Ciafani «Fondamentale anche riconvertire le industrie inquinanti in impianti innovativi e curare le tante ferite sanguinanti del nostro Paese che tuttora causano danni all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana della Penisola»

Ecoreati, Legambiente: «Il Governo raccolga l’appello lanciato dal Relatore Onu»

Prestare attenzione sull’impatto della riforma Cartabia e sui tempi di prescrizione più brevi per gli ecoreati

[14 Dicembre 2021]

Dopo le dichiarazioni di Marcos Orellana, relatore speciale delle Nazioni Unite sulle sostanze tossiche e diritti umani, il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, chiede che «Il Governo Draghi raccolga l’appello lanciato ieri dal relatore speciale Onu sui Diritti Umani e sostanze e rifiuti pericolosi in visita in Italia a non abbassare la guardia sui reati ambientali. Il relatore Onu ha, infatti, espresso profonda preoccupazione per la riforma Cartabia e sui tempi di prescrizione più brevi per i crimini ambientali. Lo ripetiamo, per i reati di questo tipo deve invece essere garantito tutto il tempo necessario per fare giustizia in nome del popolo inquinato. In questi anni, il lavoro di repressione ha avuto un’impennata grazie proprio alla legge sugli ecoreati, la 68/2015, che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel codice penale. Una norma che siamo riusciti a far inserire nel Codice penale nel 2015, dopo 21 anni di lavoro incessante. Nel 2020 sono stati ben 477 procedimenti hanno riguardato il delitto di inquinamento ambientale. Ora è fondamentale non abbassare la guardia contro gli ecocriminali, rivedere i termini di improcedibilità previsti dalla riforma della giustizia, approvata dal Parlamento, come chiesto da Legambiente, Libera, Greenpeace, Wwf, Focsiv, completare e rafforzare il sistema normativo e alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dal Centro-Sud, soprattutto ora che il Paese spenderà le ingenti risorse pubbliche previste dal PNRR».

Ciafani aggiunge che «E’ anche importante che l’Esecutivo accolga l’altro appello lanciato dal relatore Onu di intensificare gli sforzi per rimediare agli impatti negativi dovuti a decenni di industrializzazione. Parole forti e importanti utilizzate per sottolineare come la tutela dell’ambiente, il diritto alla salute e ad un ambiente salubre, il diritto al lavoro sia interconnessi gli uni con gli altri. Ad oggi nel nostro Paese sono ancora tanti i problemi ambientali cronici da affrontare e che si sono aggravati con la pandemia e troppe le ferite aperte e sanguinanti da curare:  in primis le bonifiche mancate nella Terra dei Fuochi in Campania, nella Valle del Sacco nel Lazio, delle falde acquifere inquinate da Pfas in Veneto e Piemonte, dei Siti di interesse nazionale e dell’amianto dagli edifici, ma lo stesso vale per le ampie porzioni di territorio soffocate dallo smog, a partire dalla Pianura Padana, solo per citarne alcuni.  È ora di dire basta a questi ritardi, di garantire eco giustizia al popolo inquinato e di avviare come abbiamo già detto più volte, i primi “Patti territoriali per la transizione ecologica”, partendo proprio da queste ferite che tutt’ora continuano a causare danni all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia sana della Penisola».

Il presidente del Cigno Verde conclude: «Non ci sono più scuse, le risorse ci sono e il PNRR da questo punto di vista rappresenta una grande opportunità per rilanciare il Paese in una chiave più verde e sostenibile, per promuovere l’innovazione tecnologica e la sostenibilità nell’industria, la riconversione delle industrie inquinanti in impianti innovativi, ma anche per curare le ferite ancora aperte».