Start park, la Toscana protegge le aree verde con design collaborativo e gamification
Le aree verdi pubbliche e private non sono sempre progettate per adattarsi agli impatti del cambiamento climatico, in particolare per quanto riguarda il ciclo dell’acqua. Inondazioni, siccità e isole di calore sono le principali minacce nelle aree urbane.
Start park affronta questa sfida attraverso un processo partecipato, che ruota attorno al co-design, alla gamification e alla misurazione dell’impatto socio-economico delle cosiddette “infrastrutture verdi e blu”, in grado di fornire molteplici benefici all’intero ecosistema della città.
Per approfondire il loro lavoro, abbiamo intervistato Marco Berni, esperto di co-design e referente del progetto.
“Start park” è una delle buone pratiche selezionate nell’ambito del progetto Nabi – Nature-based innovations for urban firest and rainwater management, del programma europeo Erasmus, coordinato in Italia da Cospe. Può raccontarci come nasce?
«Start park nasce come concept durante il Climathon 2017 promosso da Climate-Kic e organizzato grazie alla collaborazione tra GreenApes, Codesign Toscana e Impact hub Firenze.
Si tratta di un servizio di co-progettazione e coinvolgimento multi-stakeholder nel mondo della progettazione sostenibile di aree verdi, attraverso l’utilizzo di nature-based solutions e con la creazione di comunità attive sul territorio.
I principi di Start park sono sintetizzabili in queste parole chiave: design collaborativo, coinvolgimento e partecipazione, adattamento al cambiamento climatico dell’ambiente urbano con particolare attenzione alle aree verdi e blu.
La prima occasione di realizzare il processo di co-design si è presentata nella seconda metà del 2019 con la vincita del II call europea Designscapes | Design-enabledinnovation in urbanenvironments dedicata alla prototipazione di processi, servizi e prodotti votati all’innovazione sociale nel contesto urbano attraverso l’utilizzo delle metodologie e strumenti del design.
La nostra idea è stata quella di creare un modello replicabile, una sorta di impronta da poter riadattare nei vari contesti cittadini.
Ci siamo mossi su Prato, Lucca e al momento ci stiamo muovendo verso altre città in Toscana. Quello che vorremmo è inserirci anche in altre regioni italiane».
Il kit Start park kit risponde a questo obiettivo?
«Assolutamente. Con il nostro kit, presente sul sito e qui scaricabile, mettiamo a disposizione uno strumento utile con delle linee guida per poter replicare il nostro approccio ovunque.
Siamo consapevoli che per mettere in atto un processo di questo tipo sia necessaria una facilitazione di professionisti e una nostra mediazione iniziale che possa approfondire dinamiche più specifiche, ma il kit è un insieme di informazioni e metodologie da diffondere per stimolare processi di co-design partecipativi centrati sul tema del cambiamento climatico nelle città interessate e che necessitano un intervento».
Perché la scelta dei Giardini di prossimità nel Comune di Prato?
«Sia per i Giardini di prossimità di Prato, per il Parco Valgimigli a Lucca, sia per possibili nuove aree interessate ai processi Start park, è sempre necessario uno studio preliminare per capire e identificare dei quartieri e delle aree della città che subiscono particolari impatti e conseguenze del cambiamento climatico. Il nostro obiettivo non è certamente trasformare tutte le aree verdi della città ma rispondere ai danni e alle problematiche che interessano aree verdi urbane con specificità infrastrutturali che necessitano di alcuni interventi.
Nel caso dei Giardini di prossimità, abbiamo voluto offrire una soluzione concreta ai problemi dell’area, in particolare come risposta al dissesto idrologico».
Alla base del vostro progetto ci sono animazione, co-design workshop e co-creation workshop. Quale ruolo giocano questi approcci?
«Start park è il primo progetto in Italia che unisce la partecipazione delle comunità locali a un concreto processo di co-progettazione per lo sviluppo sostenibile. Start park, infatti, segue i 5 pilastri del cosiddetto design thinking (empatia, definizione, ideazione, prototipazione, test) e contribuisce a diffondere consapevolezza nelle comunità locali sui cambiamenti climatici, offre esperienze di co-design e gamification.
Il design collaborativo è sia la base che il collante metodologico dei nostri processi. Crediamo che senza un approccio collaborativo non saremo in grado di ripensare la progettazione di ambienti così importanti e, per questo, riteniamo necessario coinvolgere attivamente le varie risorse locali. Se da una parte il co-design è la parte metodologica, l’animazione e il gioco sono tratti fondamentali e propri del lavoro di Start park».
Possiamo dire che l’aspetto ludico sia quindi cuore del progetto tra animazione e coinvolgimento.
«Il gioco di carte che abbiamo progettato in Start park intende proprio portare la co-progettazione a un livello ulteriormente avanzato da un punto di vista di accessibilità. Quando si fa co-progettazione uno dei punti fondamentali è proprio l’accessibilità del linguaggio e degli strumenti utilizzati. Il nostro grafico e illustratore Lorenzo Bittini ha disegnato le singole carte così da offrire un gioco da tavolo che riuscisse a mediare tra le varie persone presenti e mediarne la complessità.
Abbiamo coinvolto sia l’Officina giovani di Prato sia un’associazione di gamers a Firenze che portato il gioco all’attenzione di vari stakeholder come Legambiente Toscana e Codesign Toscana.
L’idea del gioco è nata per animare i diversi target ed è stato per noi così fondamentale da portarlo anche nelle scuole per far capire cosa sono le soluzioni naturali nelle infrastrutture verdi e blu, attribuendo un punteggio a ogni carta rispetto al tema del cambiamento climatico, della biodiversità e delle ondate di calore. Abbiamo pensato, in breve, che inserire delle dimensioni misurabili per poi poterne valutarne gli impatti crea coinvolgimento e consapevolezza in chi partecipa».
Quali sono stati gli impatti del Covid in tutto questo?
«Il gioco lo abbiamo traslato on-line utilizzando delle piattaforme in cui abbiamo fornito le illustrazioni delle carte in digitale. Non è stato sviluppato un vero e proprio gioco on-line ma ci siamo reinventati utilizzando una piattaforma per la collaborazione dove al posto dell’utilizzo dei post-it la gente muoveva le nostre carte, indicando le infrastrutture e gli spazi dove pensava di dover agire. In generale, la pandemia ha fortemente impattato nel processo di Lucca, più che a Prato. Qui abbiamo iniziato i lavori a dicembre 2019 e metà del processo è stato in presenza, mentre il caso di Lucca si è mosso maggiormente on-line, eccetto l’ultima parte e i sopralluoghi iniziali».
In termini di coinvolgimento online, cosa ci dici di Hub&Academy?
«L’Academy fa parte di una serie di servizi paralleli al progetto che abbiamo pensato per il nostro target. Grazie a questo spazio, eroghiamo corsi di formazione su tutto quello che riguarda la gestione sostenibile delle aree verdi e, in generale, informando e formando su tutti quei processi che hanno a che fare con la sostenibilità in ambito urbano. Si parla per esempio delle nature-based solutions, di come progettare infrastrutture verdi e blu, ma anche di come comunicare la resilienza urbana e riuscire a co-progettare su questi temi».
«Quali sono le vostre prossime iniziative?
Al momento ci stiamo confrontando con il comune di Siena e con il comune di Firenze per portare un processo Start Park anche in queste due città. D’altro canto, ci stiamo anche dedicando al gioco, considerata l’importanza che attribuiamo al tema della gamification all’interno dei nostri processi e per offrire un sempre maggiore coinvolgimento, partecipazione e informazione. Puntiamo a rendere più modulare il gioco, ad esempio, ottimizzandone alcuni elementi. Attorno al tema della replicabilità, del dialogo con le istituzioni e del gioco si muoveranno i prossimi passi».
di Cospe per greenreport.it
Per approfondire con una pubblicazione di Start park project per Spinger:
https://link.springer.com/chapter/10.1007/978-3-030-91843-9_15#citeas
Per maggiori informazioni sul progetto Nabi, è possibile consultare il sito Cospe: