Grazie alla cooperazione italiana sta crescendo l’auto-imprenditoria delle donne in Niger
In un’area che sta subendo molteplici shock a causa della crisi climatica e del terrorismo, lo sviluppo sostenibile passa dal sostegno alle donne
Nel corso degli ultimi anni la regione di Diffa, e in particolare i comuni frontalieri con la Nigeria (come Chétimari), ha subito vari shock dovuti ai cambiamenti climatici e alle inondazioni. Non da meno gli abusi del gruppo armato Boko-Haram, che hanno costretto la regione a dichiarare lo stato di emergenza dal febbraio 2015.
Da quel momento, essendo l’area teatro di un conflitto nella zona del lago Ciad, molte famiglie si son trovate isolate in un contesto di estrema precarietà, rendendo le donne particolarmente vulnerabili, esponendole a forme di violenza, emarginazione, povertà e carenza di servizi di fronte a sistemi di protezione ancora largamente insufficienti.
A livello socio-economico, le donne rappresentano una parte importante della forza lavoro, svolgendo un ruolo cruciale nei lavori di manodopera, nella produzione di cibo e, in più, son proprio le donne a dedicarsi maggiormente al lavoro non retribuito nelle aree rurali.
Con il progetto “Donne in prima linea”, finanziato dalla Cooperazione italiana e ideato e realizzato da Cospe in Niger, la risposta a questa situazione allarmante è stata fornire non solo assistenza sanitaria ma avviare al lavoro e sostenere l’auto-imprenditoria delle donne.
Con l’intervento della ong Africa 70, partner del progetto, sono state realizzate diverse attività sull’avicoltura, impegnando le donne del villaggio nella realizzazione di pollai per produzione mista di uova e carne, in micro unità di produzione di alimenti per avicoli e/o altri animali e, infine, in attività di supporto alla sanità animale.
Le donne e le ragazze hanno avuto così la possibilità di migliorare le loro conoscenze su questo settore, importante sia per l’autoconsumo che per la vendita, accedendo anche al microcredito per l’avvio di nuove attività generatrici di reddito.
Considerando che le donne beneficiare sono in gran parte sfollate e che la loro presenza a Diffa non può considerarsi stabile e, in più, tenendo conto della grave situazione d’insicurezza nell’area, è apparso necessario dotarle di una struttura mobile che potesse essere, in caso di trasferimento, smontata e trasportata. È stato dunque necessario ideare un modello di pollaio che potesse essere costruito altrove e installato in breve tempo, giungendo alla scelta di un pollaio in metallo mobile, prodotto da artigiani locali nel rispetto dei criteri di benessere animale e conforme alla normativa di riferimento.
In più, per limitare la competizione alimentare tra famiglie beneficiarie e animali allevati, si è proposto di attivare anche delle piccole parcelle orticole nelle quali produrre essenze vegetali utili all’alimentazione degli animali. Nello specifico, si è suggerita la coltivazione della Moringa oleifera che, comunemente utilizzata in loco, vanta una rapida crescita e ha avviato un circolo positivo: la pollina è stata utilizzata per la concimazione delle piante e le foglie delle piante stesse sono state utilizzate sia dalle famiglie per la propria alimentazione che per nutrire gli animali.
Sebbene la Moringa, per il suo sapore amaro, non possa essere inserita in quantità eccessive nella razione degli animali, rappresenta un ottimo alimento in quanto ricca di calcio e di proteine. Durante gli incontri con il personale locale, in occasione di queste iniziative, è stato anche spiegato come inserire all’interno degli alberi dei protettori per evitare che venissero danneggiati dal vento e/o dagli animali, alimentando un sistema di irrigazione mediante l’uso di bottiglie di plastica riciclate.
Una maggiore visibilità al contributo delle donne all’economia familiare, locale e di mercato avviando un processo di empowerment ha di certo contribuito a migliorare il loro riconoscimento sociale e il loro ruolo all’interno delle famiglie. L’accesso delle donne alle risorse naturali è stato quindi pensato in un’ottica di sostenibilità, promuovendo pratiche che riducano gli impatti ambientali negativi e valorizzino le loro conoscenze nella gestione delle risorse ambientali.