Materie prime: urgente rafforzare la resilienza e la sostenibilità dell’approvvigionamento nell’Ue

Rapporto della Commissione Ue sulla disponibilità delle materie prime strategiche per la green economy

[18 Novembre 2021]

La Commissione europea ha presentato  alla Raw Materials Week  il “3rd Raw Materials Scoreboard at the 2021”, un’iniziativa dell’European Innovation Partnership (EIP) on Raw Materials. Si tratta di un quadro di valutazione che presenta un’analisi approfondita delle catene di approvvigionamento delle materie prime in Europa, della loro competitività e dei flussi commerciali e che «Fornisce un contributo agli sforzi politici dell’Ue in un momento in cui le catene di approvvigionamento delle materie prime globali continuano a subire gravi interruzioni, anche a causa della pandemia di Covid-19 e del recente aumento dei prezzi dell’energia in tutto il mondo».

Il 3rd Raw Materials Scoreboard si concentra su metalli e minerali metallici, minerali non metallici e materiali biotici.  La Commissione Ue evidenzia che «Questi materiali sono essenziali per diversi settori chiave dell’economia europea, come l’industria automobilistica, elettronica o manifatturiera, che dipendono in modo vitale dalla loro fornitura sicura». Il rapporto sottolinea che «L’Europa è in ritardo e ha alti livelli di dipendenza da altre regioni per la produzione di determinate materie prime, mentre la produzione interna di materie prime garantisce posti di lavoro e valore aggiunto nell’Ue e la decarbonizzazione con l’utilizzo circolare delle materie prime offrono anche ulteriori opportunità».

Il vicepresidente della Commissione Ue  Maroš Šefčovič, responsabile delle relazioni interistituzionali e della prospettiva, ha ricordato che «Le materie prime non sono più un semplice bene, ma un fattore determinante per la transizione verde e digitale. Il loro approvvigionamento sicuro e sostenibile è essenziale per preservare la competitività globale dei settori più strategici dell’Ue, mentre sviluppiamo e disponiamo di tecnologie pulite e low-carbon come le batterie e le soluzioni digitali. Dobbiamo quindi accelerare i nostri sforzi per costruire una catena del valore delle materie prime più resiliente, investendo non solo nell’estrazione delle materie prime primarie, ma anche nel riciclaggio degli impianti di raffinazione nazionali e nella ricerca e innovazione, tutti elementi fondamentali per un approvvigionamento sicuro di materie prime secondarie».

La maggior parte delle esplorazioni alla ricerca di materie prime strategiche nell’Ue si sta svolgendo nei Paesi nordici, in Spagna, Portogallo e Irlanda, una tendenza stabile rispetto ai precedenti quadri di valutazione. Oro, rame e zinco sono ancora le principali materie prime ricercate. Dal 2017 sono stati elencati 54 progetti di esplorazione che segnalano l’interesse per un’ulteriore esplorazione del continente. E il rapporto ricorda che «Con l’aumento della domanda globale di batterie per veicoli elettrici, nell’UE sono stati avviati nuovi progetti di esplorazione per il litio e il cobalto, ad esempio in Austria e in Spagna. Allo stesso tempo, il bilancio per l’esplorazione dell’Ue nel 2019 è rimasto basso rispetto ad altre regioni del mondo. E’ equamente assegnato all’oro (37%), seguito dal rame (30%) e dallo zinco (25%). La mancanza di società junior che avrebbero maggiori probabilità di investire in nuove esplorazioni è uno dei fattori alla base del basso budget esplorativo nell’Ue».

Il Il 3rd Raw Materials Scoreboard cambiamenti significativi nei singoli settori per quanto riguarda l’occupazione che nel complesso è relativamente stabile: «Gran parte della stabilità è dovuta all’industria estrattiva, mentre le industrie di trasformazione impiegano un numero molto maggiore di persone, ma hanno anche subito una maggiore pressione dall’esterno dell’Ue. Questa tendenza è confermata da livelli più elevati nella produzione dell’Ue di forme lavorate e raffinate di alluminio, zinco e ferro rispetto alla capacità mineraria dell’Ue per questi materiali. Nel periodo 2008-2015 si è registrato un calo del 22% nel settore delle materie prime. Dal 2015, l’occupazione è tornata a crescere dell’11%».

