Wmo: inquinamento e cambiamento climatico fanno crescere il rischio di “penalità climatica”

Il forte impatto degli incendi sulla qualità dell'aria e sul clima della Terra

[8 Settembre 2022]

Secondo il nuovo WMO Air Quality and Climate Bulletin, «E’ probabile che un aumento previsto della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di cado e un aumento associato degli incendi boschivi in ​​questo secolo peggiori la qualità dell’aria, danneggiando la salute umana e gli ecosistemi. L’interazione tra inquinamento e cambiamento climatico imporrà un’ulteriore “penalità climatica” a centinaia di milioni di persone»-

Il bollettino della World meteorological organization (WMO) riporta lo stato della qualità dell’aria e le sue strette interconnessioni con il cambiamento climatico ed esplora una serie di possibili risultati sulla qualità dell’aria in scenari con emissioni di gas serra alte e basse.

Il WMO Air Quality and Climate Bulletin 2022 si concentra in particolare sull’impatto del fumo degli incendi avvenuti nel 2021 e sottolinea che «Come nel 2020, le condizioni calde e secche hanno esacerbato la diffusione degli incendi nell’America settentrionale occidentale e in Siberia, producendo un diffuso aumento del particolato di piccole dimensioni (PM 2.5) a livelli dannosi per la salute».

Presentando il rapporto, il segretario generale della WMO, Petteri Taalas, ha ricordato che «Con il riscaldamento globale, si prevede che gli incendi e l’inquinamento atmosferico associato aumenteranno, anche in uno scenario a basse emissioni. Oltre all’impatto sulla salute umana, questo influenzerà anche gli ecosistemi poiché gli inquinanti atmosferici si depositano dall’atmosfera sulla superficie terrestre. L’abbiamo visto nelle ondate di caldo in Europa e in Cina quest’anno, quando condizioni atmosferiche stabili, luce solare e basse velocità del vento hanno favorito alti livelli di inquinamento. Questa è una anticipazione del futuro perché ci aspettiamo un ulteriore aumento della frequenza, dell’intensità e della durata delle ondate di caldo, che potrebbe portare a una qualità dell’aria ancora peggiore, un fenomeno noto come “penalità climatica».

LA WMO spiega che «Per “penalità climatica” ci si riferisce specificamente all’effetto di amplificazione del cambiamento climatico sulla produzione di ozono a livello del suolo, che ha un impatto negativo sull’aria respirata dalle persone. Le regioni con la più forte penalizzazione climatica prevista, principalmente in Asia, ospitano circa un quarto della popolazione mondiale. Il cambiamento climatico potrebbe esacerbare gli episodi di inquinamento da ozono superficiale, con conseguenze dannose per la salute di centinaia di milioni di persone».

Il Bollettino sulla qualità dell’aria e sul clima, il secondo di una serie annuale, si basa sul contributo degli esperti della rete Global Atmosphere Watch della WMO  che monitora la qualità dell’aria e le concentrazioni di gas serra e quindi può quantificare l’efficacia delle politiche progettate per limitare i cambiamenti climatici e migliorare la qualità dell’aria. I ricercatori evidenziano che «La qualità dell’aria e il clima sono interconnessi perché le sostanze chimiche che portano a un degrado della qualità dell’aria sono normalmente co-emesse con i gas serra. Pertanto, i cambiamenti in uno provocano inevitabilmente cambiamenti nell’altro. La combustione di combustibili fossili (una delle principali fonti di anidride carbonica (CO2) emette anche ossido di azoto (NO), che può reagire con la luce solare per portare alla formazione di aerosol di ozono e nitrati.

La qualità dell’aria, a sua volta, influisce sulla salute dell’ecosistema attraverso la deposizione atmosferica (poiché gli inquinanti atmosferici si depositano dall’atmosfera sulla superficie terrestre). La deposizione di azoto, zolfo e ozono può influire negativamente sui servizi forniti dagli ecosistemi naturali come l’acqua pulita, la biodiversità e lo stoccaggio del carbonio e può influire sui raccolti nei sistemi agricoli».

la  WMO ricorda che «Se inalato per lunghi periodi di tempo, il PM 2.5 (cioè il particolato con un diametro di 2,5 micrometri o inferiore) è un grave pericolo per la salute».  Copernicus, il servizio di monitoraggio dell’atmosfera dell’Unione europea, misura il particolato a livello globale e le fonti includono emissioni dalla combustione di combustibili fossili, incendi e polvere del deserto portata dal vento.

