Contract”, l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet ha detto che « Il Covid-19 ha messo a nudo ovunque profonde disuguaglianze strutturali, ampliando ulteriormente una moltitudine di gap, sia all’interno che tra i Paesi. La povertà, le disuguaglianze e la discriminazione sono cresciute e hanno portato a una perdita di fiducia tra cittadini e i loro leader. Ma anche prima, c’erano già state manifestazioni in molte parti del mondo che ci avevano avvertito che senza difesa dei diritti sociali ed economici, le società sono in pericolo».
Per questo, secondo la ex presidente socialista del Cile, «Stabilire un nuovo contratto sociale che protegga e promuova tutti i diritti umani – civili, politici, economici, sociali e culturali – ricostruirebbe la fiducia pubblica. Questo include i diritti alla protezione sociale, alla salute, all’istruzione, all’alloggio, all’acqua e ai servizi igienico-sanitari. E il diritto a vivere liberi da discriminazioni».
La signora Bachelet ha ricordato quanto aveva già detto in precedenza al Consiglio per i diritti umani dell’Onu: «Navigare verso una via d’uscita chiara dalla complessa crisi del Covid-19 e verso un futuro inclusivo, verde, sostenibile e resiliente, sarà il lavoro di questo generazione di leader mondiali, o la loro caduta».
La capo dei diritti umani dell’Onu ha sottolineato che «Investire nei diritti umani significa investire nella resilienza delle società alle crisi» e, parlando della sua come presidente del Cile all’indomani della crisi economica del 2008, ha ricordato che «Ho scelto di evitare le misure di austerità e ho sperimentato in prima persona gli enormi vantaggi dell’investimento nella protezione sociale». La Bachelet lo ha fatto con una riforma delle pensioni che ha introdotto un sistema più equo per le donne, con redistribuzione e copertura per garantire che le persone più vulnerabili possano contare su un reddito di base e ora può dire che «I dati economici e sociali hanno indicato che queste politiche stavano stimolando la crescita economica e rafforzando non solo la giustizia di base, ma anche la coesione sociale e rafforzando la fiducia nelle istituzioni pubbliche. La cooperazione internazionale e la solidarietà sono elementi chiave per raggiungere questi obiettivi in tutto il mondo». Una ricetta che è il contrario di quella del neoliberismo e – come vediamo in queste ore anche in Italia – del sovranismo di destra che sostiene i privilegi consolidati.
Il WHRCF di Gwangju si concentra proprio su come costruire società più giuste ed eque, migliori per le persone e il pianeta e la Bachelet ha evidenziato che «L’esperienza delle città e dei governi locali nella protezione e promozione dei diritti umani, specialmente in tempi di Covid-19, è inestimabile per la comunità internazionale. Mentre alcuni governi locali hanno già sviluppato una serie di strumenti e dichiarazioni sui diritti umani, altri stanno cercando di dare priorità nel proprio budget per non lasciare indietro nessuno. Molti hanno consegnato pasti scolastici a casa dei bambini quando la pandemia ha costretto le aule a chiudere o hanno posto una moratoria sugli sfratti per le persone il cui reddito è stato colpito dalla crisi Covid-19».
Ma la Bachelet ha anche fatto notare che «Sebbene i cittadini si rivolgano ai sindaci e alle autorità locali per trovare soluzioni, spesso non hanno voce in capitolo nelle decisioni che riguardano direttamente i loro collegi elettorali. La voce dei governi locali deve essere ascoltata a livello nazionale e internazionale, la loro voce renderà più forte il multilateralismo. Invito tutti voi in questo Forum a lavorare insieme per costruire una forte comunità di governi locali che si sostengono a vicenda nella solidarietà e lottano per i diritti umani».
