Otto Ong a Cingolani: l’Italia difenda le batterie sostenibili
Il governo italiano respinga le ipotesi di proroga avanzate dal Consiglio Europeo
[17 Dicembre 2021]
Il 20 dicembre, in occasione del Consiglio europeo sull’Ambiente, l’Italia, insieme agli altri Paesi europei, sarà chiamata ad esprimere la sua posizione in merito alla nuova proposta di Regolamento per le Batterie presentata dalla Commissione Europea nel Dicembre 2020. Si tratta di un passaggio decisivo per disciplinare il processo di elettrificazione del settore dei trasporti e dell’energia, pilastri fondamentali per il raggiungimento della neutralità climatica al 2050. Il comparto degli accumuli, in questo senso, gioca ovviamente un ruolo chiave. Ma quello che sembrava definito (e approvato all’unanimità e in pompa magna) ora viene rimesso in discussione: il recente Testo di compromesso della presidenza (13135/21) presentato dal Consiglio europeo, propone una proroga fino a 66 mesi (4 anni in più rispetto alla proposta della Commissione) per l’introduzione di regole mirate a ridurre la carbon footprint delle batterie. Nonché un differimento di 36 mesi (2 nni in più in confronto alla proposta della Commissione) per l’introduzione di controlli obbligatori sulla catena di produzione e un ulteriore rinvio di 2 anni nell’entrata in vigore delle regole sui requisiti di prestazione e di durabilità delle batterie.
Per questo, con una lettera inviata al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingola, Transport & Environment, Amnesty International, Kyoto Club, Legambiente, Wwf, Greenpeace, Cittadini per l’Aria e Sbilanciamoci, chiedono al governo italiano di «Respingere le proposte del Consiglio Europeo sul Regolamento Batterie contrastando così un’ipotesi di proroga destinata, in caso di approvazione, a rallentare pericolosamente la decarbonizzazione dell’economia e dei trasporti».
le 8 organizzazioni sottolineano che «Avendo sollevato in numerose occasioni le stesse preoccupazioni in materia di impatto ambientale e sociale potenzialmente associate ad una filiera non sostenibile delle batterie, il Ministro non dovrebbe avere riserve».
Le associazioni ricordano che «La proposta di Regolamento, non a caso, intende garantire la sostenibilità ambientale delle batterie tramite l’inserimento di una soglia massima di CO2, in modo da limitare le emissioni climalteranti associate al processo di produzione. Essa, inoltre, mira ad assicurare che i processi di approvvigionamento delle materie prime avvengano nel rispetto degli standard di Due Diligence per una catena del valore responsabile, capace di evitare abusi ambientali e dei diritti umani». Invece, « Le proposte del Consiglio, se sostenute dai governi, metterebbero a rischio la transizione verso la neutralità climatica, perdendo un’opportunità d’oro di appoggiare la nascente industria europea delle batterie sostenibili».
L’appello delle associazioni italiane, che fa seguito a una lettera dello stesso tenore inviata da 43 associazioni a tutti i Ministri europei dell’ambiente la scorsa settimana, sottolinea «Le enormi prospettive di sviluppo del comparto. La transizione energetica verso le rinnovabili e la produzione di massa di veicoli elettrici, determinerà un autentico boom del settore batterie con l’apertura, entro il 2025, di almeno 38 gigafactory europee, tre delle quali in Italia, con una capacità complessiva di 462 GWh tale da alimentare 8 milioni di auto elettriche. Nello stesso anno il valore complessivo dell’industria europea dell’accumulo, indotto compreso, dovrebbe superare i 250 miliardi di euro».
Le associazioni concludono: «Ad oggi, l’introduzione di una soglia massima di CO2 associata alla catena del valore risulta essere anche una politica chiave per internalizzare la produzione delle batterie in Europa con relativi impatti economici ed occupazionali positivi”. In tal senso, la proposta di legge in discussione offre all’Unione Europea “l’opportunità di divenire leader mondiale per la produzione di batterie sostenibili. E l’Italia non può perdere l’occasione di giocare un ruolo da protagonista nell’economia decarbonizzata di domani».