Quasi la metà di tutte le gravidanze non sono volute
UNFPA: è una questione di diritti umani, acuita ancora di più da guerre come quella in Ucraina
[31 Marzo 2022]
Secondo il rapporto State of World Population 2022, “Seeing the Unseen: The case for action in the neglected crisis of unintended pregnancy”, dell’United Nations Fund for Population Activities (UNFPA), l’agenzia Onu per la salute sessuale e riproduttiva, «Quasi la metà di tutte le gravidanze, per un totale di 121 milioni ogni anno in tutto il mondo, non sono intenzionali»..
L’innovativo rapporto, avverte che «Questa crisi dei diritti umani ha profonde conseguenze per le società, le donne e le ragazze e la salute globale. Oltre il 60% delle gravidanze indesiderate finisce con l’aborto e si stima che il 45% di tutti gli aborti non siano sicuri, causando il 5 – 13% di tutte le morti materne, con un impatto importante sulla capacità del mondo di raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».
L’UNFPA prevede che la guerra in Ucraina e altri conflitti e crisi in tutto il mondo determineranno un aumento delle gravidanze indesiderate, perché l’accesso alla contraccezione viene impedito e la violenza sessuale aumenta.
La direttrice esecutiva dell’UNFPA, Natalia Kanem, ha sottolineato che «Questo rapporto è un campanello d’allarme. L’incredibile numero di gravidanze indesiderate rappresenta un fallimento globale nel difendere i diritti umani fondamentali delle donne e delle ragazze. Per le donne colpite, la scelta riproduttiva che più cambia la vita, se rimanere incinta o meno, non è affatto una scelta. Mettendo il potere di prendere questa decisione fondamentale nelle mani di donne e ragazze, le società possono garantire che la maternità sia un’aspirazione e non una cosa inevitabile».
Il rapporto evidenzia 5 fatti chiave:
1 Ogni anno, quasi la metà di tutte le gravidanze non sono intenzionali. Tra il 2015 e il 2019, a livello globale ogni anno ci sono state circa 121 milioni di gravidanze indesiderate.
2 A livello globale, si stima che 257 milioni di donne che vogliono evitare la gravidanza non utilizzano metodi contraccettivi moderni e sicuri. In 47 Paesi, circa il 40% delle donne sessualmente attive non utilizzava alcun metodo contraccettivo per evitare una gravidanza.
3 Quasi un quarto di tutte le donne non è in grado di dire di no al sesso (ove sono disponibili dati). L’uso di contraccettivi è inferiore del 53% tra le donne che hanno subito violenze da parte del partner. Gli studi dimostrano che le gravidanze legate allo stupro hanno la stessa o maggiore probabilità che si verifichino gravidanze rispetto ai rapporti sessuali consensuali.
4 Oltre il 60% delle gravidanze indesiderate e quasi il 30% di tutte le gravidanze finiscono con l’aborto. Il 45% di tutti gli aborti praticati a livello globale non sono sicuri. Gli aborti non sicuri portano al ricovero in ospedale circa 7 milioni di donne all’anno in tutto il mondo e causano dal 5 al 13% di tutte le morti materne, una delle principali cause di morte materna. Nei Paesi in via di sviluppo, gli aborti non sicuri costano circa 553 milioni di dollari all’anno in soli costi di trattamento.
5 Nelle emergenze umanitarie, come la guerra in corso in Ucraina, molte donne perdono l’accesso alla contraccezione e/o subiscono violenze sessuali. Alcuni studi hanno dimostrato che oltre il 20% delle donne e delle ragazze rifugiate subirà violenze sessuali. Si stima che entro il 2025 in Afghanistan si verificheranno 4,8 milioni di gravidanze indesiderate a causa delle interruzioni del sistema sanitario e della disuguaglianza di genere. Nei primi 12 mesi della pandemia di Covid-19, l’interruzione stimata nelle forniture e nei servizi contraccettivi è durata in media 3,6 mesi, portando a ben 1,4 milioni di gravidanze indesiderate.
L’UNFPA fa notare che «Anche una serie di altri fattori chiave contribuiscono alle gravidanze indesiderate, tra cui: Mancanza di assistenza sanitaria e di informazione sessuale e riproduttiva; Opzioni contraccettive che non si adattano al corpo o alle circostanze delle donne; Norme dannose e stigma che circondano le donne che controllano la loro fertilità e il loro corpo; Violenza sessuale e coercizione riproduttiva; Atteggiamenti di giudizio o vergogna nei servizi sanitari; Povertà e sviluppo economico in stallo; Disparità di genere. Tutti questi fattori riflettono la pressione che le società esercitano su donne e ragazze affinché diventino madri. Una gravidanza involontaria non è necessariamente un fallimento personale e può essere dovuta alla mancanza di autonomia consentita dalla società o al valore attribuito alla vita delle donne».
Crisi e conflitti derubano le donne della loro possibilità di agire a tutti i livelli, aumentando drasticamente il rischio di una gravidanza indesiderata nel momento in cui è più pericolosa. La Kanem rivolge alcune domande a chi, come noi, non può nemmeno immaginarsi cosa succede alle donne e alle ragazze in molti Paesi del mondo in guerra: «Se avessi 15 minuti per uscire di casa, cosa prenderesti? Prenderesti il passaporto? Cibo? Ti ricorderesti della tua contraccezione? Nei giorni, nelle settimane e nei mesi successivi all’inizio di una crisi, i servizi di protezione e salute sessuale e riproduttiva salvano vite, proteggono donne e ragazze dai danni e prevengono gravidanze indesiderate. Sono vitali come il cibo, l’acqua e un riparo».
Il rapporto mostra con quanta facilità i diritti più fondamentali delle donne e delle ragazze passino in secondo piano sia in tempo di pace che in mezzo alla guerra. Invita i decision-makers e i sistemi sanitari a «Dare la priorità alla prevenzione delle gravidanze indesiderate migliorando l’accessibilità, l’accettabilità, la qualità e la varietà della contraccezione e ampliando notevolmente la qualità dell’assistenza sanitaria e dell’informazione riproduttiva e sessuale».
L’UNFA conclude esortando i policy makers, i leader comunitari e tutti gli individui a «Responsabilizzare le donne e le ragazze a prendere decisioni affermative su sesso, contraccezione e maternità e a promuovere società che riconoscano il pieno valore delle donne e delle ragazze. Se lo faranno, le donne e le ragazze saranno in grado di contribuire pienamente alla società e avranno gli strumenti, le informazioni e il potere per fare questa scelta fondamentale – avere figli o meno – per se stesse».