Libia porto sicuro: aumenta la violenza contro donne e bambini. Nuove fosse comuni trovate a Tarhuna

Missione conoscitiva Onu sulla Libia: le violazioni dei diritti umani ostacolano la transizione verso la pace, la democrazia e lo stato di diritto

[5 Luglio 2022]

Il team di esperti di diritti umani – Mohamed Auajjar (Presidente), Tracy Robinson e Chaloka Beyani – della missione conoscitiva indipendente  sulla Libia ha presentato le anticipazioni le sue ultime scoperte dalle quali emerge che la situazione è addirittura peggiorata rispetto all’ultimo  rapporto pubblicato il 28 marzo.

Durante una conferenza stampa a Ginevra, alla vigilia della presentazione del rapporto sulla Libia  all’Human Rights Council, Auajjar ha detto che «Una cultura dell’impunità prevale ancora in tutto il Paese dilaniato dalla guerra, rappresentando un grande ostacolo alla riconciliazione nazionale, alla verità e alla giustizia per le vittime e le loro famiglie».

Quello che la missione indipendente ha scoperto a Tarhuna, a circa 65 chilometri dalla capitale Tripoli, grazie alle testimonianze e alle prove che ha trovato rappresenta «La perpetrazione diffusa e sistematica di sparizioni forzate, sterminio, omicidio, tortura e reclusione che costituiscono crimini contro l’umanità, commessi dalle milizie di Al Kani (Kaniyat)». La milizia al-Kaniyat, che era inquadrata come  9a Brigata nei ranghi dell’esercito di Khalifa Haftar e del governo di Tobruk (cotrapposto a quello di Tripoli) nominato daella Camera dei Rappresentanti libicae ora diretto da Fathi Bashagha , è stato accusato di violazioni dei diritti umani e di aver ucciso centinaia di civili nella città occidentale di Tarhuna dove i suoi leader, Mohammed al-Kani e Abdurahem al-Kani avevano messo in piedi per 5 anni un vero e proprio regno di terrore, con desaparecidos, torture e uccisioni di civili.

Auajjar ha riferito che, grazie all’uso di tecnologie avanzate, le indagini della Missione «Hanno identificato fosse comuni precedentemente sconosciute nella città. “Non sappiamo quante devono ora essere scavate. Ma ci sono state centinaia di persone che non sono state ancora scoperte, che sono scomparse.

A Tarhuna e nell’area circostante ci sono ancora più di 200 persone disperse e Auajjar ricorda che qusto «Sta causando un’angoscia indicibile alle loro famiglie, che hanno il diritto di conoscere la verità sul destino dei loro cari».

Secondo la missione conoscitiva indipendente  sulla Libia, «Donne e ragazze non sono state risparmiate dal fall-out  della spirale distruttiva della Libia dal rovesciamento dell’ex presidente Muammar Gheddafi, nel 2011. Oggi, nonostante i recenti progressi significativi nel tentativo di risolvere le divergenze di vecchia data, il governo di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale, è ancora in contrasto con un’amministrazione rivale e un’autorità parlamentare nell’est».

Una certificazione del disastroso intervento militare a guida NATO che ha visto partecipare attivamente anche l’Italia e che ha trasformato la dittatura di Gheddafi in 11 anni di interminabile carneficina, di violazione dei diritti umani, di migranti trasformati in merce – anche di scambio politico con l’Occidente – e schiavi e la Libia in un Paese fantasma dove scorrazzano milizie jihadiste ed eserciti stranieri e mercenari.

La Libia delle amazzoni di Gheddafi accolte da Berlusconi al Colosseo, si è trasformata in un Paese nel quale per le donne e molto difficile vivere. Tra i molti risultati inquietanti del rapporto della Missione conoscitiva c’è il fatto che «Quando le donne si sono fatte avanti per presentarsi alle elezioni nazionali ancora da tenersi, sono diventate bersaglio di discriminazione o violenza. Alcune sono state rapite, e sono entrate a far parte del modello di sparizioni forzate che continuano senza sosta in Libia». Tra queste donne c’è la parlamentare Sihem Sirgiwa, che è stata rapita nel 2019.

Il quadro tracciato da Aujjar è impietoso e fa giustizia non solo della propaganda leghista e neofascista sulla Libia porto sicuro ma anche sulle rassicurazioni del governo Draghi su una pacificazione di fatto che, forse, esiste solo nelle aree petrolifere gestite da ENI e che è garantita da milizie armate che così si finanziano per continuare la guerra civile e tribale.

Il presidente della missione conoscitiva indipendente sulla Libia ha denunciato che «La discriminazione e la violenza sono una caratteristica della vita quotidiana della maggior parte delle donne e delle ragazze in Libia. Particolarmente preoccupante per la Missione è che l’incapacità del diritto interno di fornire protezione contro la violenza sessuale e di genere è inerente e contribuisce all’impunità per tali crimini».

Nonostante siano stati creati due tribunali dedicati ai casi di violenza contro donne e bambini, Aujjar ha avvertito che «I giovani hanno subito esecuzioni sommarie, detenzioni arbitrarie, violenze sessuali e di genere e torture. Questi includono gli accompagnatori di migranti adulti, rifugiati e richiedenti asilo che sono stati detenuti nelle famigerate strutture di detenzione della Libia» Consiglio per i diritti umani mercoledì 6 luglio.