Non si vende il Paradiso. Associazioni e cittadini contro la messa all’asta di un terreno nel Parco di Portovenere
Una petizione online e Legambiente chiede spiegazioni alla Soprintendenza
[11 Gennaio 2022]
In Liguria, il Comune di Portovenere ha deciso di mettere all’asta e vendere una porzione di terrenno pubblico che si trova dentro il Parco Naturale della città, un sito Unesco e dichiarato di interesse comunitario. Legambiente ha trasformato in una petizione online che può essere firmata su change.org l’appello “Non si vende il Paradiso” promosso da une rete di associazioni: Legambiente La Spezia; Posidonia – Porto Venere; Movimento “Palmaria SI Masterplan NO!”; Murati Vivi – Marola; Legambiente Lerici; Coordinamento per il Parco Nazionale di Portofino; Delegazione Liguria Wwf Italia; PortovenereTVB; LIPU La Spezia; Italia Nostra La Spezia; CAI Gruppo Regionale Liguria; Comitato Vivere bene la Macchia – Santo Stefano Magra; Comitato Vallesanta – Levanto; GRASP The Future; Libera La Spezia; Legambiente Val di Magra; Unione degli Studenti La Spezia.
Ecco il testo della petizione:
Questo è un APPELLO per impedire la vendita tramite asta pubblica di un terreno, ora di proprietà comunale, di immenso valore paesaggistico sito all’interno del Parco Naturale di Porto Venere, Sito Unesco e Sito di Interesse Comunitario, proprio al di sopra del cinquecentesco Castello Doria ed in vista del promontorio di San Pietro e dell’Isola Palmaria.
Quell’area, che fu acquistata dal Comune di Porto Venere nel 1982 per farne patrimonio di tutti, è oggi messa in vendita dall’attuale amministrazione che ha bandito un’asta pubblica con scadenza delle offerte al 29.01.2022.
Senza fare menzione di un elemento di notevolissimo valore, ovvero quel “muro a secco semicircolare ciclopico” (da qualcuno rinominato “Giardino pantesco”), manufatto unico nel suo genere, per dimensioni e tecniche costruttive finalizzate alla resistenza ai forti venti di Libeccio e Maestrale, che da solo varrebbe un regime di stretta tutela, anche per i secolari olivi al suo interno le cui chiome modellate dal vento formano un perfetto connubio con le pietre magistralmente disposte.
Derubricando a vegetazione infestante la meravigliosa macchia mediterranea e la gariga, habitat di pregio tutelati dall’Unione Europea tramite il Sito di Interesse Comunitario.
Riteniamo increscioso che si metta in vendita una porzione così strategica del territorio, di notevole valore identitario, quando invece una amministrazione avveduta e lungimirante ne farebbe tesoro, ricercando forme di gestione che dovrebbero derivare direttamente dai principi istitutivi del Sito Unesco e delle aree protette in cui ricade l’area.
Chiediamo quindi: l’interruzione della procedura di gara avviata; il mantenimento della proprietà pubblica dell’area; l’avvio di una progettazione partecipata finalizzata all’uso conservativo di quella porzione di territorio, che ne favorisca la fruizione con finalità educative nel rispetto dei suoi valori e del genius loci.
Inoltre, il presidente di Legambiente La Spezia – Circolo Nuova Ecologia, Stefano Sarti, ha scritto una lettera alla Soprintendenza per chiedere informazioni e interventi. Ecco cosa scrive Sarti:
Siamo venuti a conoscenza della messa all’asta da parte del Comune di Porto Venere di un ampio terreno posto in posizione ambientalmente e paesaggisticamente strategica in un’area ricadente all’interno del sito UNESCO “Porto Venere, Cinque Terre e le isole (Palmaria, Tino e Tinetto)”, del Parco Naturale Regionale di Porto Venere e del sito di interesse comunitario IT1345005 “Portovenere – Riomaggiore – S. Benedetto”. Si tratta di quasi 10.000 mq di terreno, con un fabbricato al suo interno, caratterizzato dalla presenza di quello che qualcuno ha voluto chiamare “Giardino Pantesco di Porto Venere”: un uliveto racchiuso da un gigantesco muro a secco di forma semicircolare, a difendere le coltivazioni dai venti di Libeccio e di Maestrale.
Risulta che fabbricato e proprietà vennero acquisiti nel 1982 da parte del Comune di Porto Venere dal precedente proprietario Società “Marmo Portoro”, con la finalità di esercitare un controllo pubblico su un’area così strategica. Si trattava evidentemente di un’area inserita nel complesso estrattivo del marmo portoro, per cui anche il fabbricato sembra avesse una funzione collegata a quella storica attività. Tutta l’area e quelle contigue ne presentano infatti i segni e le relative persistenze (vedi documentazione fotografica allegata). Il sito è posto lungo lo storico sentiero che collega Porto Venere al crinale delle Cinque Terre (ex. Sentiero N°1), a pochi metri dal Castello Doria, e sembra coincidere in più punti con la via di lizza per il trasporto dei blocchi di marmo dalla Cava al Borgo.
Ci facciamo quindi tramite della preoccupazione emersa a livello sia locale che nazionale in merito alla vendita di un’area la cui proprietà pubblica dovrebbe essere invece la migliore destinazione ai fini della salvaguardia dei suoi caratteri naturali e storici. Tanto più che dal bando si desume la mancata consapevolezza da parte dell’Amministrazione attuale dei valori insiti; lo si capisce dalla base d’asta particolarmente bassa, ma soprattutto dalla descrizione dell’area, che viene derubricata a “terreni coltivati a uliveto oggi in abbandono, caratterizzati da una folta vegetazione spontanea infestante (rovi e erica)”, quando la stessa documentazione di cui al Piano del Parco citata nell’atto recita: “Gran parte dei terreni, in particolare quelli verso monte, evidenziano stato d’abbandono e sono stati colonizzati da pseudosteppa ad ampelodesma, da lembi a euforbia arborea e da formazioni erbacee xeriche su calcare ospitanti ricchi popolamenti di orchidee e da lembi radi di pineta. Tra questi habitat, tutti inclusi nell’allegato 1 della direttiva europea 92/43 e con particolare interesse scientifico e paesaggistico, il terzo è classificato d’interesse prioritario a livello europeo e svolge un ruolo importante per la fauna. Sono presenti specie animali e vegetali, endemiche, rare o tutelate da norme di diverso livello.”
Inspiegabilmente nessun riferimento viene fatto al muro a secco monumentale incluso nella proprietà, e questo, insieme agli altri elementi sollevati, ci porta a pensare che non esistano le condizioni atte a tutelare i valori storico/paesaggistici del sito, ed in particolar modo il “giardino pantesco” che invece riteniamo massimo esempio di quell’arte che anche l’Unesco ha voluto porre sotto tutela quando ha inserito “l’Arte dei muretti a secco” nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità in quanto rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura”. Nella documentazione allegata alla pratica dell’asta pubblica si fa riferimento ad un pronunciamento della Soprintendenza del 2017 (Prot. 4593 del 20.10.2017) in cui sarebbe stata dichiarata l’insussistenza dell’interesse culturale, non sappiamo se del solo edificio o dell’intera area interessata. Auspichiamo invece che sussistano gli estremi per riconoscere un grado di tutela a tutta o parti dell’area.