L’invecchiamento dei Paesi sviluppati minaccia l’azione climatica
Nei Paesi ricchi la quota della popolazione ultrasessantenne raddoppierà entro il 2050, con sorprendenti effetti climatici
[24 Marzo 2022]
Le popolazioni dei Paesi sviluppati stanno invecchiando, ma l’impatto dei consumi degli anziani sulla mitigazione globale delle emissioni di carbonio è poco indagato. Secondo lo studio “Ageing society in developed countries challenges carbon mitigation”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori norvegesi, giapponesi, statuinitensi e cinesi, «Gli anziani hanno svolto un ruolo di primo piano nell’aumento delle emissioni di gas serra negli ultimi dieci anni e stanno per diventare i maggiori contributori. Considerando l’impronta di gas serra dei consumi delle famiglie tra i gruppi di età in 32 paesi sviluppati, tra il 2005 e il 2015, il contributo dei senior alle emissioni totali nazionali basate sui consumi è aumentato dal 25,2% al 32,7%». studiati, le persone di età pari o superiore a 60 anni rappresentano circa un quinto della popolazione. Se questa tendenza continua, il gruppo di popolazione con più di 60 anni supererà presto il gruppo di età 45-59 anni come il maggior contributore alle emissioni di gas serra. I ricercatori hanno scoperto che questo è dovuto principalmente a due fattori: un numero crescente di famiglie con più di 60 anni, che riflette la percentuale crescente della popolazione in questa fascia di età, e spese familiari più elevate tra la popolazione più anziana..
Studi precedenti avevano mostrato risultati contrastanti sull’impatto sul clima di una società che invecchia, ma si erano concentrati principalmente sulla produttività economica, piuttosto che sui consumi e sui comportamenti delle persone. Nel nuovo studio, i ricercatori hanno inserito i dati sulla spesa delle famiglie provenienti da 29 Paesi europei, Usa, Australia e Giappone in un modello computerizzato per calcolare l’impronta di gas serra dei consumi delle famiglie per diversi gruppi di età nel 2005, 2010 e 2015.
«La quota crescente dell’impronta climatica delle famiglie di età superiore ai 60 anni è stata rilevata in tutti i 32 paesi sviluppati», scrivono i ricercatori guidati da Heran Zheng dell’Institutt for energi- og prosessteknikk della Norges teknisk-naturvitenskapelige universitet.
. In quasi tutti i Paesi il gruppo con più di 60 anni aveva la più grande impronta di gas serra pro capite. Questo perché gli anziani hanno modelli di consumo diversi rispetto ai gruppi di età più giovani. Spendono di più per la maggior parte delle categorie di beni, in particolare per i prodotti ad alta intensità di carbonio. La maggiore impronta climatica procapite è quella degli anziani statunitensi e australiani: ben il doppio della già alta media occidentale
Ma i ricercatori fanno notare che «Tuttavia, una spesa maggiore potrebbe non significare necessariamente uno stile di vita lussuoso. Le loro grandi impronte di carbonio sono associate ai loro bisogni di base».
Un contributo chiave all’impronta di carbonio del gruppo degli ultrasessantenni è la spesa per il riscaldamento, il raffreddamento e l’elettricità. Le persone anziane tendono a trascorrere più tempo a casa e ad essere più sensibili al freddo. Inoltre, vivono spesso in abitazioni più vecchie e meno efficienti dal punto di vista energetico.
Spesso entrano in ballo anche fattori culturali: le generazioni più anziane potrebbero essere più inclini a vivere in aree nelle quali c’è bisogno di spostarsi in auto, guidano auto più vecchie e meno efficienti nei consumi e hanno diete ad alta intensità di carbonio: lo studio ha mostrato una spesa maggiore per carne e latticini tra gli i ultrasessantenni, in particolare in Europa occidentale.
Ma possono contribuire anche la mancanza di soldi per l’acquisto di veicoli più efficienti dal punto di vista del consumo di carburante o elettrici, l’aggiornamento dei sistemi di riscaldamento domestico o l’isolamento o il trasferimento in un’abitazione più efficiente dal punto di vista energetico.
I ricercatori sottolineano che «Il nostro scopo è quello di aumentare la consapevolezza dei probabili modelli demografici futuri e delle loro implicazioni sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, piuttosto che incolpare una qualsiasi fascia di età. I nostri risultati sottolineano la necessità di anticipare le strategie di mitigazione per una società che in futuro invecchierà».
Politiche come il finanziamento dell’ammodernamento delle case più vecchie, il miglioramento del trasporto pubblico e l’investimento in alloggi per anziani, in modo che gli anziani non vivano da soli in grandi case, potrebbero aiutare a tenere sotto controllo l’impronta di carbonio che si avrà con l’invecchiamento della società.
I ricercatori concludono: «E’ particolarmente cruciale affrontare le famiglie anziane a basso reddito che sono intrappolate in modelli di consumo ad alta intensità di carbonio e pagano bollette energetiche più elevate a causa della bassa efficienza energetica. La crescente impronta di carbonio degli anziani probabilmente guiderà la produzione nazionale, ma avrà effetti limitati sulla rilocalizzazione delle emissioni di carbonio a livello internazionale. Il cambiamento demografico pone maggiori sfide per la mitigazione locale e richiede sforzi di mitigazione pubblici più profondi».