Soluzioni naturali, dati satellitari e citizen science per resistere alle tempeste costiere (VIDEO)
Iuss di Pavia: dimostrare la fattibilità di un Sistema europeo di allarme per le inondazioni costiere
[22 Agosto 2022]
L’Istituto universitario di studi superiori di Pavia (Iuss), che coordina il progetto “A Proof-Of-Concept for the Implementation of a European Copernicus Coastal Flood Awareness System” (ECFAS), finanziato dall’Unione europea, sottolinea che «A causa dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento del livello del mare e della maggiore pressione sulle zone costiere, ci si attende che i rischi climatici provocati dal clima diventino più frequenti e abbiano effetti più gravi». Ne sanno qualcosa a La Faute-Sur-Mer, un paesino costiero francese nella Vandea a nord di La Rochelle, che nella notte del 27 febbraio 2010 è stata investita da una violenta tempesta con venti ciclonici, onde alte e piogge tirrenziali che dal Golfo di Biscaglia si sono scontrate con un’alta marea primaverile, devastando la costa della Francia occidentale. Arroccato pericolosamente tra l’Oceano Atlantico e il fiume Lay, La Faute-Sur-Mer venne completamente inondato e nel villaggio morirono 29 delle 53 vittime causate in Francia a causa della tempesta Xynthia, una tragedia devastante per un paese di mille abitanti. E’ qualcosa di simile – con fortunatamente meno danni e vittime – a quel che è successo la settimana scorsa lungo la costa Toscana e in Corsica.
In una recente intervista a Horizon, Clara Armaroli, geomorfologa costiera dello IUSS specializzata in dinamiche costiere, spiega che «Tali eventi meteorologici estremi stanno diventando più comuni e le regioni balneari sono particolarmente vulnerabili. Dati i cambiamenti climatici e l’innalzamento del livello del mare, sappiamo che ci sarà un aumento della tendenza e dell’entità delle tempeste costiere. Quel serve è un sistema di sensibilizzazione a livello europeo per informare le decisioni».
E i nuovi progressi nello sviluppo di strumenti e prodotti in grado di sfruttare meglio i dati sull’osservazione terrestre possono prepararci a rispondere alle emergenze climatiche. L’ECFAS punta a dimostrare la fattibilità tecnica e operativa di un Sistema europeo di allarme per le inondazioni costiere e spiega che «Il numero crescente di strumenti e algoritmi in grado di elaborare ed estrarre informazioni qualitative e quantitative dai prodotti di osservazione della Terra ha un enorme potenziale per supportare la valutazione dei rischi climatici indotti dal clima. Il progetto ECFAS contribuirà all’evoluzione del servizio di gestione delle emergenze Copernicus dimostrando la fattibilità tecnica e operativa di un sistema europeo di sensibilizzazione alle inondazioni costiere. L’ECFAS fornirà una prova di concetto che integrerà e amplierà la panoplia attualmente disponibile di informazioni sui servizi di base. L’ECFAS valuterà il rischio di inondazioni costiere contribuendo a un servizio di monitoraggio del ciclo del rischio completamente integrato. ECFAS attuerà un sistema di sensibilizzazione per le aree costiere (fase di preparazione) e prodotti di valutazione dell’impatto (fase di risposta), fondamentali per efficaci azioni di recupero e prevenzione. Seguendo i principi di sussidiarietà e proporzionalità, evitare duplicazioni e facilitare l’adozione da parte degli utenti, ECFAS trarrà vantaggio dal portafoglio di prodotti di CEMS, CMEMS e CLMS, set di dati pubblicamente disponibili e informazioni derivate da progetti UE pertinenti. Le previsioni delle forze marine saranno migliorate mediante l’integrazione dei modelli disponibili al fine di ridurre le incertezze e fornire mappe affidabili delle inondazioni costiere. Le valutazioni dei pericoli e dell’impatto saranno effettuate tenendo conto del quadro CEMS esistente e aggiungendo l’impatto sulle zone basse, che rappresenta un insieme di prodotti di mappatura del valore aggiunto. La fattibilità tecnico-operativa dei prodotti sarà dimostrata attraverso una valutazione delle prestazioni del servizio in casi di test selezionati per eventi passati, nonché in modalità previsionale. L’integrazione di dati provenienti da diverse fonti richiederà maggiori risorse informatiche, supportando il concetto di utilizzare DIAS come servizio di elaborazione principale. La disponibilità e l’accessibilità dei dati generati e dei prodotti derivati stimolerà il loro sfruttamento da parte degli utenti del Servizio di Emergenza e non solo».
La Armaroli ricorda che «Le inondazioni costiere non fanno ancora parte del mix di gestione delle emergenze di Copernicus, quindi ECFAS vuole “colmare il gap”. Questo garantirà che le inondazioni costiere siano monitorate in futuro e che tali vulnerabilità diventino parte del suo mandato di osservazione.