Tra a luglio e agosto 2021, giganteschi e prolungati incendi boschivi hanno generato concentrazioni di PM 2.5 anormalmente elevate in Siberia, Canada e Stati Uniti occidentali. Le concentrazioni di PM 2.5 nella Siberia orientale hanno raggiunto livelli mai osservati prima, causati principalmente dall’aumento delle temperature elevate e dalle condizioni di siccità del suolo. Le emissioni totali annuali stimate nel Nord America occidentale si sono classificate tra i primi 5 anni del periodo dal 2003 al 2021, con concentrazioni di PM 2.5 ben al di sopra dei limiti raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Secondo il 2021 WMO Aerosol Bulletin, a livello globale, le osservazioni dell’area totale bruciata annua mostrano una tendenza al ribasso negli ultimi due decenni grazie alla diminuzione del numero di incendi nelle savane e nelle praterie. Ma, a livello continentale, alcune regioni stanno registrando trend in aumento, comprese parti del Nord America occidentale, l’Amazzonia e l’Australia.

Il Sixth Assessment Report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (AR6 – IPCC) include scenari sull’evoluzione della qualità dell’aria in base all’aumento delle temperature nel XXI secolo e prevede che la probabilità di eventi catastrofici di incendi boschivi, come quelli osservati nel Cile centrale nel 2017, in Australia nel 2019 o negli Stati Uniti occidentali nel 2020 e nel 2021, aumenterà probabilmente del 40-60% entro la fine di questo secolo  con uno scenario di emissione elevate e del 30-50% in uno scenario a basse emissioni.

La WMO sottolinea che «Se le emissioni di gas serra rimangono elevate, in modo tale che le temperature globali aumentino di 3° C rispetto ai livelli preindustriali entro la seconda metà del XXI secolo, si prevede che i livelli di ozono superficiale aumenteranno nelle aree fortemente inquinate, in particolare in Asia. Questo  include un aumento del 20% in Pakistan, India settentrionale e Bangladesh e del 10% in tutta la Cina orientale. La maggior parte dell’aumento dell’ozono sarà dovuto a un aumento delle emissioni dalla combustione di combustibili fossili, ma circa un quinto di questo aumento sarà dovuto al cambiamento climatico, molto probabilmente realizzato attraverso l’aumento delle ondate di caldo, che amplificano gli episodi di inquinamento atmosferico. Pertanto è probabile che le ondate di caldo, che stanno diventando sempre più comuni a causa dei cambiamenti climatici, continuino a portare a un degrado della qualità dell’aria. Uno scenario mondiale di emissioni carbon neutrality limiterebbe il verificarsi in futuro di episodi di inquinamento atmosferico estremo da ozono. Questo perché gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico eliminando la combustione di combustibili fossili (a base di carbonio) elimineranno anche la maggior parte delle emissioni causate dall’uomo di gas precursori dell’ozono (in particolare ossidi di azoto (NOx ), composti organici volatili e metano). Il particolato, comunemente indicato come aerosol, ha caratteristiche complesse che possono raffreddare o riscaldare l’atmosfera. Elevate quantità di aerosol – e quindi una scarsa qualità dell’aria – possono raffreddare l’atmosfera riflettendo la luce solare nello spazio o assorbendo la luce solare nell’atmosfera in modo che non raggiunga mai il suolo».

L’IPCC suggerisce che lo scenario a basse emissioni di carbonio sarà associato a un piccolo riscaldamento a breve termine prima che la temperatura diminuisca. Questo perché gli effetti della riduzione delle particelle di aerosol, cioè meno luce solare riflessa nello spazio, si faranno sentire per primi, mentre la stabilizzazione della temperatura in risposta alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica richiederà più tempo. Tuttavia, è probabile che le emissioni di aerosol naturali (ad esemio polvere, fumo degli incendi) aumentino in un ambiente più caldo e secco a causa della desertificazione e delle condizioni di siccità e potrebbero annullare alcuni degli effetti della riduzione degli aerosol legati alle attività antropiche.

La Wmo conclude: «Un mondo futuro che persegue uno scenario a emissioni low-carbon trarrebbe vantaggio anche dalla riduzione della deposizione di composti di azoto e zolfo dall’atmosfera sulla superficie terrestre, dove possono danneggiare gli ecosistemi. La risposta della qualità dell’aria e della salute dell’ecosistema alle proposte di future riduzioni delle emissioni sarà monitorata dalle stazioni WMO in tutto il mondo, che possono quantificare l’efficacia delle politiche progettate per limitare i cambiamenti climatici e migliorare la qualità dell’aria. La Wmo continuerà quindi a collaborare con un’ampia gamma di partner, tra cui l’Organizzazione mondiale della sanità e il servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus dell’Ue, per monitorare e mitigare gli impatti».