Risoluzione Onu: un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è un diritto umano (VIDEO)
Bachelt: «Difendere difensori dei diritti umani ambientali». Andersen (Unep): «E un momento di svolta per la giustizia ambientale»
[11 Ottobre 2021]
Con 43 voti favorevoli (Italia compresa) e l’astensione di Cina, India, Giappone e Federazione Russa, l’United Nations human rights council (Unhrc) ha approvato una risoluzione sul diritto umano a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, adottata con 43 voti favorevoli con la quali «I Consiglio riconosce il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile e incoraggia gli Stati ad adottare politiche per il godimento del diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, se del caso, anche per quanto riguarda la biodiversità e gli ecosistemi, e invita l’Assemblea Generale ad esaminare la questione». Allo stesso tempo, attraverso una seconda risoluzione (48/14), il Consiglio ha anche aumentato la sua attenzione sugli impatti dei cambiamenti climatici sui diritti umani istituendo un relatore speciale dedicato specificamente a tale questione.
Commentando l’approvazione della risoluzione, David Boyd, relatore speciale dell’Onu per i diritti umani e ambiente ha detto che «Il futuro del mondo sembra un po’ più luminoso oggi. Le Nazioni Unite, in uno sviluppo storico, hanno riconosciuto per la prima volta che tutti, ovunque, hanno il diritto umano di vivere in un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile. Questo ha il potenziale per cambiare la vita in un mondo in cui la crisi ambientale globale provoca più di 9 milioni di morti premature ogni anno. nnescherà cambiamenti costituzionali e leggi ambientali più forti, con implicazioni positive per la qualità dell’aria, l’acqua pulita, il suolo sano, il cibo prodotto in modo sostenibile, l’energia verde, il cambiamento climatico, la biodiversità e l’uso di sostanze tossiche».
Boyd ha ringraziato Costa Rica, Maldive, Marocco, Slovenia e Svizzera per aver portato all’adozione dell’Unhrc la risoluzione per la quale la società civile e le comunità, tra cui associazioni ambientaliste, ONG dei diritti umani, giovani, donne e popolazioni indigene, avevano combattuto per 30 anni. Il riconoscimento di questo diritto era sostenuto anche dal segretario generale dell’Onu António Guterres, dalla lto Commissario per i diritti umani Michelle Bachelet, da 15 agenzie Onu e da giovani attivisti, gruppi imprenditoriali e più di 1.300 organizzazioni della società civile di tutto il mondo.
All’inizio dell’attuale sessione dell’Unhrc, la Bachelet aveva descritto la triplice minaccia planetaria del cambiamento climatico, dell’inquinamento e della perdita della natura come «La più grande sfida per i diritti umani della nostra epoca». Ora, la risoluzione su un ambiente sano riconosce i danni inflitti dal cambiamento climatico e dalla distruzione ambientale a milioni di persone in tutto il mondo. Sottolinea inoltre che i segmenti più vulnerabili della popolazione sono colpiti in modo più acuto. La questione passerà ora all’Assemblea generale dell’Onu per un ulteriore esame.
Dopo la storica decisione, la Alto Commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet ha invitato gli Stati a «Intraprendere azioni coraggiose per dare un effetto immediato e reale al diritto a un ambiente sano, Il Consiglio per i diritti umani ha riconosciuto oggi per la prima volta che avere un ambiente pulito, sano e sostenibile è davvero un diritto umano, nella sua risoluzione 48/13. Il Consiglio ha invitato gli Stati a lavorare insieme, e con altri partner, per attuare questo diritto recentemente riconosciuto. . L’azione decisiva del Consiglio per i diritti umani nel riconoscere il diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile riguarda la protezione delle persone e del pianeta: l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo. Si tratta anche di proteggere i sistemi naturali che sono precondizioni fondamentali per la vita e il sostentamento di tutte le persone, ovunque vivano. Avendo chiesto a lungo un tale passo, sono lieta che l’azione del Consiglio riconosca chiaramente il degrado ambientale e il cambiamento climatico come crisi interconnesse dei diritti umani. Ora è necessaria un’azione coraggiosa per garantire che questa risoluzione sul diritto a un ambiente sano serva da trampolino di lancio per promuovere politiche economiche, sociali e ambientali trasformative che proteggano le persone e la natura».
Secondo Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’United Nations environment programme (Unep), «L’adozione della risoluzione sul diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile da parte dell’United Nations human rights council è un momento di svolta per la giustizia ambientale. Questo diritto è radicato nella Dichiarazione di Stoccolma del 1972 . 5 decenni dopo, è molto incoraggiante vederlo formalmente riconosciuto a livello globale attraverso una risoluzione dell’United Nations human rights council.
La Andersen è convinta che la decisione presa a Ginevra dall’Unhrc «E’ uno scudo per individui e comunità contro una pletora di rischi per la loro salute e i loro mezzi di sussistenza. Il riconoscimento del diritto a un ambiente sano è un punto di riferimento storico per il nostro lavoro in corso per la giustizia sociale e ambientale. E’ un messaggio per un miliardo di bambini ad altissimo rischio per gli impatti di un cambiamento climatico: un ambiente sano è un vostro diritto. Nessuno può portarvi via la natura, l’aria e l’acqua pulite o un clima stabile. L’United Nations environment programme lo considera un passo importante nella costruzione del pianeta come una casa sicura ed equa per tutti».
