Spiaggiamenti di cetacei: le aspettative delle persone possono portare a esiti negativi per gli animali

C’è una disconnessione tra il benessere degli animali, la loro sopravvivenza e il potenziale processo decisionale

[20 Settembre 2022]

Lo studio “Examining the role of human perceptions during cetacean stranding response in New Zealand”, pubblicato recentemente su Marine Policy da un team di ricercatori neozelandesi della Massey University e dell’Auckland University of Technology ha esaminato le opinioni di oltre 200 intervistati per identificare in che modo fattori come il livello di esperienza e i ruoli ricoperti possono influenzare le percezioni e le aspettative su come gestire gli spiaggiamenti in Nuova Zelanda. Lo studio rivela la complessità delle sfide affrontate dal Department of Conservation/Te Papa Atawhai (DOC) della Nuova Zelanda nella gestione delle aspettative umane sugli spiaggiamenti in tutto il Paese.

La principale autrice dello studio, Karen Stockin del Cetacean ecology research group e dell’Animal welfare science and bioethics centre della Massey University spiega che «Esiste una disgiunzione tra le percezioni delle persone sul benessere e sulla sopravvivenza degli animali. Mentre la maggior parte degli intervistati ha dato la priorità alla sopravvivenza rispetto al benessere, il legame innegabile tra benessere compromesso e scarso risultato di sopravvivenza sembra perdersi nella traslazione. In alcuni casi, questo può portare a continue richieste di salvataggio di animali non vitali, piuttosto che fornire una fine umana alla loro sofferenza, tramite cure palliative o eutanasia».

I risultati dello studio evidenziano come l’antagonismo dell’opinione pubblica che deve affrontare il DOC possa potenzialmente portare a un processo decisionale che privilegia il sentimento umano rispetto alle esigenze di benessere degli animali. Come evidenzia la Stockin «Casi di alto profilo come Toa, l’orca neonata, morta settimane dopo essersi arenata mentre era sottoposta a cure umane prolungate, parlano chiaramente dei dati delle scienze sociali presentati in questo ultimo studio».

DOC e Project Jonah, un’ONG che si occupa del salvataggio dei mammiferi marini, hanno accolto con favore i risultati dello studio  e il direttore generale progetti di Jonah, Daren Grover, sottolinea che «Gli spiaggiamenti sono eventi altamente emotivi e tutte le persone coinvolte sperano nei migliori risultati. Purtroppo, abbiamo assistito a eventi nei quali il peso dell’aspettativa dell’opinione pubblica ha fatto prolungare le sofferenze di balene e delfini malati o feriti, nella speranza di un esito felice. Questo paper supporta la nostra posizione secondo la quale  l’istruzione porta a una maggiore comprensione e dimostra che la nostra formazione fornisce ai volontari aspettative più realistiche su tutti i possibili risultati degli eventi di spiaggiamento».

L’altro studio “Evaluating Potential Cetacean Welfare Indicators from Video of Live Stranded Long-Finned Pilot Whales (Globicephala melas edwardii)”, pubblicato a luglio su Animals da un team della Massey University, ha messo in evidenza gli indicatori chiave del benessere degli animali che possono essere valutati in modo completo durante uno spiaggiamento. Gli autori raccomandano che questi indicatori vengano applicati per supportare meglio il processo decisionale durante gli eventi di spiaggiamento in Nuova Zelanda.

L’autrice senior del nuovo studio, Rebecca Boys della School of natural sciences della Massey University, conclude: «La Nuova Zelanda ha l’opportunità di essere un leader globale nella risposta agli spiaggiamenti. Tuttavia, questo richiederà di ottenere il corretto equilibrio tra benessere degli animali, probabilità di sopravvivenza e sentimento dell’opinione pubblica».