L'interrogazione dell'eurodeputato Zanoni alla Commissione Ue
L’Emilia Romagna rischia di sprofondare a causa dell’estrazione di idrocarburi? [VIDEO]
Negli ultimi 55 anni la fascia costiera si è abbassata anche per più di un metro
[4 Novembre 2013]
Il vulcanico eurodeputato italiano Andrea Zanoni (ex Idv, del gruppo liberaldemocratico del Parlamento europeo) ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea nella quale sottolinea che vaste aree, soprattutto costiere, dell’Emilia Romagna rischiano di sprofondare anche a causa delle numerose attività di estrazione di idrocarburi. «L’Ue salvi l’Emilia Romagna dall’ingordigia delle aziende estrattive. I dati Arpa parlano chiaro: no a nuove concessioni», dice Zanoni, che aggiunge: «L’Ue salvi dallo sprofondamento l’Emilia Romagna che la smisurata attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi dal sottosuolo rischia di aggravare».
La “subsidenza” è il fenomeno di abbassamento più o meno considerevole del terreno, a volte naturale, ma sempre più spesso causato dalle attività di estrazione di materiali fluidi o solidi dal sottosuolo, come l’acqua dalle falde freatiche, petrolio e gas e minerali. Zanoni in una nota evidenzia che «La subsidenza, pur trattandosi di diverso fenomeno geologico, può tuttavia essere uno dei fattori che aumentano la vulnerabilità degli edifici causando il cedimento dei terreni di fondazione, incrementando i danni in occasione di terremoti».
Nella sua interrogazione parlamentare Zanoni, che membro della commissione ambiente Envi e sanità Pubblica e sicurezza alimentare al Parlamento europeo, denuncia all’Ue «Le ulteriori 12 recenti richieste di permesso di ricerca ed estrazione di idrocarburi presentate alla Regione Emilia-Romagna che andrebbero ad aggiungersi alle attuali 35 e alle 37 concessioni di coltivazione già attive» e ricorda che «Come denuncia Legambiente, qualora anche quest’ultime venissero autorizzate, oltre metà del territorio regionale sarebbe interessata dallo svolgimento di tali attività con conseguente intensificazione del già grave fenomeno della subsidenza, ovvero l’abbassamento di porzioni più o meno ampie di terreno dovuto in questo caso all’estrazione di sostanze fluide o solide dal sottosuolo».
Infatti il “Dossier idrocarburi in Emilia Romagna” di Legambiente denuncia che c’è il rischio di intensificazione del fenomeno della subsidenza che già caratterizza l’area: «I dati dei monitoraggi effettuati da Arpa (Agenzia regionale per la Prevenzione e l’Ambiente) Emilia-Romagna evidenziano come il fenomeno sia più significativo sulla fascia costiera, che negli ultimi 55 anni si è abbassata di 70 cm a Rimini e di oltre un metro a Cesenatico (FC). Una vasta porzione della provincia di Bologna (circa 600 km²) è caratterizzata da abbassamenti medi intorno a 20 millimetri annui, con zone di massimo sprofondamento (oltre 3 centimetri annui). Secondo ricerche dell’Università degli Studi di Padova, la subsidenza nell’arco temporale 1983-2008 ha raggiunto i 50 centimetri nella zona meridionale del Delta del Po».
Il Dossier spiega che si tratta di «37 concessioni di estrazione, 35 permessi di ricerca, 12 nuove richieste che interessano oltre la metà del territorio regionale. 290milioni di metri cubi già estratti da 210 pozzi produttivi, pari ad oltre il 12% delle riserve certe di gas per tutta l’Italia centrale». In Emilia Romagna si estrae prevalentemente gas, eccetto due concessioni da cui si estrae greggio, e la produzione, in aumento negli ultimi anni, nel 2012 ha raggiunto i 290 milioni di m3 dai 210 pozzi produttivi, oltre il 12% delle riserve certe di gas per tutta l’Italia centrale. Dati che evidenziano la brevità nel tempo di possibilità di sfruttare gli idrocarburi e di conseguenza anche dello sviluppo economico e occupazionale legato a questa scelta. Il Cigno Verde chiede di «Fermare le estrazioni nelle zone a rischio subsidenza, fornire regole certe e garantire più trasparenza nei confronti dei cittadini» Inoltre secondo l’associazione «Le royalties pagate dalle aziende petrolifere sono risorse scarse che non permetterebbero di ripagare i danni dovuti all’abbassamento della costa. La crescita delle rinnovabili deve evitare il carbone a Porto Tolle e portare a chiudere centrali a gas anche in Emilia-Romagna».
L’eurodeputato conclude: «Ho chiesto alla Commissione europea se l’attuale situazione territoriale dell’Emilia Romagna, anche alla luce della sismicità dell’area, non sconsigli ulteriori attività nel sottosuolo e se esistono studi internazionali sull’argomento. Non possiamo permettere che un territorio pregevole come l’Emilia Romagna e le sue coste sprofondino sotto il peso degli interessi delle aziende estrattive».