In Mauritania una nuova grande area protetta respingerà le sabbie del deserto

Proteggerà l’Occhio del Sahara e specie animali in via di estinzione e avrà enormi benefici per le persone e l'ambiente

[22 Ottobre 2021]

La battaglia della Mauritania contro l’avanzare della desertificazione, che ha danneggiato i suoi  ecosistemi e avvicinato ancora di più alcune specie all’estinzione, ha ricevuto un impulso con la notizia che 2000 chilometri quadrati saranno trasformati in un’area protetta per sostenere la biodiversità nel Paese.

Il nuovo progetto Integrated Management of Protected Areas in the Arid Regions of Mauritania (IMPADRA),  attuato dall’United Nations environment programme (Unep) e sostenuto dal Global Environment Facility (GEF), creerà una nuova area protetta nel distretto di Adrar, un ex crocevia medievale per il commercio di sale e datteri, noto per i suoi suggestivi paesaggi desertici e le magnifiche  città fortificate di Chinguetti e Oudane, dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.

All’interno della nuova gigantesca area protetta sorge il Guelb er Richat – o “Occhio del Sahara” – è una massa terrestre formata da cerchi concentrici di blu e oro, e un tempo si pensava erroneamente che fosse il cratere da impatto di un meteorite, ma ora si pensa che si tratti dei resti di una cupola magmatica erosa. Ha una grande importanza culturale, geologica e ambientale sia a livello nazionale che globale. E’ anche un rifugio sicuro per molti  animali, tra i quali il muflone del deserto e diverse altre specie comprese nella Lista Rossa IUCN, come l’addax e la gazzella dama, entrambe in pericolo di estinzione, e la vulnerabile gazzella dorcas. El Ghallâouîya, situata all’altra estremità della nuova area protetta proposta, è una fonte d’acqua permanente su cui fanno affidamento sia i pastori nomadi che un gran numero di uccelli e animali, molti dei quali vulnerabili, che hanno bisogno di acqua per prosperare.

Secondo Adamou Bouhari, Task Manager del progetto, «La fantastica leadership dimostrata dal governo mauritano nel lavorare con l’Unep e il GEF per sviluppare queste aree aride e tristemente trascurate avrà enormi benefici per le persone e l’ambiente».

L’IMPADRA integrerà la Grande Muraglia Verde, un’iniziativa panafricana che si estende per 8.000 chilometri in 11 Paesi, compresa la Mauritania, e che rappresenta il principale fiore all’occhiello dell’United Nations Decade on Ecosystem Restoration  e combatterà la desertificazione e la siccità con la piantumazione di nuovi alberi per ripristinare i terreni degradati. L’Unep spiega che «In totale verranno ripristinati oltre 100 milioni di ettari. Si prevede che il terreno ripristinato assorbirà 250 milioni di tonnellate di carbonio e creerà 10 milioni di nuovi posti di lavoro verdi».

Doreen Robinson, responsabile Biodiversity at Land dell’Unep, sottolinea che «Mentre entriamo nel decennio Onu per il ripristino dell’ecosistema  progetti come questo in Mauritania sono fondamentali per combattere i cambiamenti climatici e raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Anche se i progetti di ripristino non sono soluzioni rapide, portano un vero cambiamento sostenibile, forniscono posti di lavoro e aiutano a combattere il cambiamento climatico».

La nuova area protetta di Adrar sarà un corridoio protetto che collegherà la Key Biodiversity Area di El Ghallâouîya con la riserva naturale Guelb Er Richat nella Mauritania centrale. Gli esperti dicono che «Il ripristino di 200.000 ettari ad Adrar è un passo cruciale per un’area afflitta dal cambiamento climatico».

Mohamed Yahya. Ould Lafdal, consigliere tecnico per la cooperazione e il partenariato del governo mauritano e responsabile operativo del GEF, conferma che  «Questo sviluppo è significativo non solo per la conservazione della biodiversità della Mauritania con un sostanziale aumento della copertura delle aree protette terrestri nazionali, ma anche per le nostre comunità nomadi indigene che affrontano incessanti crisi alimentari e nutrizionali causate dai cambiamenti climatici e dalla bassa produttività agricola. Questo progetto rappresenta anche un risultato nella governance ambientale e nel ripristino ecologico delle aree ipersecche settentrionali della Mauritania e si prevede che rafforzi diversi indicatori che sono stati istituiti nel contesto della Convention on biological diversity delle Nazioni Unite».

A livello globale sono stati compiuti molti progressi per proteggere le terre emerse: il  Protected Planet Report dell’Unep, una pubblicazione biennale che fornisce un aggiornamento sullo stato dell’Aichi Biodiversity Target 11, dimostra che 22,5 milioni di km2 (16,64%) di ecosistemi terrestri e di acque interne e 28,1 milioni di km2 (7,74%) delle acque costiere e dell’oceano sono compresi in aree protette e conservate documentate. Si tratta di un aumento di oltre il 42% rispetto al 2010, ma resta molto da fare, perché meno dell’8% dei territori protetti sono connessi tra loro.