Soluzioni basate sulla natura: è necessaria la leadership dei Paesi del G20

Tra il 2020 e il 2050, bisogna colmare un gap di finanziamento di 4,1 trilioni di dollari per le soluzioni basate sulla natura

[28 Gennaio 2022]

Secondo il rapporto “State of Finance for Nature in the G20”, pubblicato da United Nations  Environment Programme (Unep),  World Economic Forum (WEF) ed Economics of Land Degradation (ELD), un’iniziativa sostenuta da Deutsche Gesellschaft für Internationale Zusammenarbeit (GIZ) in collaboration con Vivid Economics, «Per affrontare le crisi correlate di clima, biodiversità e degrado del suolo, gli investimenti dei Paesi del G20 in soluzioni basate sulla natura (NbS) devono raggiungere i 285 miliardi di dollari all’anno entro il 2050 tuttavia, l’attuale spesa del G20 è di soli 120 miliardi di dollari l’anno».

Inoltre, il rapporto rivela che «Il gap di spesa nei Paesi nonG20 è più ampio e più difficile da colmare rispetto ai Paesi del G20, ma solo il 2% egli investimenti di 120 miliardi di dollari del G20 (utilizzando il 2020 come anno base) è stato destinato all’assistenza ufficiale allo sviluppo (ODA). Allo stesso modo, gli investimenti del settore privato rimangono modesti, appena l’11% o 14 miliardi di dollari l’anno, anche se il settore privato contribuisce per il 60% al PIL nazionale totale nella maggior parte dei Paesi del G20. Pertanto, è necessario rafforzare gli affari e gli investimenti per la natura».

Il rapporto chiede di colmare un gap di finanziamento di 4,1 trilioni di dollari per le soluzioni basate sulla natura tra il 2020 e il 2050. Gli investimenti del G20 rappresentano il 92% di tutti gli investimenti globali in NbS nel 2020. Inoltre, la stragrande maggioranza di questi investimenti del G20, l’87% o 105 miliardi di dollari, è stata distribuita internamente a programmi governativi nazionali.

Secondo lo studio, «Questi risultati confermano l’urgenza di aumentare gli investimenti net-zero e nature-positive per colmare i gap  di finanziamenti della biodiversità e climatici, come si evince dal Target 19 del Global Biodiversity Framework’s Target della UN Biodiversity Conference (COP15) e dal Glasgow Climate Pact della Cop26 Onu sul clima di Glasgow. Rafforzano inoltre la necessità di accelerare il ripristino del territorio in tutto il mondo, come dichiarato dal  Decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi 2021-2030. Per raggiungere tutti gli obiettivi concordati in materia di biodiversità, ripristino del territorio e clima entro il 2050, gli investimenti annuali del G20 nei NbS devono aumentare di almeno il 140%, il che significa ulteriori 165 miliardi di dollari all’anno, soprattutto in APS e spesa del settore privato».

Per capire di cosa si sta parlando, secondo il rapporto “Are we building back better?”, pubblicato dall’UNep nel 2021. le 50 principali economie del mondo nel 2020 hanno speso oltre 14,6 trilioni di dollari per lla crisi del Covid-19, dei quali solo 368 miliardi di dollari, o il 2%, sono considerabili “verdi”,

Il nuovo rapporto evidenzia che «A livello di investimento globale, gli investimenti futuri in NbS devono quadruplicare entro il 2050, il che equivale a un investimento annuo di oltre 536 miliardi di dollari l’anno. Le future esigenze di investimento per i Paesi del G20 rappresentano circa il 40% di questo investimento globale totale nel 2050. I Paesi del G20 hanno la capacità di soddisfare questa necessità di investimento poiché svolgono la maggior parte dell’attività economica e finanziaria globale con libertà fiscale».

Il rapporto sottolinea anche la necessità che i Paesi del G20 esercitino davvero «il loro ruolo di agenti influenti del cambiamento e per allineare lo sviluppo e la ripresa economica internazionale con la natura i e gli obiettivi climatici».

Justin Adams, direttore del World Economic Forum for nature-based solutions, ha commentato: «La crisi climatica e quella naturale sono due facce della stessa medaglia e non possiamo cambiare le cose a meno che non trasformiamo i nostri modelli economici e sistemi di mercato per prendere in considerazione il pieno valore della natura».

Inoltre, il rapporto invita gli Stati membri del G20 (Italia compresa) a «Cogliere le opportunità per aumentare gli investimenti nei Paesi non appartenenti al G20, che spesso possono essere più convenienti ed efficienti rispetto agli investimenti interni in soluzioni basate sulla natura simili».

La coordinatrice di ELD, Nina Bisom, ha fatto notare che «In molti casi, i Paesi del G20 possono migliorare l’efficienza economica nella spesa per le soluzioni basate sulla natura mirando agli investimenti in Paesi non appartenenti al G20. Ad esempio, il costo medio della conversione di terreni da altri usi a soluzioni basate sulla natura nei Paesi del G20 è di 2.600 dollari/ettaro, mentre lo stesso costa solo 2.100 dollari/ettaro per le regioni non appartenenti al G20».

Ma il problema, nonostante la consapevolezza di quel che bisognerebbe fare, è essenzialmente politico e di politica economica e l’Unep lo riassume bene: «E’ urgente un cambio di paradigma da parte di governi, corporations e istituzioni finanziarie se vogliamo affrontare efficacemente le crisi legate alla natura, al clima e al degrado del suolo da cui dipendono gran parte delle nostre economie».

Ivo Mulder, a capo della Climate Finance Unit dell’UNep, aggiunge: «Per aumentare la finanza privata, i governi possono aumentare le possibilità di investimento per la natura, ad esempio creando mercati stabili e prevedibili per servizi ecosistemici come il carbonio forestale o utilizzando denaro pubblico a tassi inferiori a quelli di mercato. Sono necessari cambiamenti sistemici a tutti i livelli, compreso il fatto che  i consumatori paghino il prezzo reale del cibo, tenendo conto della sua impronta ambientale. Companies e istituzioni finanziarie dovrebbero rivelare completamente i rischi finanziari legati al clima e alla natura e i governi devono rivedere le politiche fiscali agricole e le tariffe legate al commercio».

Il rapporto conclude: «I governi devono davvero “ricostruire meglio” invece di ricostruire as-usual dopo la crisi del Covid-19. Molti Paesi sviluppati possono indebitarsi a basso costo sui mercati internazionali dei capitali. Pertanto, devono collegare “la natura e le condizioni climatiche” quando forniscono stimoli fiscali ai settori delle loro economie, oltre a creare politiche normative, fiscali e commerciali più favorevoli alle economie in transizione, in modo che gli obiettivi internazionali in materia di biodiversità, clima e degrado del suolo siano raggiunti. Le nazioni del G20 hanno la capacità e i mezzi per dare l’esempio».