Greenpeace e Réseau "Sortir du nucléaire": è la dimostrazione dell’insostenibilità economica, ambientale e climatica del nucleare

Nucleare di nuova generazione: ennesimo rinvio dell’entrata in funzione dell’Epr di Flamanville

Ed EDF è costretta a fermare i 4 più grandi reattori nucleari francesi a causa di crepe nelle tubazioni

[14 Gennaio 2022]

Il 12 gennaio il gigante energetico francese EDF ha annunciato che l’avvio dell’attività della centrale nucleare EPR di Flamanville, in costruzione da 15 anni, è stato posticipato nuovamente posticipato di diversi mesi, a metà del 2023. La costruzione dell’EPR di nuova generazione è iniziata nel 2007 e avrebbe dovuto essere completata nel 2012.

EDF ammette che i costi previsti per l’EPR sono aumentati di altri 300 milioni di euro arrivando a 12,7 miliardi, rispetto alla previsione iniziale di 3,3 miliardi di euro.  Invece, Greenpeace France dice che «Il costo di questo progetto, già moltiplicato per 6, aumenta nuovamente. Questa ennesima frenata della tecnologia EPR solleva interrogativi sul posizionamento di alcuni candidati alle elezioni presidenziali che la promuovono in modo irresponsabile e disconnesso dai fatti». Proprio come i loro epigoni politici in Italia che rilanciano il nucleare come se fosse una soluzione Pret-a-Porter, come ai bei tempi di Berlusconi che voleva comprare da Nicolas Sarkozy ben 7 EPR da realizzare a tambur battente in Italia. Sarkozy non è più presidente, Berlusconi vorrebbe diventarlo, ma l’EPR di Flamanville non è ancora stato finito. Si può ben dire che il referendum contro il nucleare ci ha risparmiato un disastro energetico ed economico. Greenpeace France chiede  addirittura «Una moratoria sul lavoro dell’EPR di Flamanville, al fine di condurre una valutazione indipendente della fattibilità dei reattori nucleari EPR».

Per Nicolas Nace, campainer transizione energetica di Greenpeace France, «In un momento in cui molti leader politici sono ostinati sulla strada del nucleare promettendo la costruzione di nuovi reattori, dobbiamo guardare in faccia la realtà e bloccare le spese. L’EPR non è una tecnologia affidabile, non consente il controllo di ritardi o costi. È un fiasco internazionale».

Il primo EPR entrato in funzione al mondo, quello di Taishan, in Cina, è chiuso da cr irca 6 mesi dopo aver subito un incidente che non è stato ancora risolto e Greenpeace France fa notare che oltre ai ritardi e alle battute di arresto di questo tipo di “nuove” centrali nucleari, «La tecnologia EPR si rivela quindi difettosa anche nel funzionamento».

Come se non bastasse, oggi Réseau “Sortir du nucléaire” denuncia che i quattro reattori più potenti della paco nucleare francese,  Chooz e Civaux, «sono stati spenti a seguito del rilevamento di una preoccupante anomalia generica (crepe in una tubazione del sistema di iniezione di sicurezza) che riguarda almeno tre di queste. Il 13 gennaio, l’Institut de Radioprotection et de Sûreté Nucléaire (IRSN) ha annunciato che anche il reattore n. 1 della centrale nucleare di Penly (Seine-Maritime) era interessato da questo tipo di difetto ed EDF ha confermato.

Per la coalizione antinucleare «Questa scoperta richiede una messa in discussione del controllo di sicurezza e delle scelte energetiche francesi, basate sul nucleare la cui presunta affidabilità non esiste».

Karine Herviou, direttrice generale dell’IRSN, ha detto: «Non sappiamo se non ci sono problemi altrove. EDF sta esaminando tutti i registri [dei controlli effettuati in passato».  “Sortir du nucléaire” evidenzia che «Questa ammissione suona come una messa in discussione della qualità dei controlli e dell’analisi dei dati finora effettuati. Negli ultimi tre anni, più di 10 reattori della serie di impianti potenzialmente interessati sono stati sottoposti al secindo o terzo controllo decennale senza che questo problema avesse attirato l’attenzione. Dobbiamo concludere che le indagini svolte sono state superficiali, e tanto più per quelle svolte ai tempi del Covid?» E il Covid-19 è servito a EDF, a giustificare l’ultimo ed ennesimo ritardo dell’EPR di  Flamanville che sarebbe «In parte dovuto a un contesto industriale reso più difficile dalla pandemia».

Inoltre questo difetto generico conseguente al guasto imprevisto dei reattori più potenti del parco nucleare francese solleva numerosi interrogativi anche dal punto di vista energetico e i no-nuke evidenziano che «Questa situazione fornisce una nuova prova che l’energia nucleare, presentata come affidabile dai suoi sostenitori, può rivelarsi intermittente. Soprattutto, si verifica anche se la disponibilità della flotta è storicamente bassa, facendo temere un pericoloso conflitto tra la sicurezza e la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico se sono ancora interessati altri reattori. Un rischio sul quale l’Autorità per la sicurezza nucleare da tempo mette in allerta».

Infatti, già nel 2002 Claude-André Lacoste, allora presidente dell’Autorité de sûreté nucléaire (ASN) avvertì i parlamentari francesi che i problemi di sicurezza “generici” delle centrali nucleari sono in realtà qualcosa di davvero preoccupante e che «In caso di un problema di sicurezza generico e grave, sarei portato ad andare dal Primo Ministro e dirgli: “Signor Primo Ministro, lei ha la scelta tra due possibili decisioni: prima versione, tagliamo l’elettricità; seconda versione, continuiamo a far funzionare la flotta nucleare di EDF in modalità degradata Questo non è proprio il tipo di circostanze in cui voglio che ci troviamo io stesso o il mio successore».

Réseau “Sortir du nucléaire” non ha dubbi: «Tra i ripetuti ritardi per l’EPR di Flamanville e i guasti ai reattori, le previsioni di EDF devono essere riviste. Nel medio termine, contare sulla massiccia estensione di vita della flotta nucleare a 50 anni e oltre, quando anche i reattori più recenti presentano guasti preoccupanti, appare uno scenario molto rischioso e pericoloso, per non parlare dei nuovi reattori che accumuleranno ritardo dopo ritardo. La scoperta di questo difetto dovrebbe suonare come un monito ad abbandonare progetti irrealistici e a virare urgentemente verso la sobrietà e le energie rinnovabili».

Intanto, il governo francese ha autorizzato la centrale a carbone di Cordemais, che avrebbe dovuto essere chiusa, a funzionare fino al 2024 finché L’EPR di Flamanville non sarà integrato nella rete elettrica.

Greenpeace France conclude tornando sulla proposta di nuova Tassonomia verde della Commissione europea e che tutti sanno essere stata dettata dal presidente francese Emmanuel Macron, che infatti ha annunciato i piani del suo governo per costruire nuovi reattori per fornire energia low-carbon,  per «Garantire l’indipendenza energetica della Francia» e diventare carbon neutral entro il 2050,. Per Greenpeace si tratta solo di greenwashing politico del nucleare: «L’emergenza climatica impone una drastica riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2030. In questo contesto, lo sviluppo del nucleare, troppo lento, è una falsa soluzione. Avere qualche illusione sulle capacità dell’industria nucleare significa perdere la corsa contro il cambiamento climatico. Al contrario, scommettere sul risparmio energetico e sulle energie rinnovabili permetterebbe alla Francia di raggiungere i suoi obiettivi climatici».