Oltre a tracciare la progressione delle tempeste che si infrangono sulle coste europee, il team ECFAS sta integrando i dati sui cambiamenti delle coste causate dall’erosione costiera. E’ una preoccupazione crescente con l’innalzamento del livello del mare in tutto il mondo. Anche la vulnerabilità e l’esposizione delle nostre aree costiere stanno aumentando a causa dell’erosione, che sta restringendo il confine tra la terra e il mare».
Il sistema di allerta precoce raccoglierà dati su una serie di fonti, ognuna delle quali ha un impatto sul rischio di alluvioni e che includono fattori geografici come l’utilizzo, il tipo e la copertura del suolo, i cambiamenti di marea, le componenti delle onde e il livello del mare. E’ stato progettato per fornire previsioni per i rischi di tempesta costiera con fino a 5 giorni di anticipo e, potenzialmente, potrebbe funzionare in tandem con i sistemi regionali e nazionali preesistenti per migliorare le difese locali.
Guardando oltre la fase del proof-of-concept, la Armaroli spera gli allarmi precoci possano svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare le aree a prepararsi meglio in caso di catastrofe: «Il nostro lavoro ha avviato un processo, ma in futuro speriamo che questo possa davvero aiutare ad aumentare la resilienza delle nostre aree costiere ai prossimi eventi meteorologici estremi».
Un’altra esperienza è in corso a Sligo, una città portuale irlandese sull’Atlantico, dove Salem Gharbia, a capo del progetto Smart Control of the Climate Resilience in European Citie (SCORE) sta costruendo una rete di “laboratori viventi” per migliorare in modo rapido e sostenibile la resilienza locale ai danni costieri.
Gharbia sottolinea che «Le città costiere affrontano attualmente grandi sfide perché sono così densamente popolate e perché la loro posizione le rende vulnerabili all’innalzamento del livello del mare e ai cambiamenti climatici» Con SCORE, una rete di 10 città costiere che vanno da Sligo a Benidorm, da Dublino a Danzica –Gharbia vuole creare una soluzione integrata che dovrebbe aiutare i centri costieri a mitigare i rischi: «L’idea principale alla base del concetto è che le città costiere imparino l’una dall’altra. Ogni laboratorio vivente deve affrontare diverse sfide locali, ma ognuno è stato creato per includere cittadini, stakeholders locali, ingegneri e scienziati per creare insieme soluzioni che possano aumentare la resilienza locale».
SCORE vuole sperimentare soluzioni basate sulla natura come il ripristino di pianure alluvionali o delle zone umide che riducano il rischio di inondazioni nelle regioni costiere. E’ un modello che si sta già dimostrando efficace. Un esempio e il progetto di bioingegneria delle dune di sabbia a Sligo, per creare difese naturali più forti, un’iniziativa che viene sperimentata anche in Portogallo.
Il team sta sviluppando tecnologie smart per monitorare e valutare i rischi costieri emergenti. Oltre a utilizzare i dati di osservazione della Terra esistenti, punta a coinvolgere le comunità costiere attraverso nuovi progetti di citizen science per espandere la raccolta di dati locali. A Sligo la gente colabora al monitoraggio dell’erosione costiera utilizzando quelli che Gharbia chiama “sensori fai-da-te”: aquiloni dotati di telecamere, per rilevare la topografia locale. Altrove, i cittadini stanno aiutando a monitorare e registrare i livelli e la qualità dell’acqua e la velocità e la direzione del ventoi.
Per Gharbia, «Sostenere il coinvolgimento dei cittadini locali in questo modo è fondamentale per il successo di SCORE. E’ essenziale che questo per i cittadini vada nella doppia direzione. Senza coinvolgerli completamente nel processo di co-progettazione e co-creazione di idee per mitigare i rischi, non li convinceremo mai a impegnarsi nei tipi di soluzione proposti».
Tutto questo sta creando una montagna di nuovi dati provenienti da una moltitudine di fonti. Ma Gharbia è fermamente convinto che sia fondamentale un approccio integrato: «E’ il motivo principale per cui stiamo sviluppando questo sistema. Ci siamo resi conto che per aumentare la resilienza climatica dobbiamo utilizzare tutte le informazioni provenienti da diverse fonti».
L’obiettivo alla base di questo lavoro è un sistema di allerta precoce in tempo reale che potrebbe essere utilizzato dai responsabili politici locali e regionali per testare una serie di scenari. Attualmente, il team di SCORE sta classificando i dati e ottimizzando i sistemi e i modelli. Con il tempo, i ricercatori sperano che altre regioni possano imparare dall’approccio e sviluppare laboratori viventi simili.
Gharbia ha concluso: «L’impatto del nostro progetto di ricerca dovrebbe essere quello di creare una soluzione integrata che possa essere utilizzata in più luoghi diversi e possa avere un grande impatto nell’aumentare la resilienza costiera locale. Lo scopo principale è una soluzione che può essere replicata e ampliata. Le tragiche conseguenze di tempeste costiere più frequenti e più intense devono essere scongiurate».