Tre nuovi Distretti circolari per chiudere il ciclo di gestione rifiuti in Toscana
Nell’ambito dell’avviso pubblico regionale che si è chiuso oggi sono stati proposti investimenti da circa 1,2 miliardi di euro per Empoli, Rosignano e Pontedera
Dopo mesi di ipotesi e aperture, arrivate sia dagli ambientalisti sia dai sindacati, iniziano adesso a farsi più chiare le modalità con cui il riciclo chimico potrebbe aiutare la Toscana sulla via dell’economia circolare, permettendo di chiudere il ciclo recuperando quei rifiuti plastici e secchi che non sono riciclabili meccanicamente ma dai quali è possibile ricavare molecole preziose come idrogeno, etanolo e metanolo.
È infatti scaduto oggi l’avviso pubblico bandito dalla Regione per chiedere alle imprese il compito di proporre nuove soluzioni tecnologiche, aree e investimenti utili a colmare il gap impiantistico: il risultato sono gli studi di fattibilità per tre “Distretti circolari sulla base del modello progettato da NextChem”, da concertare assieme ai territori.
Le tecnologie alla base di questi Distretti sono state presentate per la prima volta lo scorso autunno, alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e oggi stanno provando a declinarsi sui territori grazie ad un’alleanza costituita da realtà come Alia, Marie Tecnimont – NextChem, Scapigliato, Suez e Zignago Vetro, che hanno lavorato agli studi di fattibilità depositati oggi in Regione.
«Allo stato si tratta di proposte e studi di fattibilità che, nelle fasi successive, Alia e i proponenti – dichiarano dal gestore unico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato centro – hanno intenzione di presentare e condividere con un “metodo nuovo e partecipativo”, che prevede il coinvolgimento attivo delle comunità in tutte le fasi di presentazione e condivisione dei progetti con i territori e le amministrazioni. Saranno pertanto individuati appropriati percorsi di presentazione, ascolto e concertazione. Già in questa fase di elaborazione progettuale delle proposte, inquadrate dall’avviso “manifestazioni di interesse non vincolanti”, si è ritenuto comunque prioritario avviare un preventivo livello di confronto con le amministrazioni e i decisori rilevanti».
L’idea alla base di questa progettualità risiede nel realizzare poli integrati di tecnologie rinnovabili e della chimica verde, per il riciclo chimico, polimeri riciclati, prodotti chimici, idrogeno e carburanti a basso contenuto carbonico, riciclando la plastica e recuperando rifiuti non riciclabili meccanicamente che ad oggi la Toscana conferisce in discarica, nei termovalorizzatori o spedisce all’estero.
La bussola è quella indicata dagli ultimi target europei recepiti nell’ordinamento italiano per la gestione dei rifiuti urbani, a loro volta da declinare nel Piano regionale per l’economia circolare: il raggiungimento dell’80-85% di raccolta differenziata nel 2035 (oggi al 62,12%), volto a traguardare l’obiettivo del 65% di riciclo di materia (oggi stimato attorno al 43–50%), e al contempo non superare la soglia massima del 10% di smaltimento dei rifiuti urbani in discarica (oggi al 37%).
Una sfida non da poco, considerando che in Toscana si generano ogni anno 2,15 mln di ton di rifiuti urbani e 10,1 mln ton di rifiuti speciali, a loro volta generati in buona parte dal trattamento di altri rifiuti, urbani compresi.
Complessivamente, i tre Distretti circolari in ipotesi sarebbero più che sufficienti per colmare il gap impiantistico toscano nella valorizzazione dei rifiuti non riciclabili meccanicamente, e sarebbero localizzati nelle aree industriali di Empoli, Rosignano Marittimo e Pontedera grazie a investimenti complessivi da circa 1,2 miliardi di euro.
Secondo quanto comunicato oggi da Alia, i tre Distretti circolari prevedono le seguenti caratteristiche, che riportiamo integralmente.
Distretto circolare Empoli: un distretto con tecnologie rinnovabili ed un impianto di riciclo chimico, denominato “Waste to methanol/H2” che tratta gli scarti degli impianti di trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata e gli scarti di lavorazione del rifiuto indifferenziato residuo, trasformandoli in metanolo e con possibilità di produzione di idrogeno. Tratterà circa 192.000 t/a, il costo di realizzazione è stimato in 365M/€. I rifiuti daranno vita a nuovi prodotti circolari: il metanolo ottenuto è un vettore energetico e può essere utilizzato sia nella produzione di biocarburanti e sia nei cicli produttivi dell’industria chimica. Il Distretto prevede una forte integrazione con le filiere locali del vetro e della carta.
Distretto circolare Rosignano Marittimo: progetto “Waste to ethanol” che prevede l’ipotesi di fattibilità di un distretto circolare tramite la realizzazione di un impianto di riciclo chimico che tratta il rifiuto secco selezionato dai rifiuti urbani indifferenziati, il “plasmix” (miscela di plastiche eterogenee derivate dal riciclo dei materiali) e altri scarti provenienti dal trattamento delle raccolte differenziate, trasformandoli in etanolo, con possibilità di produzione di idrogeno. Tratterà circa 256.000 t/a, il costo di realizzazione è stimato in 440M/€. L’etanolo prodotto può essere utilizzato nella produzione di nuovi polimeri riciclati.
Distretto circolare Pontedera: progetto “Waste to methanol” che prevede l’ipotesi di fattibilità di un impianto di riciclo chimico ad altissima tecnologia che tratta gli scarti provenienti dagli impianti di trattamento e riciclo delle raccolte differenziate e gli scarti derivanti dal trattamento del rifiuto indifferenziato residuo, in metanolo, con possibilità di produzione di idrogeno. Tratterà circa 256.000 t/a, il costo di realizzazione è stimato in 385M/€. Il metanolo ottenuto è un vettore energetico e può essere utilizzato sia nella realizzazione di biocarburanti che di carburanti di carbonio riciclato. Il Distretto prevede una forte integrazione con le filiere circolari locali.