Eni scopre nuovo giacimento di gas nel Mediterraneo: ce n’è bisogno?
A oltre 2mila metri di profondità al largo di Cipro si stima la presenza di 2,5 trilioni di piedi cubi. Che dovrebbero rimanere dove sono, per arrivare a emissioni nette zero entro il 2050
[22 Agosto 2022]
Il Cane a sei zampe, che è presente a Cipro ormai dal 2013, ha fiutato nell’area un nuovo e vasto giacimento di gas: a 2.287 metri sott’acqua, a 160 chilometri al largo dell’isola, si stima la presenza di circa 2,5 Tfc (trilioni di piedi cubi di gas) con «un significativo potenziale aggiuntivo che – anticipano già da Eni – verrà valutato con un ulteriore pozzo esplorativo».
La scoperta «crea le condizioni per portare a sviluppo ulteriori potenziali volumi di gas nella regione e rappresenta una delle azioni conseguite da Eni a supporto della fornitura di ulteriore gas all’Europa.
Questa scoperta conferma l’efficacia della strategia esplorativa di Eni», che nel blocco in questione lavora in parthership al 50% con un’altra importante major petrolifera come TotalEnergies.
Al momento non sono rese note tempistiche precise per l’estrazione di gas, ma da Eni spiegano che «sono già in corso studi di ingegneria per uno sviluppo accelerato della scoperta».
Si tratta di una buona notizia? Per i bilanci della multinazionale italiana sicuramente sì, contando che oggi il prezzo del gas naturale ha superato la soglia dei 286 euro al MWh sul mercato europeo di riferimento, ovvero il Title transfer facility (Ttf) olandese. Per le bollette italiane (che si tratti di elettricità o di gas naturale) la notizia è invece pressoché indifferente, in quanto il prezzo che paghiamo è ad oggi strettamente connesso a quello che si forma sul Ttf, che la materia prima arrivi da Eni o meno. La notizia invece è pessima per il clima, e dunque per tutti noi.
Poco più di un anno fa anche l’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), tracciando il percorso globale per arrivare ad azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 – e rispettare così l’Accordo di Parigi, contenendo il surriscaldamento del clima a +1,5°C – ha confermato che «oltre ai progetti già avviati nel 2021, nel nostro percorso non ci sono approvazioni per lo sviluppo di nuovi giacimenti di gas e di petrolio e non sono necessarie nuove miniere di carbone o ampliamenti delle miniere già in uso». Ovvero, tutti i combustibili fossili contenuti in nuovi giacimenti devono restare dove sono, nel sottosuolo.
Le compagnie petrolifere però non sembrano essere dello stesso avviso, Eni in primis, che – quasi contemporaneamente alla roadmap Iea, un anno fa – ha tracciato una sua rotta per la decarbonizzazione al 2050 continuando però ad estrarre gas e petrolio. Una scelta che appare però incongruente agli occhi degli ambientalisti e soprattutto alla luce delle conoscenze scientifiche finora accumulate in materia.