Shell rinuncia a sfruttare il giacimento petrolifero offshore di Cambo
Ambientalisti e governo scozzese: no al controverso sviluppo del giacimento petrolifero al largo delle Shetland
[3 Dicembre 2021]
La Shell, che aveva una partecipazione del 30% nel gigantesco campo petrolifero di Cambo, a nord ovest dalle Shetland, ha rinunciato al suo sfruttamento dopo le cintinue critiche subite da parte delle associazioni ambientaliste. Il giacimento petrolifero di Cambo è situato a circa 125 km a ovest delle Shetland a profondità comprese tra i 1.050 e i 1.100 metri.
Shell ha detto di aver effettuato «Uno screening completo prima di prendere una decisione per assicurare i migliori rendimenti per il business» e un suo portavoce ha dichiarato che «Le ragioni economiche per investire in questo progetto non sono abbastanza forti in questo momento, oltre ad avere potenzialmente dei per ritardi. Tuttavia, continuare a fare investimenti in petrolio e gas nel Regno Unito resta fondamentale per la sicurezza energetica del Paese. Riteniamo che il Mare del Nord – e la Shell in esso – abbiano un ruolo fondamentale da svolgere nel mix energetico del Regno Unito, sostenendo i posti di lavoro e le competenze per consentire una transizione graduale verso il futuro low-carbon della Gran Bretagna».
La licenza per l’esplorazione del giacimento era stata concessa nel 2001 e i risultati dei sondaggi dicono che potrebbe produrre centinaia di milioni di barili di petrolio. Se approvate dall’Oil and Gas Authority, le trivellazioni potrebbero iniziare già nel 2022 e continuare per 25 anni.
La principale azionista del Cambo Field, Siccar Point Energy. ha affermato che continuerà i colloqui con il governo del Regno Unito sul futuro del campo petrolifero offshore e il suo CEO Jonathan Roger ha aggiunto che il progetto «resta essenziale per l’economia e la sicurezza energetica del Regno Unito. Anche se siamo delusi dal cambio di posizione di Shell, rimaniamo fiduciosi sulle qualità del progetto. Non solo creerà oltre 1.000 posti di lavoro diretti e migliaia di altri nella catena di approvvigionamento, ma aiuterà anche a facilitare la transizione del Regno Unito verso un futuro low-carbon attraverso il petrolio nazionale prodotto in modo responsabile.Data la decisione di Shell, ora stiamo discutendo con i nostri appaltatori, la catena di approvvigionamento e con le parti interessate più ampie per rivedere le opzioni».
Quella del petrolio low-carbon è evidentemente una boutade da greenwashin molto in voga tra i petrolieri britannici, ma è evidente che il ritiro di Shell mette seriamente in dubbio il progetto di sfruttamento del giacimento petrolifero di Cambo, anche, se, nonostante le previsioni degli ambientalisti, non lo seppellisce definitivamente.
Come dice oggi BBC News, «È chiaro che, leggendo tra le righe, che per Shel stava diventando una responsabilità reputazionale troppo grande. Ma la maggior parte del Mare del Nord non è più gestita dai tradizionali grandi giganti del petrolio e del gas». E gli investitori stanno svolgendo i un ruolo crescente e le compagnie estrattive sono in fondo alla catena decisionale. Questo significa che, se ci sono ancora marc gini di guadagno, qualche grosso imprenditore potrebbe prendere il posto della Shelll. .
Non a caso, Oil & Gas UK, la principale associazione di categoria per l’industria petrolifera e del gas offshore del Regno Unito, ha subito detto che «La fiducia degli investitori nel petrolio e nel gas resta ane essenziale» e la sua direttrice relazioni esterne, Jenny Stanning, ha minimizzato: «Questa è una decisione commerciale tra i partner, ma non cambia il fatto che il Regno Unito avrà bisogno di nuovi progetti di petrolio e gas se vogliamo evitare di aumentare la dipendenza dalle importazioni».
Ma per gli agguerriti attivisti climatici britannici l’annuncio dato dalla Shell «Segna l’inizio della fine per nuovi progetti di petrolio e gas» e sollecitano il governo del Regno Unito a respingere ufficialmente questa proposta.
Caroline Rance, responsabile clima ed energia di Friends of the Earth Scotland, non ha dubbi: «Il potere della gente ha reso il disastroso progetto di Cambo così tossico che persino il gigante petrolifero Shell non vuole più essere associato ad esso. Shell ha potuto vedere da che parte stava soffiando il vento per un progetto che ha dovuto affrontare una forte opposizione da parte dell’opinione pubblica, dei gruppi climatici e dei politici e costosi ritardi. La scienza climatica è chiara sul fatto che non ci possono essere nuovi combustibili fossili e ora Shell ha ammesso che non esiste nemmeno la convenienza economica nel nuovo petrolio e gas. Sia il governo del Regno Unito che quello scozzese devono ora respingere ufficialmente Cambo, dire no a qualsiasi futuro sviluppo di petrolio e gas nelle acque del Regno Unito e andare avanti con la pianificazione di una transizione equa e rapida per le persone che lavorano in questo settore».
Per il progetto le cose non si mettono bene, visto che a novembre, mentre Glasgow ospitava la COP26 Unfccc, la premier scozzese Nicola Sturgeon ha detto che «Cambo non dovrebbe ottenere il via libera», mentre precedentemente aveva chiesto di rivalutare il progetto dal punto di vista ambientale e climatico ma non si era mai opposta apertamente». Ora la premier indipendentista scozzese ha detto ai suoi parlamentari: «Non credo che possiamo continuare a estrarre petrolio e gas per sempre, e non credo che possiamo continuare a dare il via libera a nuovi giacimenti petroliferi».
Anche se il mare al largo delle Shetland farebbe parte di una ipotetica Scozia indipendente, saranno comunque le autorità britanniche a dare o meno il via libera alle trivellazioni e il governo conservatore di Boris Johnson, nonostante le altisonanti promesse fatte alla COP26 Unfccc continua a dire che, nonostante il passaggio alle fonti di energia rinnovabile, «Continuerà ad esserci una domanda continua di petrolio e gas nei prossimi anni».
Il governo scozzese ha ribattuto che «L’estrazione illimitata di combustibili fossili non è coerente con i nostri obblighi climatici» e un suo portavoce ha aggiunto: «Continuiamo a chiedere al governo del Regno Unito, che ha il potere di agire in questo caso, di rivalutare urgentemente tutte le licenze petrolifere contrarie ai nostri impegni climatici approvate nelle quali le trivellazioni non sono ancora iniziate».