Inoltre l’Unep ha elogiato «L’incessante difesa del diritto a un ambiente sano, supportata da oltre 13.000 organizzazioni della società civile e gruppi di popolazioni indigene, da più di 90.000 bambini di tutto il mondo, dalla Global Alliance of National Human Rights Institutions (GANHRI), e dagli stakeholders del settore privato . Grazie per aver contribuito allo slancio che ha reso possibile questa giornata».
Per Katharina Rose, rappresentante GANHRI a Ginevra, «Il riconoscimento formale a livello delle Nazioni Unite del diritto a un ambiente sano come diritto umano universale ora rende chiarissimo che tutti gli Stati hanno l’obbligo di proteggere, rispettare e soddisfare questo diritto. Questo rafforzerà il sostegno agli Stati a livello nazionale per migliorare le loro performance sulle questioni ambientali, compresi quelli che non l’hanno ancora fatto per riconoscere formalmente il diritto a un ambiente sano nella loro legislazione nazionale. Darà anche l’impulso tanto necessario per un’azione continua basata sui diritti globali di fronte alla crisi ambientale e climatica».
La risoluzione sottolinea «I diritti alla vita, alla libertà e alla sicurezza dei difensori dei diritti umani che lavorano in questioni ambientali, indicati come difensori dei diritti umani ambientali» e la Andersen ricorda che «Attacchi fisici, detenzioni, arresti, azioni legali e campagne diffamatorie sono la realtà quotidiana per gruppi di cittadini, popolazioni indigene e altri. Solo nel 2020 sono stati assassinati oltre 200 difensori dell’ambiente . Nei prossimi mesi, l’Unep approfondirà il suo impegno a proteggere e promuovere i difensori dei diritti umani ambientali e lo spazio civico. Ci aspettiamo che questa risoluzione incoraggi governi, legislatori, tribunali e gruppi di cittadini a perseguire elementi sostanziali dell’Agenda comune per una rinnovata solidarietà, presentata il mese scorso dal Segretario generale delle Nazioni Unite, nonché la 2020 Call to Action on Human Rights. Non lasciare indietro nessuno, mentre forgiamo un pianeta più sano con meno conflitti e più spazio per i giovani per essere ascoltati. Sono loro che erediteranno questa Terra mentre affrontiamo una moltitudine di sfide complesse che possono essere affrontate solo attraverso un approccio basato sui diritti e multilaterale. Incoraggiamo gli Stati membri a prendere in considerazione una risoluzione simile all’Assemblea generale».
Anche per Boyd «Questa risoluzione è particolarmente importante per tutti i difensori dei diritti umani ambientali che lavorano, spesso a grande rischio personale, per salvaguardare la terra, l’aria, l’acqua e gli ecosistemi da cui tutti dipendiamo. E’ anche vitale per le persone e le comunità che subiscono impatti sproporzionati del degrado ambientale, comprese donne, bambini, indigeni e altre popolazioni potenzialmente vulnerabili ed emarginate. Esorto i governi a inserire il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile nelle loro Costituzioni e legislazioni. Chiedo ai leader che si incontreranno alla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, nel Regno Unito, a partire dalla fine del mese, e alla conferenza Onu sulla biodiversità (COP15) iniziata a Kunming, in Cina, a mettere l’uomo diritti al centro delle loro azioni. In un mondo che troppo spesso enfatizza le differenze tra le persone, il diritto a un ambiente sano riflette una verità fondamentale che dovrebbe unirci tutti. La salute e la qualità della vita di tutti dipendono da aria pulita, acqua sicura, cibo prodotto in modo sostenibile, un clima stabile e biodiversità ed ecosistemi sani. Siamo tutti straordinariamente fortunati a vivere su questo pianeta miracoloso e dobbiamo usare il diritto a un ambiente sano per garantire che governi, imprese e persone svolgano un lavoro migliore nel prendersi cura della casa che tutti condividiamo».
La Bachelet ha reso omaggio agli sforzi di moltissime organizzazioni della società civile, inclusi gruppi giovanili, istituzioni nazionali per i diritti umani, organizzazioni delle popolazioni indigene, imprese e molti altri in tutto il mondo che «Hanno sostenuto il pieno riconoscimento internazionale di questo diritto. Affinché il diritto umano a un ambiente sano sia pienamente realizzato, è importante che anche i diritti alla partecipazione, all’accesso all’informazione e alla giustizia siano rispettati». Prendendo atto che «Un numero senza precedenti di difensori dei diritti umani ambientali è stato dichiarato ucciso lo scorso anno» la Alto Commissario ha concluso esortando gli Stati ad «Adottare misure ferme per proteggerli e responsabilizzarli. Dobbiamo sfruttare questo slancio per andare oltre la falsa separazione tra azione ambientale e protezione dei diritti umani. E’ fin troppo chiaro che nessuno dei due obiettivi può essere raggiunto senza l’altro e, a tal fine, deve essere garantito un approccio equilibrato e basato sui diritti umani allo sviluppo sostenibile. Durante il periodo che precede l’incontro critico della COP-26 a Glasgow e i negoziati sul post-2020 Global Biodiversity Framework, speriamo che le risoluzioni odierne del Consiglio per i diritti umani stimoleranno una più ampia accettazione di tale approccio».