Ophir, il lungometraggio che ha vinto al Terra di Tutti Film Festival ricordando il legame tra l’uomo e il suo ambiente
Attraverso la storia simbolica di una piccola isola del Pacifico, emergono le conseguenze sconvolgenti del distaccamento di un popolo nei confronti della propria terra
Ophir, lungometraggio prodotto in Francia nel 2021, è un inno tanto poetico quanto drammatico i cui protagonisti sono il popolo indigeno dell’isola di Bougainville, in Papua Nuova Guinea, e la loro sete di libertà, sovranità e rivoluzione per la vita, la cultura e la terra.
Olivier Pollet, giornalista investigativo e documentarista e montatore francese sono gli autori dell’opera che con questa hanno partecipato alla quindicesima edizione del Terra di Tutti i Film Festival (Bologna 4-10 ottobre), organizzata da WeWorld e COSPE e dove con la loro opera, hanno vinto il Premio Benedetto Senni, dedicato all’ambiente in memoria di un cooperante COSPE.
Con il loro film hanno mostrato agli spettatori le catene visibili e invisibili che richiamano alla memoria storica e ai risultati dettati dal processo di colonizzazione. Ophir espone infatti le radici della crisi integrale che ha colpito il mondo dall’inizio del XXI secolo, espressa drammaticamente dagli indigeni della regione autonoma di Bougainville in Papua Nuova Guinea.
È un’opera coraggiosa che racconta della crisi di Bougainville, offrendo un resoconto storico della lotta contro le proposte di una nuova legge mineraria pericolosa. In questo, il film riprende un rapporto segreto scritto dall’antropologo americano Douglas Oliver nel 1968 per la società mineraria Rio Tinto prima di aprire la miniera Panguna e in cui avverte che il progetto minerario è in ogni modo incompatibile con la cultura locale e i tentativi di avvicinare la comunità locale.
In poche parole, le osservazioni e le raccomandazioni tracciano sistematicamente il progetto neo-coloniale. Alla narrazione storica, alle proteste delle popolazioni e ai loro bisogni si accompagna un continuo lancio di spunti di riflessione su tematiche tanto attuali che rispondono alle numerose forme di neocolonialismo che ancora oggi interessano parecchie realtà.
Basti pensare ai fenomeni di water grabbing o alla corsa alla terra che vede grandi potenze, spesso ex potenze coloniali, muoversi a danno delle fasce più vulnerabili per interessi prettamente economici. Considerato l’impegno e l’urgenza sociale rispetto a queste tematiche che toccano profondamente l’ambiente e rispetto alle quali COSPE si impegna principalmente nei Paesi del Sud del mondo, anche per questo il TTFF ha premiato Ophir con il Premio Senni.
L’intreccio fra i cambiamenti climatici e l’aumento delle disuguaglianze, in un mondo che in pochi decenni ha visto triplicare la sua popolazione, mette a forte rischio la stabilità degli ecosistemi e il diritto ad una vita degna per un numero crescente di persone.
Ophir risponde a questa sfida e ne ripercorre esempi e passi storici, raccontandoci le conseguenze derivanti dall’atto innaturale e sconvolgente di distaccamento di un popolo nei confronti della propria terra: attraverso la storia simbolica di una piccola isola del Pacifico e di nativi dalla straordinaria resilienza, il film rivela questa frattura, questo punto di non ritorno, quando il legame tra l’uomo e il suo ambiente viene drammaticamente spezzato e ha bisogno di essere ascoltato.