Direzionalità democratica in agricoltura per contrastare cambiamento climatico e povertà

I 4 principi per la ricerca sui sistemi alimentari trasformativi del futuro, Uno studio a partecipazione italiana

[23 Marzo 2022]

Lo studio “Democratic directionality for transformative food systems research”, pubblicato su Nature Food da un team internazionale di ricercatori guidato dall’olandese Jessica Duncan del Rural Sociology Group della Wageningen University, Wageningen, the Netherlands, presenta le linee guida  per «La “ricerca per la sostenibilità” come chiave per affrontare le grandi sfide future quali il cambiamento climatico, la povertà e le disuguaglianze, anche e soprattutto alla luce della situazione post-covid».

I ricercatori . tra i quali ci sono gli italiani Stefano Grando, Egizio Valceschini e  Gianluca Brunori – sottolineano che «La ricerca per la trasformazione presuppone che la scienza e l’innovazione possano essere orientate al raggiungimento di obiettivi condivisi». Il team ha scoperto che era piuttosto facile raggiungere un consenso sugli obiettivi del sistema alimentare. Tuttavia, si presume spesso che l’allineamento sugli obiettivi implichi una traiettoria uniforme, ma non è così. In effetti, il team ha dovuto affrontare un’ampia gamma di interpretazioni divergenti sui percorsi per raggiungere questi obiettivi. Attraverso conversazioni multi-stakeholder e assicurandosi che le diverse esperienze e valori dei partecipanti fossero resi visibili, il team ha sviluppato una maggiore comprensione dei percorsi di ricerca-politica-azione.

C’è il rischio che gli obiettivi politici possono esercitare troppa influenza sui programmi di ricerca. Il team sostiene che «La direzionalità (ovvero, indicare le direzioni in cui dobbiamo muoverci o gli obiettivi del sistema alimentare) dovrebbe emergere dalla deliberazione e dal dibattito con gli stakeholders, in particolare quelle più colpite dalle trasformazioni». Per questo «E’ ecessario un quadro completo di direzionalità democratica per identificare obiettivi condivisi ed evitare percorsi di direzionalità insostenibile. Da qui, il compito principale per gli scienziati è chiarire i possibili impatti dei percorsi proposti (“identificazione dei guardrail”), pur essendo il più concreti possibile sui compromessi e sui rischi sistemici».

Brunori, dell’università di Pisa, che  tra il 2019 e il 2020 ha lavorato al rapporto “Resilience and Transformation” pubblicato alla fine del 2020 sul sito web della Commissione Ue, spiega che «Si tratta di una sintesi del lavoro svolto da un gruppo di esperti nominati dalla Commissione europea nell’ambito del Comitato permanente per la ricerca agricola».

Basandosi su questo quadro, il team ha proposto 4 principi per la ricerca trasformativa e l’innovazione per la politica del sistema alimentare e dice che «Questi principi sono in linea con sforzi più specifici per articolare un programma di ricerca e azione incentrato su un compito collettivo di rivitalizzare la biodiversità e i servizi ecosistemici per trasformarli verso sistemi alimentari sani, circolari, sicuri e giusti». Ecco i 4 principi proposti:

Responsabilità. La ricerca per la trasformazione presuppone un impegno etico di ricercatori e finanziatori per obiettivi condivisi e per le conseguenze previste e non intenzionali dell’applicazione della ricerca.

Pluralità. La pluralità riconosce che le trasformazioni del sistema alimentare includono visioni multiple e spesso contrastanti e accetta la fattibilità di una pluralità di queste visioni.

Collaborazione. La collaborazione è una componente fondamentale per garantire un’effettiva direzionalità democratica per le trasformazioni del sistema alimentare e l’applicazione dei principi di responsabilità e pluralità. Tale collaborazione, a sua volta, richiede il supporto istituzionale.

Apertura. L’apertura implica libertà di accesso ai risultati della ricerca, ai dati e agli strumenti che possono moltiplicare le opportunità di collaborazione tra ricercatori e cittadini. Distribuisce le risorse, contribuendo a condizioni di parità.  

«I quattro principi – evidenziano i ricercatori – sono proposti nell’ottica della condivisione dell’apprendimento. Sono intesi come una risorsa iniziale che offre una visione rinnovata del “cosa” e del “come” della futura ricerca e azione transdisciplinare giusta e sostenibile».

Il team riconosce che «Ci sono campi in cui scienza, policy e politica sono inseparabili e in effetti sono sempre dipese l’una dall’altra. Per la scienza, una transizione dai processi lineari della conoscenza all’azione trarrebbe vantaggio da una maggiore integrazione della conoscenza e dell’azione». Inoltre, «Le trasformazioni del sistema alimentare richiedono approcci più uniti, inclusivi, giusti e radicali».

Brunori conclude: «Nell’ambito agro-alimentare, ad esempio, questo vuol dire che la ricerca dovrà contribuire a cambiare profondamente il modo con cui si produce, si trasforma, si distribuisce e si consuma il cibo con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, la perdita di biodiversità, gli sprechi e l’obesità per questo occorre rifondare il rapporto scienza e politica allocando in modo diverso le risorse e coinvolgendo soggetti, valori e interessi diversi».