Energy efficiency first alla base delle politiche di decarbonizzazione
FIRE: investire nell’efficienza energetica è investire nel nostro futuro. FREE: su deep rinnovation Italia in ritardo, ma potremmo essere leader
[14 Dicembre 2021]
Dal webinar “Senza efficienza energetica non c’è decarbonizzazione: le politiche alla luce del Fit for 55 e del principio energy efficiency first”, organizzato dal Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica (Coordinamento FREE) e da Federazione italiana per l’uso razionale dell‘energia (FIRE) è venuta la conferma che «Sebbene l’efficienza energetica sia un elemento fondamentale e imprescindibile del processo di decarbonizzazione in tutti gli scenari prodotti negli ultimi anni e la Commissione europea abbia definito il principio “prima l’efficienza energetica” come base del pacchetto clima energia, non sempre all’uso razionale dell’energia viene data la giusta attenzione all’atto della pianificazione e delle scelte».
Hanno fatto quindi bene le due organizzazioni a dedicare un momento di riflessione e approfondimento alle politiche per l’efficienza energetica e a come potenziarle in vista degli ambiziosi target al 2030 e al 2050. L’incontro di oggi ha visto la partecipazione di alcuni dei principali stakeholder e decisori politici e privati. Dopo Claudia Canevari della Commissione Europea e Alessandro Federici di ENEA, si sono tenute due tavole rotonde. Durante la prima si sono confrontati: Carlo De Masi di Adiconsum, Filippo Busato di AICARR, Paolo Barbieri di Assistal, Vittorio Cossarini di Assoesco, Massimo Beccarello di Confindustria, Marco Mari di GBC, Fabio Roggiolani di GIGA, Marco Manchisi Italcogen. La tavola rotonda con i rappresentanti parlamentari e governativi ha visto, invece, la partecipazione delle deputate Chiara Braga (PD) e Rossella Muroni (Facciamo ECO) e del senatore Gianni Pietro Girotto (M5S).
Secondo il direttore di FIRE Dario Di Santo, «Può essere utile partire dalla constatazione che nel recente dibattito sul caro bollette si sia parlato di tutto, tranne che del ruolo dell’efficienza energetica come parte della risposta al problema” Eppure, promuovere l’investimento nell’uso più efficiente dell’energia permetterebbe di ridurne la domanda, alleviando nel tempo il costo delle misure di mitigazione di cui il Governo sta discutendo. Allo stesso tempo si otterrebbe una riduzione delle emissioni, con vantaggio economico aggiuntivo per le imprese soggette a emission trading e indiretto per gli soggetti (e.g. miglioramento sostenibilità e rafforzamento del rating, valorizzazione degli asset nel campo immobiliare, benefici sui lavoratori e sul circondario, etc.). Attraverso una visione politica intelligente si possono mettere in campo leggi in grado di stimolare un rinnovamento del modo in cui le imprese e gli enti usano l’energia, cavalcando il processo di decarbonizzazione invece che subirlo. Per questo è essenziale il dialogo fra le parti, anche se l’efficienza energetica è più complicata e meno facile da trattare di altri temi al centro del dibattito settoriale».
Il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli, ha concluso: «Le continue raccomandazioni della Comunità Europea sul principio dell’Energy Efficiency First la dicono lunga sull’importanza che l’Europa assegna all’efficienza energetica nel quadro più vasto della decarbonizzazione. Inoltre su questi temi bisogna dire che da parte dell’Unione Europea si insiste molto su ciò che devono fare gli stati membri e sulle strategie che devono essere adottate dagli stessi. Aspetto sul quale l’Italia deve ancora fare molto in termini di trasparenza e strategie nel tempo. Per quanto riguarda l’efficienza energetica ora ci sono degli obiettivi chiari, il 36% e 39%, abbiamo una definizione chiara della povertà energetica e della road map per gli edifici a zero emissioni al 2050. Si tratta di un quadro positivo e propedeutico al phase out dai combustibili fossili negli edifici sul quale ogni stato membro dovrà comunicare lo stato dei progressi fatti ogni cinque anni. Nel frattempo, da Bruxelles arriva anche una spinta molto forte sulla deep renovation degli edifici, settore nel quale l’Italia è molto in ritardo, ma nel quale, con le politiche giuste, si può pensare a una leadership del nostro paese nell’area mediterranea».