La Commissione Ue ricorda che «La transizione verso un’economia low-carbon ed efficiente dal punto di vista energetico può ugualmente creare nuovi posti di lavoro “verdi”. Nel 2017 quasi 3,5 milioni di persone nell’Ue erano impiegate in attività legate all’economia circolare».

L’UE è il terzo produttore mondiale di minerali industriali e legno industriale, mentre la sua quota è bassa per ferro e ferroleghe, metalli non ferrosi e metalli preziosi, il che la rende  meno resiliente di fronte al cambiamento. Il rapporto fa notare che «L’Ue è quasi autosufficiente per quanto riguarda i minerali non metallici, mentre per quelli metallici resta dipendente dalle importazioni. Tuttavia, la dipendenza dalle importazioni è molto eterogenea per i diversi materiali e le fasi della catena del valore. Ad esempio, per quanto riguarda il cobalto, il livello di dipendenza è dell’86% nella fase di estrazione ma solo del 27% nella fase di lavorazione, mentre per il rame, per il quale la dipendenza dalle importazioni dell’Ue è del 42% nella fase di estrazione, ma solo del 16% per il rame raffinato. L’Ue è attualmente un esportatore netto di rifiuti di ferro e acciaio, rame, alluminio e nichel e carta e cartone, mentre è un importatore netto di rifiuti di metalli preziosi. Il ferro e l’acciaio sono stati i rifiuti più scambiati in massa nel 2019 (quasi 16 milioni di tonnellate esportate in paesi extra Ue), seguite da carta e cartone (6 milioni di tonnellate esportate)».

Il Raw Materials Scoreboard 2021 valuta inoltre diversi indici per quanto riguarda l’economia circolare e il riciclo, la competitività e l’innovazione, l’ambiente e le dimensioni sociali e dice che «I trend generali mostrano che le industrie delle materie prime dell’Ue stanno adottando sempre più misure per mitigare gli effetti negativi sull’ambiente e ottengono punteggi elevati nei rapporti sulla sostenibilità. Tuttavia, ci sono ancora margini di miglioramento per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e l’inversione del trend di crescita delle esportazioni di rifiuti rispetto alle importazioni nell’Ue».

I risultati di questo quadro di valutazione forniscono prove che confluiranno nell’attuazione del 2020 Critical Raw Materials Action Plan, sosterranno il lavoro dell’European Raw Materials Alliance che recentemente ha pubblicato le sue raccomandazioni per una catena del valore Ue resiliente e sostenibile delle terre rare dei magneti permanenti, utilizzati anche nei motori dei veicoli elettrici e delle pale eoliche, nell’elettronica e nelle applicazioni spaziali e di difesa.

Thierry Breton, commissario Ue per il mercato interno, ha concluso: «Per affrontare il cambiamento climatico, l’inazione non è un’opzione. Il recente vertice COP26 di Glasgow lo ha chiarito. Mentre l’ambizione europea è stata fissata, questa transizione è tutt’altro che fluida. Le tecnologie di cui abbiamo bisogno per realizzarla richiederanno più materie prime, innovazione, innovazioni tecnologiche, competenze e fonti di approvvigionamento resilienti, affidabili e diversificate. Dobbiamo inoltre dotarci di strumenti per anticipare e mitigare le tensioni e le carenze nelle catene di approvvigionamento e sfruttare al meglio le opportunità offerte dal mercato interno. La conferenza odierna è un forte segnale della nostra disponibilità a lavorare insieme e ad investire il nostro tempo e denaro per affrontare queste sfide mentre ci adoperiamo per una competitività globale sostenibile dei nostri ecosistemi industriali».