Approvata la riforma della Politica agricola comune
Legambiente e Greenpeace: l'Italia non perda l'occasione per traghettare la sua agricoltura verso la transizione ecologica
[23 Novembre 2021]
Con il voto di oggi il Parlamento europeo ha chiuso il fascicolo della riforma della Politica agricola comune (PAC), probabilmente la riforma più contestata e controversa da quando, nel lontano 1957, la PAC è diventata uno dei pilastri del processo di unificazione europea. Il “regolamento sui piani strategici della PAC” è stato approvato con 452 voti favorevoli, 178 contrari e 57 astensioni, il “regolamento orizzontale” con 485 voti favorevoli, 142 contrari e 61 astensioni e il “regolamento sull’organizzazione comune dei mercati” con 487 voti favorevoli, 130 contrari e 71 astensioni.
Come spiega Greenpeace, «L’accordo sulla PAC, raggiunto dopo le trattative tra la Commissione UE, il Parlamento europeo e i governi nazionali, è stato sostenuto da parlamentari europei di estrema destra, dai gruppi conservatori e liberali, nonché da una parte dei socialisti, guidati dalle delegazioni italiana e spagnola. Il gruppo dei Verdi, la maggior parte dei gruppi di sinistra e gli eurodeputati socialisti tedeschi hanno votato contro l’accordo. Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero ratificare la riforma della PAC durante la prossima riunione del Consiglio dei ministri dell’Energia, prevista per il 2 dicembre».
Durante i negoziati sul pacchetto di riforma legislativa, gli eurodeputati hanno insistito sul fatto che il rafforzamento della biodiversità e il rispetto delle leggi e degli impegni ambientali e climatici dell’Ue saranno fondamentali ai fini dell’attuazione della nuova PAC.
In un comunicato dell’Europarlamento si legge che «I deputati hanno ottenuto che almeno il 10% dei pagamenti diretti sia utilizzato a sostegno delle piccole e medie aziende agricole e che almeno il 3% del bilancio della PAC vada ai giovani agricoltori. Hanno anche insistito per creare una riserva di crisi con una dotazione annua di 450 milioni di euro (a prezzi correnti) per aiutare gli agricoltori in caso di instabilità dei prezzi o del mercato. Su pressione del Parlamento, aumentano il monitoraggio delle norme europee sul lavoro nel settore agricolo e le sanzioni per le infrazioni, in virtù della cooperazione tra gli ispettorati del lavoro nazionali e gli organismi pagatori della PAC. Le informazioni sui beneficiari finali del sostegno dell’UE saranno più trasparenti grazie a uno strumento europeo di estrazione dei dati, a cui avranno accesso i paesi membri. Servirà a identificare il rischio di frode mediante un controllo incrociato delle informazioni delle banche dati pubbliche».
Il relatore del “Regolamento sui piani strategici”, il democristiano tedesco Peter Jahr ha detto che «Approvando la riforma della PAC, garantiamo una pianificazione sicura non solo per i Paesi dell’Unione, ma soprattutto per i nostri agricoltori europei. Abbiamo fatto in modo che questa PAC fosse più sostenibile, trasparente e stabile. Il nuovo modello di consegne ridurrà il peso burocratico della politica agricola sui contadini. Il voto di oggi ha dimostrato che intendiamo sostenere e promuovere le aziende agricole familiari, coloro che mantengono e preservano il nostro paesaggio rurale».
La relatrice del “Regolamento orizzontale” la tedesca Ulrike Müller di Freie Wähler- Renew Europe, ha commentato: «La giornata di oggi segna un momento storico per la nuova PAC, un giorno in cui avanziamo verso una politica agricola più ambiziosa dal punto di vista ambientale, più socialmente consapevole e più orientata ai risultati. Il nuovo modello di erogazione garantirà che la PAC si concentri maggiormente sul raggiungimento degli obiettivi e meno sulla semplice conformazione alle regole. Inoltre, abbiamo fatto in modo che i pagamenti della PAC siano più trasparenti e che gli interessi finanziari dell’UE siano protetti maggiormente. Questa PAC sarà davvero un successo».
Secondo il relatore per il “Regolamento dell’organizzazione comune dei mercati”, il socialista francese Eric Andrieu, «Per la prima volta in oltre 30 anni, grazie all’organizzazione comune del mercato nella riforma della PAC, le revisioni approvate oggi porteranno a una maggiore regolamentazione del mercato, piuttosto che a una sua deregolamentazione. Possiamo essere orgogliosi della strada che abbiamo percorso, perché i progressi ottenuti sono importanti per gli agricoltori, per il settore e per i consumatori. L’organizzazione comune dei mercati è certamente un primo passo nella giusta direzione».
