Più risorse in legge di Bilancio contro il dissesto idrogeologico, la “perenne emergenza” italiana

Tra il 2010 ed il 2020 si sono registrati 946 eventi estremi tra frane e alluvioni, con l’Italia primo Paese europeo per superficie urbanizzata

[15 Novembre 2021]

L’ultima, ennesima vittima del dissesto idrogeologico è la Sardegna: colpita nel fine settimana da eventi meteo estremi che hanno portato i Vigili del fuoco a svolgere 85 interventi solo nel cagliaritano. Eppure le risorse destinate dal Pnrr come dalla legge di Bilancio a queste “perenne emergenza” italiana sono esigue.

Per questo l’Anbi – l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica a livello nazionale – ha annunciato un emendamento da presentare in commissione Bilancio per destinare maggiori risorse in legge di Bilancio alla gestione idraulica del territorio; un’iniziativa maturata a valle della “call to action”, organizzata con Svimez (Società per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) e che ha visto la partecipazione di sindacati, Utilitalia, Autorità di Bacino Distrettuale a confronto con rappresentanti di Governo e Parlamento.

«Non ci si può rassegnare ai 520 milioni previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, quando i soli Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno avuto ammessi a finanziamento progetti definitivi per oltre 1 miliardo e 620 milioni – afferma Francesco Vincenzi, presidente di Anbi – È necessario trovare altre risorse, ad iniziare dal Fondo Sviluppo e Coesione, anche per colmare il gap infrastrutturale fra nord e sud del Paese».

Anche perché in Italia le calamità naturali provocano mediamente danni per 7 miliardi di euro, di cui 1 a carico delle attività agricole; tra il 2010 ed il 2020 si sono registrati 946 eventi estremi (frane ed alluvioni), che hanno causato 251 vittime e 50.000 sfollati. Ma non è tutta colpa della crisi climatica.

«Tra le concause – evidenzia nel merito Vincenzi – c’è l’inarrestabile consumo di suolo, contro il quale ribadiamo la necessità di approvare la legge, che giace da anni nei meandri parlamentari».

L’Italia, infatti, è il primo Paese europeo per superficie urbanizzata (2.100.000 ettari, pari al 7,11% del territorio) ad un ritmo di 2 metri quadri al secondo (14 ettari al giorno), di cui il 16,7% è in aree ad elevato rischio alluvione ed il 5,2% a pericolo di frana.

«L’essere passati in pochi anni dalle bombe d’acqua alle tempeste ed ora agli uragani non solo accentua l’inadeguatezza della  nostra rete idraulica all’emergenza climatica, ma pregiudica lo sviluppo economico del Paese. Un territorio idrogeologicamente insicuro non incentiva gli investimenti», aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.

Non a caso in Italia, dal 2013 al 2019 ci sono state 87 dichiarazioni di stato d’emergenza per eventi idrogeologici con oltre 11 miliardi e 426 milioni di danni; gli importi realmente ristorati al  territorio, però, superano di poco i 959 milioni, cioè meno del 10%.

«Oggi è il tempo delle scelte di fronte alla crisi climatica e, come dimostrano le cifre, la soluzione non sono le dichiarazioni di calamità. È indispensabile che la rete idraulica sia concretamente considerata al pari delle altre infrastrutture strategiche del Paese ad iniziare da un Piano Invasi, come quello lanciato nel 2017 da Anbi, per realizzare bacini medio-piccoli in tutto il Paese. È un disegno ancora di straordinaria attualità e utilità per l’ambiente, la falda, il potabile, le imprese», conclude Vincenzi.