Crollo delle esportazioni di grano russo. Guterres: fare di tutto per scongiurare un uragano di fame
«La guerra è una spada di Damocle che ora incombe sull'economia globale»
[15 Marzo 2022]
Secondo il ministero dell’agricoltura della Federazione Russa, La Russia, il più grande esportatore mondiale di grano, dall’inizio dell’anno agricolo 2021-2022 (1 luglio 2021) al 10 marzo ha fornito 23 milioni di tonnellate di raccolto al mercato globale. Si tratta del 30,9% in meno rispetto alla cifra per la stessa data della scorsa stagione. Sono in calo anche le esportazioni complessive di cereali russe: -34,7% di orzo (2,9 milioni di tonnellate) e -21,7% di mais (1,8 milioni di tonnellate).
Quindi l’aumento dei prezzi del grano era annunciato anche senza la guerra, ma certamente l’invasione dell’Ucraina ha contribuito a un loro ulteriore rialzo, anche perché Russia e Ucraina insieme rappresentano circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano e, secondo gli analisti, la guerra ha portato il mondo sull’orlo di una crisi alimentare: il World Food Programme (WFP) ha detto che numero di persone in pericolo di carestia è passato dai 27 milioni del 2019 ai 44 milioni di oggi e ha sottolineato che «Russia e Ucraina rappresentano più della metà della fornitura mondiale di olio di girasole e circa il 30% del grano mondiale, ha aggiunto. L’Ucraina da sola fornisce più della metà della fornitura di grano del WFP».
E la Russia sta usando il calo di produzione ed esportazione di cereali come arma di pressione economica sui Paesi che le hanno imposto sanzioni. La putiniana Russia Television (RT) ha dato molto rilievo all’intervista alla Reuters di Andrei Melnichenko, fondatore del produttore russo di fertilizzanti EuroChem e della compagnia carbonifera siberiana SUE che ha detto che «Se la situazione in Ucraina non si stabilizza, il mondo potrebbe precipitare in una crisi alimentare. Gli eventi in Ucraina sono davvero tragici. Abbiamo urgente bisogno di pace. Una delle vittime della crisi sarà l’agricoltura e l’alimentazione. Il conflitto tra Russia e Ucraina ha causato un ulteriore deterioramento delle catene di approvvigionamento, già colpite dalla pandemia di coronavirus, e ha comportato un drastico aumento dei prezzi dei fertilizzanti. Questo aumento, a sua volta, rende i fertilizzanti non più alla portata degli agricoltori. Ora la crisi porterà a un’inflazione alimentare ancora più elevata e a una probabile carenza di cibo nei Paesi più poveri del mondo».
Il 9 marzo Melnichenko e altri 13 oligarchi russi sono stati inseriti nella lista nera dall’Unione Europea e gli è stato vietato l’ingresso nei Paesi Ue gli sono stati congelati i beni nell’Ue perché sostiene Putin o beneficiano del suo appoggio politico/economico. Il 9 marzo Melnichenko ha rassegnato le dimissioni dal consiglio di amministrazione e da direttore non esecutivo di EuroChem e Suek.
La Fao evidenzia che «Circa il 30% (12,6 milioni di persone) della popolazione ucraina vive nelle zone rurali (a gennaio 2021). L’agricoltura è fondamentale per l’economia ucraina e per i mezzi di sussistenza delle comunità rurali, rappresentando il 9% del PIL Le prossime settimane saranno critiche poiché gli agricoltori dovranno preparare il terreno per la semina degli ortaggi a metà marzo. Allo stesso modo, tra febbraio e maggio, gli agricoltori devono iniziare a preparare il terreno per piantare grano, orzo, mais e girasole. Dovrebbe essere fatto ogni sforzo per proteggere i raccolti e il bestiame. Lo spostamento della popolazione, i danni alle infrastrutture agricole, la mancanza di fattori produttivi agricoli a prezzi accessibili e l’interruzione dei mercati e delle catene di approvvigionamento alimentare potrebbero avere un impatto sulla sicurezza alimentare sia a breve che a lungo termine».
L’11 marzo il direttore della Fao Qu Dongyu aveva avvertito che «Molti Paesi in Europa e in Asia centrale dipendono dalla Russia per oltre il 50% della fornitura di fertilizzanti, le restrizioni alle esportazioni russe e le interruzioni logistiche influenzeranno anche i prezzi dei generi alimentari, un fatto che potrebbe aumentare gravemente l’insicurezza alimentare in tutto il mondo».
Ad essere molto preoccupato è anche il segretario generale dell’Onu António Guterres che ha detto che «L’Ucraina viene decimata davanti agli occhi del mondo, con l’offensiva militare russa contro i civili che raggiunge proporzioni terrificanti”»,
Anche Guterres ha avvertito che «Il conseguente tracollo dell’economia globale sta provocando una crisi della fame che sta colpendo i più poveri. Ogni ora che passa in Ucraina, la morte e la distruzione stanno peggiorando. Qualunque sia il risultato, questa guerra non avrà vincitori, solo perdenti. Strade, aeroporti, scuole sono in rovina, a causa dell’invasione russa, con almeno 24 strutture sanitarie che subiscono attacchi, mentre centinaia di migliaia di persone sono ora senza acqua né elettricità».
Guterres ha detto che, dall’inizio dei bombardamenti russi, l’Onu e i suoi partner umanitari «Stanno lavorando per garantire un passaggio sicuro dalle aree assediate e per fornire aiuti laddove la sicurezza lo consenta, permettendo a circa 600.000 persone di ricevere una qualche forma di aiuto». Poi ha annunciato lo stanziamento di altri 40 milioni di dollari del Fondo centrale di risposta alle emergenze (CERF) per aumentare l’assistenza vitale, ma ha osservato che «Le strade dentro e fuori le città circondate sono di giorno in giorno più precarie».
In Ucraina ieri si contavano quasi 2 milioni di sfollati interni e quasi 3 milioni di rifugiati all’estero – la stragrande maggioranza donne e bambini – che, ha detto Guterres «Stanno diventando sempre più vulnerabili. Per i predatori e i trafficanti di esseri umani, la guerra non è una tragedia. E’ un’opportunità. E le donne e i bambini sono gli obiettivi. Hanno bisogno di sicurezza e supporto in ogni fase del percorso. Continuerò a sottolineare la situazione disperata del popolo ucraino, come sto facendo di nuovo oggi».
E il capo dell’Onu ha fatto notare che la guerra in Ucraina ha già travalicato i suoi confini: «E’ una spada di Damocle che ora incombe sull’economia globale, soprattutto sul mondo in via di sviluppo. Da mesi ormai, i Paesi in via di sviluppo stanno lottando per riprendersi dalla pandemia, con inflazione record, tassi di interesse in aumento e oneri del debito incombenti, mentre la loro capacità di risposta è stata cancellata da aumenti esponenziali del costo dei finanziamenti. Ora il loro granaio viene bombardato. I prezzi di cibo, carburante e fertilizzanti sono alle stelle. Le catene di approvvigionamento vengono interrotte. E i costi ei ritardi di trasporto delle merci importate – quando disponibili – sono a livelli record. Tutto questo sta colpendo i più poveri e gettando i semi dell’instabilità politica e dei disordini in tutto il mondo. 45 Paesi africani e meno sviluppati importano almeno un terzo del loro grano dall’Ucraina o dalla Russia, con 18 di questi che ne importano almeno il 50%. Dobbiamo fare tutto il possibile per scongiurare un uragano di fame e un tracollo del sistema alimentare globale. Inoltre, stiamo vedendo prove evidenti che questa guerra che sta prosciugando risorse e attenzione rispetto ad altri punti problematici e che ne hanno un disperato bisogno».
