Gli inuit della Groenlandia favorevoli all’estrazione di sabbia prodotta dallo scioglimento della calotta glaciale
La popolazione indigena vuole essere coinvolta nel processo decisionale sull'adattamento ai cambiamenti accelerati nell'Artico
[23 Agosto 2022]
Lo studio “Opportunistic climate adaptation and public support for sand extraction in Greenland”, pubblicato su Nature Sustainability da Mette Bendixen (McGill University), Rasmus Leander Nielsen (Ilisimatusarfik – università della Groenlandia) e Jane Lund Plesner e Kelton Minor (Københavns Universitet), si basa su un sondaggio nazionale realizzato su quasi 1.000 adulti in Groenlandia/Kalaallit Nunaat (dove circa il 90% della popolazione è costituita da indigeni inuit) che ha rilevato che una maggioranza sorprendentemente ampia – 3 groenlandesi su 4 – sostiene l’estrazione e l’esportazione di sabbia prodotta dallo scioglimento dalla calotta glaciale. Una percentuale significativa che vuole che la leadership della Groenlandia valuti l’impatto dell’estrazione e delle esportazioni di sabbia sull’ambiente e sull’economia. Inoltre, quando si tratta di chi estrae la sabbia, la maggioranza dei groenlandesi preferisce che venga realizzato da imprese locali e dal pubblico piuttosto che da imprese straniere o con la collaborazione di compagnie minerarie straniere.
Alla McGill University ricordano che «Il cambiamento climatico sta portando alla deposizione di notevoli quantità di sabbia e ghiaia lungo le coste della Groenlandia nel mezzo di una domanda globale in rapida crescita di queste risorse. Questa abbondanza di sabbia e ghiaia offre alla Groenlandia l’opportunità di diventare un esportatore globale di aggregati e di rispondere alla crescente domanda globale di queste risorse, portando allo stesso tempo potenzialmente prosperità al Paese». Tuttavia, fino a questa ricerca, nessuno aveva sondato l’opinione pubblica su questa opzione.
La Bendixen, evidenzia che «Siamo rimasti piuttosto sorpresi nell’apprendere che esisteva un livello così elevato di sostegno locale per lo sfruttamento della sabbia. Questo lavoro mostra chiaramente come una popolazione indigena artica sempre più globalizzata vuole essere – e dovrebbe fare – parte dei processi decisionali quando si discute di come le comunità artiche possono adattarsi ai cambiamenti accelerati dell’Artico».
Nello studio si legge che «Questo modello di sostegno persiste sia a livello nazionale che subnazionale. Le preferenze dell’opinione pubblica sono ampiamente allineate con l’attuale politica mineraria di Kalaallit Nunaat che impone valutazioni dell’impatto ambientale ed economico delle nuove opportunità di risorse. Inoltre, coloro che sono consapevoli dei cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno probabilità significativamente più elevate sia di sostenere l’estrazione della sabbia sia di dare priorità alla valutazione dell’impatto ambientale».
Nonostante la semi-indipendente Groenlandia – una nazione costitutiva del regno di Danimarca – sia governata praticamente da sempre da partiti della sinistra radicale o socialdemocratici, le decisioni di autorizzare attività minerarie non hanno sempre incluso le consultazioni locali fin dall’inizio del processo di esplorazione e hanno spesso incontrato una feroce opposizione locale, come quella recente contro una gigantesca miniera di ferro cinese, che ha probabilmente consentito al Partito attualmente al potere, l’Inuit Ataqatigiit, indipendentista, ecologista e di sinistra, di vincere le elezioni del 2021 e di governare in coalizione con i centristi indipendentisti del Naleraq e con l’appoggio esterno dei liberali unionisti dell’Atassut.
I ricercatori concludono: «Finora, la ricerca precedente sull’adattamento climatico e sugli impatti minerari in Groenlandia si era concentrata principalmente sulle esternalità e le ricadute negative, coinvolgendo raramente la popolazione della Groenlandia nel processo decisionale sulle azioni di adattamento su larga scala. Questa ricerca presenta un raro esempio di come la Groenlandia possa trarre vantaggio dai cambiamenti climatici e di come vi sia un forte sostegno nazionale per indagare ulteriormente su questa opportunità. La ricerca futura cercherà di comprendere gli effetti economici, socio-ecologici e psicosociali delle azioni opportunistiche di adattamento climatico nell’Artico al fine di guidare le politiche e la pianificazione e garantire che i valori culturali, la conoscenza locale e la partecipazione civica siano inclusi durante tutto il processo».