«Meglio gretini che cretini»
Il mondo dei media è investito di un ruolo cruciale contro il negazionismo climatico, ma solo se è in grado di produrre informazione di qualità e in modo continuativo
[13 Settembre 2022]
In una lettera aperta promossa dal Climate media center Italia, i più autorevoli membri della comunità scientifica nazionale attiva nello studio dei cambiamenti climatici, si sono uniti solo un mese fa per chiedere ai media di «garantire una copertura dei temi legati alla crisi climatica e alla transizione ecologica avvalendosi di notizie scientifiche verificate, fonti qualificate ed evidenze solide».
Oggi, una storica testata come Il Tempo spara in prima pagina il titolo I «gretini» ci lasciano al gelo, attribuendo le cause della crisi energetica in corso al fatto che «la richiesta di Greta Thunberg di puntare sull’energia rinnovabile si è rivelata fallimentare».
Poco importa che il direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) abbia appena ribadito che «questa crisi è un chiaro promemoria dell’insostenibilità dell’attuale sistema energetico, dominato dai combustibili fossili», e che «quando le persone incolpano in modo fuorviante l’energia pulita e le politiche climatiche per l’odierna crisi energetica stanno, intenzionalmente o meno, allontanando i riflettori dai veri colpevoli: la crisi della fornitura di gas e la Russia».
Non sembra contare neanche la spiegazione che la stessa Banca centrale europea (Bce) offre dei rincari, attribuendo l’inflazione in corso proprio al cambiamento climatico e all’uso dei combustibili fossili, indicando solo marginalmente la transizione verde.
Puntare sulle energie rinnovabili non è solo la richiesta di un’attivista 19enne, ma una strategia di sopravvivenza per la nostra società. Basti osservare che, come stima Legambiente, se lo sviluppo delle rinnovabili – limitando l’analisi per semplicità a solare ed eolico – fosse andato avanti con lo stesso incremento annuale medio registrato nel triennio 2010-2013 (pari a 5,9 GW l’anno, contro il dato attuale inferiore a 1 GW), oggi l’Italia avrebbe 50 GW in più di impianti e sarebbe stata così in grado di ridurre i consumi di gas metano di 20 miliardi di metri cubi l’anno, tagliando le importazioni di gas dalla Russia del 70%. Invece ci siamo pressoché fermati da un decennio, e ora ne paghiamo le conseguenze.
Ma com’è possibile sperare che la classe dirigente dia risposte coerenti a questi problemi, tracciando una rotta realmente sostenibile per la transizione che comunque ci aspetta – governata o meno –, se la cittadinanza non è adeguatamente informata?
In Italia è evidente un problema di sostenibilità nell’offerta politica, ma se anche sulla domanda c’è moltissimo da migliorare, per una parte non trascurabile la responsabilità sta in quei media che hanno scelto un approccio ideologico e antiscientifico alla realtà.
Come testimonia da ultimo uno studio internazionale pubblicato su Pnas, il mondo dei media è investito di un ruolo cruciale contro il negazionismo climatico, ma solo se è in grado di produrre informazione di qualità e in modo continuativo, non a seconda di come gira la bandiera dell’emotività. Insomma, «meglio gretini che cretini», per dirla con l’estrema sintesi del co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli.