Agenda Onu 2030, tra i grandi Stati europei l’Italia è ultima per sviluppo sostenibile

L’edizione 2022 del Sustainable development report pone il nostro Paese al 25esimo posto a livello globale

[13 Giugno 2022]

Nel periodo 2015-2019 il mondo procedeva verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs) individuati dall’Onu nell’Agenda 2030 ad un tasso di 0,5 punti l’anno – comunque troppo lento per tagliare davvero il traguardo alla fine del decennio –, ma negli ultimi due anni ha innestato la retromarcia.

L’edizione 2022 del Sustainable development report (Sdr), prodotto dal Sustainable development solutions network (Sdsn) e pubblicato il da Cambridge University Press – in Italia è stato presentato dall’ASviS – rileva infatti per il secondo anno consecutivo un punteggio medio dell’Sdg index in calo.

La sovrapposizione di crisi multiple ha portato a un’inversione di rotta nei progressi degli Sdgs, registrando comunque ampie differenze in base ai Paesi considerati.

Complessivamente, l’Asia orientale e meridionale è la regione che ha progredito maggiormente rispetto a quando sono stati adottati gli Sgds (nel 2015), ma a guidare l’Sdg index 2022 ci sono tre Paesi scandinavi: Finlandia, Danimarca e Svezia. I primi dieci Paesi in classifica sono europei, ma l’Italia purtroppo si posiziona al 25° posto: nessuno fa peggio tra i principali Stati europei.

«Cinquant’anni dopo la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente umano tenutasi a Stoccolma nel 1972, i principi fondamentali degli Obiettivi di sviluppo sostenibile di inclusione sociale, energia pulita, consumo responsabile e accesso universale ai servizi pubblici sono più che mai necessari per rispondere alle grandi sfide del nostro tempo – commenta  Jeffrey Sachs, presidente di Sdsn e autore principale del rapporto – Per ripristinare e accelerare i progressi degli Sdgs, c’è bisogno di cooperazione globale per porre fine alla pandemia, negoziare la fine della guerra in Ucraina e garantire i finanziamenti necessari».

Il rapporto pone infatti l’accento sulla necessità di elaborare un piano globale per finanziare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, soprattutto nella metà più povera del mondo: per questo dovrebbe aumentare la capacità di prestito e i flussi annuali delle banche multilaterali di sviluppo, mentre al contempo Fmi ed agenzie di rating sono chiamate a svolgere un ruolo propositivo ridisegnando le valutazioni sulla sostenibilità del debito.