Elettricità futura propone un Commissario straordinario per l’emergenza energetica

«È necessario, come fatto per l'emergenza sanitaria. Proponiamo di conferire l'incarico al presidente delle Commissioni Via-Vas e Pnrr-Pniec»

[15 Marzo 2022]

In audizione presso le Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera sul decreto Energia, Agostino Re Rebaudengo – presidente di Elettricità futura, la principale associazione confindustriale del comparto elettrico – è tornato a perorare l’urgenza di investire sulle fonti rinnovabili, per affrontare la crisi climatica in corso e attenuare al contempo la dipendenza energetica del Paese dall’estero.

«L’Italia è in piena emergenza energetica perché – argomenta Elettricità futura – il prezzo del gas è quadruplicato e perché quasi il 60% dell’elettricità in Italia viene ancora prodotta con il gas. Le rinnovabili sono le energie che costano meno. Già quest’anno i produttori rinnovabili hanno stipulato con il Gse (società interamente partecipata dal Ministero dell’economia e delle finanze) contratti a prezzo fisso per 20 anni a 65 €/MWh, quasi un quarto rispetto al prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica di gennaio 2022 pari a 225 €/MWh (323 €/MWh il 14 marzo)».

Un contesto nel quale Elettricità futura ha già chiesto al Governo e alle Regioni di autorizzare entro giugno 2022 almeno 60 GW di rinnovabili – che sono solo un terzo delle domande di allaccio per i nuovi impianti già presentate a Terna –, assicurando che le imprese del settore sarebbero in grado di installarli tutti entro 3 anni: in questo modo si attiverebbero investimenti (privati) per 85 mld di euro, si creerebbero 80.000 nuovi posti di lavoro e al contempo risparmieremmo il 20% delle importazioni di gas (15 mld metri cubi annui), ovvero oltre 7 volte quanto si stima di ottenere con l’aumento dell’estrazione di gas naturale in Italia.

Raggiungere simili risultati implica però una drastica inversione di marcia rispetto al trend di installazioni impianti raggiunto in Italia negli ultimi anni, fermo a neanche 1 GW di nuove rinnovabili l’anno.

Per riuscirci, Elettricità futura propone di potenziare le funzioni e l’organico delle Commissioni Via-Vas nazionale e Pnrr-Pniec, conferendo al suo presidente – ovvero Massimiliano Atelli, già magistrato della Corte dei conti – il ruolo di Commissario straordinario per l’emergenza energetica, e ai presidenti di Regione (o loro delegati) il ruolo di sub-commissari; l’autorizzazione del Commissario sostituirebbe, ad ogni effetto di legge, tutti i “passaggi autorizzativi”, ad eccezione dei pareri – non vincolanti – relativi alla tutela ambientale e di beni culturali e paesaggistici.

Al contempo, per l’associazione confindustriale è necessario sia ridefinire il ruolo del ministero della Cultura e delle Soprintendenze nei processi autorizzativi, escludendo il loro coinvolgimento nei casi di palese assenza di interesse culturale/paesaggistico, sia responsabilizzare i territori regionali al rispetto del target rinnovabili che verrà assegnato dal Governo alle Regioni entro giugno 2022, prevedendo meccanismi adeguati ed efficaci per risolvere in tempi brevi i casi di ritardo o di diniego ingiustificati.

«Come fatto per l’emergenza sanitaria, è necessario un Commissario straordinario per l’emergenza energetica», sottolineano da Elettricità futura, proponendo un modus operandi – come del resto avvenuto con l’emergenza sanitaria – che di certo però non sarebbe indolore sui territori: l’obiettivo infatti spazierebbe da «agire in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale» al «provvedere alle occupazioni di urgenza e alle espropriazioni delle aree su cui installare gli impianti».

È dunque sempre più urgente il bisogno di coniugare iter semplificati per la realizzazione degli impianti con strumenti utili a ridurre le contestazioni territoriali di matrice Nimby – e soprattutto Nimto –, investendo sull’informazione ambientale, sul coinvolgimento della società civile (ad esempio attraverso le associazioni ambientaliste) e sui percorsi di partecipazione (come il dibattito pubblico), senza che le istituzioni preposte fuggano poi alla responsabilità di dare il via libera agli impianti utili alla collettività.