Per questo Guterres ha invitato i Paesi sviluppati ed emergenti a «Trovare modi creativi per finanziare l’aumento delle esigenze umanitarie e di recupero dello sviluppo in tutto il mondo, a dare generosamente e immediatamente i fondi promessi. In una parola, i Paesi in via di sviluppo vengono presi a pugni. Stanno affrontando crisi a cascata: al di là della guerra in Ucraina, non possiamo dimenticare il Covid e gli impatti dei cambiamenti climatici, in particolare la siccità».
Come risposta dirette dell’Onu, Guterres ha annunciato l’istituzione di un nuovo United Nations Global Crisis Response Group on Food, Energy and Finance che opererà sotto o la supervisione della vicesegretaria generale, Amina Mohammed e ha aggiunto che «La guerra ha anche dimostrato come la dipendenza globale dai combustibili fossili stia mettendo la sicurezza energetica, l’azione per il clima e l’intera economia globale alla mercé della geopolitica».
Secondo il capo dell’Onu, il fatto che Putin cabbia innalzato il livello di allerta delle forze nucleari russe «E’ uno sviluppo agghiacciante. La prospettiva di una guerra nucleare, un tempo impensabile, è ora tornata nel regno delle possibilità. Occorre inoltre preservare la sicurezza e l’incolumità degli impianti nucleari. E’ ora di fermare l’orrore scatenato sul popolo ucraino e di intraprendere la strada della diplomazia e della pace».
Guterres ha rivelato di essere n stretto contatto con molti Paesi, tra i quali Cina, Francia, Germania, India, Israele e Turchia, per sollecitare sforzi di mediazione per porre fine all’invasione russa e ha concluso: «Gli appelli per la pace devono essere ascoltati. Questa tragedia deve finire. Non è mai troppo tardi per la diplomazia e il dialogo. Abbiamo bisogno di una cessazione immediata delle ostilità e di seri negoziati basati sui principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Abbiamo bisogno di pace ora, Pace per il popolo ucraino. Pace per il nostro mondo».
Elena Fattori, senatrice di Sinistra Italiana e segretaria della Commissione agricoltura del Senato, riporta la questione a livello di ricadute sull’Italia ma sollevando un’altra questione che sta molto a cuore a Onu, Fao e WFP, quello della sovranità alimentare: «E’ ora di ripensare il modello di produzione delle materie prime agricole. Per anni Stato e governi hanno assistito a gioco al ribasso contro i nostri agricoltori da industrie alimentari e grande distribuzione, facendo il gioco speculatori. Basta con lo spostare all’estero produzione agricola dove ci sono meno tutele ambientali e sociali. Negli ultimi decenni i prezzi delle materie prime agricole sono diminuiti. E questa non è stata una cosa buona perché semplicemente ci si è rivolti a Paesi esteri spostando semplicemente la produzione dove ci sono meno tutele sociali e ambientali. Nel tempo gli agricoltori italiani hanno rinunciato a produrre (anche grano) perché le industrie alimentari e la grande distribuzione hanno operato un gioco feroce al ribasso che non garantiva agli agricoltori nemmeno la copertura dei costi di produzione».
La Fattori si chiede: «Chi si è arricchito in questo gioco al ribasso?» E risponde: «Gli intermediari di filiera, tanti, spesso ignobili tanto che siamo stati costretti ad approvare una direttiva sulle pratiche commerciali sleali. Non dimentichiamo la guerra del grano per abbassare il prezzo del grano italiano».
La senstrice di Sinistra Italiana conclude: «Ora questa situazione internazionale, oltre al drammatico ed inaccettabile prezzo in vite umane e nella disperazione per la violenza subita dai civili, dovrebbe essere l’occasione in Europa e nel nostro Paese, oltre che mettere al bando le politiche di aggressione e il proliferare degli armamenti, anche per far ripensare al modello di produzione delle materie prime e riportare così un’economia agricola virtuosa nel nostro Paese».