Gli accosti annui delle bettoline potranno triplicare, da 41 a 122
Dalla Regione Toscana via libera al potenziamento del rigassificatore Olt di Livorno
Monni: «Si tratta di una modifica non strutturale all’impianto, che avrebbe sostanzialmente lo scopo di massimizzare la capacità e la flessibilità di ricezione di gas naturale liquefatto»
[29 Marzo 2022]
Con una delibera di Giunta proposta dall’assessora all’Ambiente Monia Monni, la Regione Toscana ha dato parere favorevole nell’ambito del Valutazione d’impatto ambientale – di competenza statale, in questo caso – in merito al progetto avanzato dalla società Olt offshore Lng Toscana, che gestisce l’omonimo rigassificatore posizionato dal 2013 al largo della costa livornese.
Qui il gas naturale viene ricevuto allo stato liquido, attraverso navi metaniere, viene stoccato in serbatoi criogenici a pressione pressoché ambiente e alla temperatura di -160°C, è rigassificato ed inviato al gasdotto a terra attraverso la condotta sottomarina.
Un’infrastruttura che si sta rivelando particolarmente preziosa in questa fase di profonde tensione sui mercati delle materie prime, e in particolare sul fronte del gas naturale, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte del nostro principale fornitore di combustibili fossili: la Russia.
«Si tratta di una modifica non strutturale all’impianto – spiega Monni – che avrebbe sostanzialmente lo scopo di massimizzare la capacità e la flessibilità di ricezione da parte del terminale, sia in termini di capacità di carico delle navi metaniere autorizzate, sia in termini di qualità e provenienza del Gnl (gas naturale liquefatto), garantendo in tal modo sostenibilità ambientale e massimo livello di sicurezza».
Più nel dettaglio, il progetto avanzato da Olt punta ad aumentare il numero di accosti di navi di piccola taglia (le cosiddette bettoline) ricevibili dal terminale: se verrà approvata, la modifica richiesta permetterà un aumento del numero degli accosti annui delle bettoline, passando da 41 a 122.
In questo modo il rigassificatore Olt potrà di aumentare la potenzialità di fornitura di Gnl come combustibile in forma liquida mediante bunkeraggio, attraverso l’operazione ship to ship o mediante i depositi costieri, con successivo trasporto su strada del prodotto ed alimentare la distribuzione di carburante sul territorio nazionale.
Nel frattempo, continua a circolare con insistenza l’ipotesi che un nuovo rigassificatore verrà installato nell’area di Piombino, per rispondere alle esigenze di diversificazione nell’import di gas, in modo da poter dare l’addio (almeno) a quello russo in tempi relativamente brevi.
Il dato di fondo restano i consumi di gas naturale da sostituire: in tutto si tratta di 76 mld di metri cubi nel 2021, pressappoco il dato medio degli ultimi vent’anni. Oltre il 95% di questo fabbisogno è importato, coi flussi dalla Russia che nel 2021 sono arrivati a 29 mld mc.
Di fatto, oggi a scarseggiare sono però le forniture alternative di gas più che le infrastrutture – gasdotti o rigassificatori – per riceverlo; quelle già presenti sul territorio nazionale possono essere potenziate, come mostra proprio l’esempio dell’Olt di Livorno.
C’è dunque bisogno di nuovi rigassificatori? Potrebbe aver senso discuterne solo all’interno di un approccio di vera transizione ecologica, che individui nei rigassificatori un margine di sicurezza per l’approvvigionamento di gas mentre si installano gli impianti necessari per le rinnovabili, ma il problema è che proprio queste ultime stanno restando al palo, anche a Piombino dove il Comune ha aperto all’ipotesi rigassificatore mentre paradossalmente si batte contro l’installazione di pannelli fotovoltaici sul territorio.
Al proposito, è utile ricordare che se l’Italia avesse mantenuto il trend di installazioni di fonti rinnovabili raggiunto negli anni d’oro 2010-2013, oggi avrebbe 50 GW in più di impianti e sarebbe già in grado di ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, tagliando le importazioni di gas dalla Russia del 70%.