Ma Legambiente ricorda che «L’impianto dei regolamenti approvati è rimasto quello voluto dalla Commissione Junker nel 2018. Sostanzialmente fallito, invece, il tentativo della Commissione a guida von der Leyen (e in particolare del commissario Timmermans) di modificarne l’impianto, rafforzando il perseguimento degli obbiettivi del Green Deal e riducendo gli aspetti di distribuzione iniqua degli aiuti. Ancora oggi, dell’80% degli aiuti beneficiano il 20% degli agricoltori, senza sostenere adeguatamente le aree interne né le piccole aziende agricole. Il giusto tentativo di inserire nella riforma l’obbligo di aderire agli obiettivi delle strategie Farm to fork e Biodiversità, si è scontrato con un voto parlamentare evidentemente orientato a mantenere una PAC tesa a garantire il precedente regime di distribuzione dei sussidi, in cambio di contropartite ambientali e sociali giudicate insufficienti da un ampio arco di organizzazioni e movimenti – in Italia riuniti dalla coalizione Cambiamo agricoltura – che, per la prima volta nella lunga storia della PAC, hanno preso parola e invaso le piazze di Bruxelles per chiedere una profonda revisione di una politica che amministra oltre un terzo del portafoglio finanziario dell’Ue».
Mentre la Commissione valuterà se i piani strategici nazionali sono in linea con questi impegni, gli agricoltori dovranno conformarsi a pratiche rispettose del clima e dell’ambiente. I paesi membri dovranno garantire che almeno il 35% del bilancio per lo sviluppo rurale e almeno il 25% dei pagamenti diretti siano destinati a misure ambientali e climatiche. Ma l’elemento più distintivo della riforma PAC, che entrerà in vigore dal 2023, è il forte trasferimento di responsabilità agli Stati membri, i quali già da due anni – tranne l’Italia, in forte ritardo – sono impegnati nella definizione dei Piani Strategici Nazionali (PSN) che consentiranno la gestione dell’intero blocco finanziario della PAC e non più, come ora, la sola gestione dei fondi dello Sviluppo Rurale. I PSN dovranno definire misure, azioni e priorità, attingendo da un ampio menù predisposto dalla Commissione Europea. Per questo, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, chiede che «L’Italia non perda l’opportunità di sviluppare un Piano Strategico per una PAC all’altezza del Green Deal europeo. Chiediamo ai ministri Patuanelli e Cingolani, coinvolti nella definizione del PSN per l’agricoltura italiana fino al 2027, di raccogliere la sfida epocale di traghettare l’agricoltura italiana verso la transizione ecologica, considerando gli immensi benefici che deriverebbero dal raggiungimento degli obiettivi delle strategie in materia di difesa della biodiversità in agricoltura, alimentazione sostenibile e lotta al cambiamento climatico. La transizione ecologica – conclude – è un’opportunità irripetibile per l’agroalimentare italiano, ma richiede una profonda ristrutturazione di molte filiere, a partire da quella zootecnica, disincentivando i metodi intensivi e premiando le pratiche virtuose».
Per Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia «Il testo approvato avvantaggia solo le aziende più grandi e più inquinanti, taglia fuori i piccoli agricoltori e non fa nulla per affrontare il terribile impatto dell’agricoltura industriale sull’ambiente e sulla salute delle persone. E’ tempo che l’Ue affronti il tema dell’alimentazione e dell’agricoltura in modo organico, con una politica alimentare comune che garantisca alimenti sani e accessibili anche alle persone con meno disponibilità economiche, ricavi equi per gli agricoltori e la tutela dell’ambiente da cui tutti dipendiamo. Il nostro governo ha tuttavia ancora l’opportunità di migliorare il futuro dell’agricoltura italiana con il Piano Nazionale Strategico della PAC, a partire da una graduale riduzione della produzione e del consumo di carne e latticini, che attualmente sono la principale causa degli impatti ambientali del nostro sistema agroalimentare».
Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente, aggiunge; «Gli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversità prevedono il dimezzamento dell’impiego di pesticidi e dell’inquinamento causato da fertilizzanti sintetici, il dimezzamento degli antibiotici negli allevamenti, il 10% del territorio agricolo recuperato nella sua funzione ecologica e paesaggistica, il 25% di superficie agricola convertita a biologico. Sono obiettivi molto impegnativi e sfidanti, il cui raggiungimento però consentirebbe al nostro settore primario di presentarsi come eccellenza anche sotto il profilo della qualità delle produzioni, notoriamente proiettate sul mercato internazionale. Le risorse della PAC rendono possibile avviare la transizione, limitando i rischi e massimizzando i vantaggi per le imprese, non sprechiamo questa occasione».
Il 25 novembre il Cigno Verde tornerà sul tema per un approfondimento specifico con il forum “Agroecologia circolare – Il cibo nell’era della transizione ecologica, giusta e solidale” al quale parteciperanno rappresentanti istituzionali, imprese che si sono avviate sulla strada della transizione ecologica, rappresentanti delle organizzazioni di categoria e del terzo settore. Al centro della discussione e del confronto, la sostenibilità delle filiere agroalimentari, la lotta ai cambiamenti climatici e la tutela della biodiversità, l’etica e la legalità del comparto agricolo. A conclusione della giornata, una tavola rotonda sui temi del Green Deal europeo e della PAC. I lavori saranno trasmessi su agricoltura.legambiente.it e su lanuovaecologia.it.