Anche per Gabriela Ramos, vicedirettrice generale dell’Unesco per le scienze sociali e umane e relatrice al World Human Rights Cities Forum che termina il 10 ottobre, «Abbiamo bisogno di un New Deal«. Intervistata da Gwangju News, ha ricordato che «Secondo il World Economic Forum, solo l’1% della popolazione totale mondiale possiede oltre il 35% di tutta la ricchezza privata, che è più di tutto il 95% più povero messo insieme! Oxfam ha riferito che durante la pandemia di Covid-19, l’aumento di la ricchezza per i 10 uomini più ricchi del mondo potrebbe pagare i vaccini per tutti. Secondo i dati dell’UNHCR, ci sono 82,4 milioni di sfollati forzati in tutto il mondo a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o violazioni dei diritti umani. E secondo le Nazioni Unite, i livelli di fame nel mondo sono aumentati a causa dei conflitti, dei cambiamenti climatici e dell’impatto economico del Covid-19, con un decimo della popolazione mondiale – tra 720 milioni e 810 milioni – che nel 2020è denutrita. Con questi fatti e cifre sbalorditive, non possiamo stare a guardare ciecamente quando così tanta sofferenza sta accadendo in tutto il mondo. Abbiamo tutti una responsabilità e assolverla sostenendo coloro che ne hanno più bisogno è un privilegio. Farlo attraverso un’istituzione iconica come l’Unesco che ha fatto tanto per il mondo è un sogno!»
La Ramos conosce bene i ricchi e i potenti, visto che prima di arrivare all’Unesco è stata Chief of Staff e Sherpa al G7, al G20, e all’APEC nell’OCSE. Il suo lavoro per promuovere l’uguaglianza di genere le è valso il Forbes Excellence Award 2017 e 2018 oltre ad essere inclusa tra le 100 persone non politici più influenti nella politica di genere sia nel 2018 che nel 2019. Ora evidenzia che «Molti ppaesi in tutto il mondo non erano ben preparati ad affrontare la pandemia e anche alcuni dei più avanzati hanno lottato con servizi e attrezzature sanitarie insufficienti. I Paesi che potevano farlo, hanno messo sul tavolo migliaia di miliardi per far andare avanti l’economia e la società, ma questo era anche legato al colmare i gap nei sistemi di protezione sociale. Pertanto, la pandemia deve apportare i cambiamenti necessari che stavamo considerando, visto il nuovo mondo del lavoro nell’era digitale. Durante l’ultima recessione mondiale nel 1930, fu dichiarato un New Deal e furono rafforzati i diritti e la protezione dei lavoratori. Abbiamo bisogno di un New Deal sia per riparare l’impatto della pandemia sia per essere meglio preparati. Dobbiamo prendere in considerazione i pagamenti dei sistemi sanitari come un investimento e non come una spesa. Abbiamo bisogno di una copertura sanitaria universale. Dobbiamo evitare che i bambini perdano la scuola dopo la pandemia. Ma più di ogni altra cosa, dobbiamo puntare sul benessere delle persone nella definizione delle politiche economiche e sociali, e l’Unesco è al centro di questo. I beni immateriali come la cultura, l’istruzione, la coesione sociale, la scienza e lo sport dovrebbero essere in prima linea, insieme all’uguaglianza di genere».
Per la Ramos. «La triplice rovina della pandemia è che il mondo è disuguale nell’esposizione, disuguale nella risposta e disuguale nella ripresa. La disuguaglianza non ha causato la crisi attuale, ma certamente l’ha esacerbata, quindi nel proporre soluzioni per una ripresa sostenibile, dobbiamo esaminare come la disuguaglianza possa rendere più difficile il raggiungimento dei nostri obiettivi post-Covid-19, e ciò richiede un’analisi approfondita della natura multidimensionale della disuguaglianza. Il settore delle scienze sociali e umane dell’Unesco sta affrontando le disuguaglianze attraverso un’agenda innovativa per la crescita inclusiva, concentrandosi sul benessere delle persone, in particolare per i gruppi sociali più vulnerabili e quelli a maggior rischio, comprese le donne, i giovani, le persone con disabilità e le popolazioni indigene».
La Ramos nel 2019 hai lanciato la piattaforma Business for Inclusive Growth (B4IG), approvata dalla Presidenza francese del G7, che riunisce 40 grandi multinazionali impegnate nella riduzione delle disuguaglianze ed è convinta che «Nella lotta contro i grandi problemi del mondo, abbiamo bisogno di un approccio da parte degli stakeholder. Sono stato davvero orgoglioso di costruire questa coalizione di grandi multinazionali che si sono impegnate non solo in una condotta aziendale responsabile, ma hanno messo il loro impegno per ridurre le disuguaglianze al centro dei loro modelli di business. Queste misure includono la garanzia di una migliore distribuzione dei dividendi della crescita, una migliore protezione per i lavoratori, l’uguaglianza di genere, la riduzione delle impronte climatiche e il tutto attraverso migliori metriche di successo. L’obiettivo è quello di allontanarsi dalla mentalità di massimizzare il valore per gli azionisti per massimizzare i valori sociali».