Pesticidi: le attuali misure di riduzione non riescono a proteggere i gruppi vulnerabili dall’inquinamento
Un nuovo studio condotto in Alto Adige rivela che le misure adottate, più stringenti di quelle Ue, non bastano
[4 Ottobre 2022]
Secondo lo studio “Pesticide drift mitigation measures appear to reduce contamination of non-agricultural areas, but hazards to humans and the environment remain”, pubblicato su Science of the Total Environment da un team di ricercatori dell’Universität für Bodenkultur (BOKU), Health and Environment Alliance (HEAL), Pesticide Action Network (PAN) Europe e Pan Deutschlan, e che ha visto la collaborazione anche di esperti di ISDE-Medici per l’Ambiente, «Le misure locali esistenti per ridurre la deriva dei pesticidi nella regione non sono abbastanza efficaci per prevenire l’esposizione ai pesticidi negli spazi pubblici». Queste misure comprendono cartelli di avvertimento e restrizioni sull’orario e sulla distanza in cui i pesticidi possono essere spruzzati.
Il nuovo studio si basa sulla precedente ricerca “Pesticide contamination and associated risk factors at public playgrounds near intensively managed apple and wine orchards”, pubblicata nel maggio 2019 su Environmental Science Europe e che analizzava le distanze a cui sono stati trovati residui di pesticidi In Alto Adige, una delle principali regioni agricole per la produzione di mele e vino in Europa, e che ha dimostrato che i residui di pesticidi sono stati rilevati a distanze che vanno da 5 a 600 metri dai siti agricoli in cui sono stati originariamente utilizzati. Nel nuovo studio i ricercatori hanno esaminato i dati ufficiali di 306 campioni di erba raccolti da 88 siti pubblici non agricoli, come parchi giochi per bambini, mercati e cortili di scuole, tra il 2014 e il 2020.
L’ISDE evidenzia i principali risultati dello studio: «Nonostante una leggera riduzione dei residui di pesticidi durante il periodo di studio, è stato possibile rilevare residui di almeno un pesticida nel 73% dei siti campionati e residui multipli nel 27% dei siti nel 2020; Il fluazinam, un fungicida che si sospetta possa causare danni al feto e che è stato collegato al cancro in studi sugli animali, è stato rilevato nel 74% dei siti contaminati. Sono stati rilevati frequentemente anche altri pesticidi dannosi come il fungicida captan (60%) e l’insetticida fosmet (49%); La percentuale di residui potenzialmente dannosi per la riproduzione umana è aumentata in modo significativo, passando dal 21% del 2014 all’88% del 2020. Anche la percentuale di residui potenzialmente dannosi per alcuni organi è aumentata dallo 0% del 2014 al 21% del 2020: La percentuale di sostanze potenzialmente in grado di influenzare il sistema endocrino (89%) o di provocare il cancro (45%) nell’uomo è rimasta costante nel periodo di studio; Se queste concentrazioni di residui di pesticidi venissero riscontrate negli alimenti coltivati localmente, sarebbero di parecchie volte superiori a quelle considerate sicure per il consumo nell’Ue; La percentuale di residui di pesticidi rilevati con tossicità acuta per le api da miele è rimasta elevata per tutto il periodo di studio».
La principale autrice dello studio, l’epidemiologa Caroline Linhart di PAN Europe, sottolinea che «Con i dati disponibili non siamo stati in grado di dimostrare che le misure di mitigazione applicate dalle autorità locali riducono efficacemente la contaminazione da pesticidi delle aree non bersaglio. Un monitoraggio costante è essenziale per garantire l’efficacia delle misure di mitigazione e la riduzione dei rischi potenziali per l’uomo e l’ambiente derivanti dai pesticidi pericolosi».
Nell’Unione Europea, la valutazione del rischio dei pesticidi utilizza modelli di previsione per stimare la loro distribuzione nell’ambiente. Tuttavia, questi modelli non tengono conto dei dati reali.
Uno degli autori dello studio, Johann Zaller della BOKU di Vienna, aggiunge che «I nostri dati dimostrano che le valutazioni ufficiali del rischio sembrano sottostimare la reale esposizione ai pesticidi degli organismi non bersaglio, compresi gli esseri umani. È importante sottolineare che quanto abbiamo dimostrato in questo studio rispecchia molto probabilmente la situazione in altre regioni con produzione intensiva di mele e vino in Europa e nel mondo».
All’ISDE fanno notare che «I risultati arrivano subito dopo la pubblicazione da parte della Commissione Europea di una proposta di nuovo regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (SUR), che fissa obiettivi di riduzione giuridicamente vincolanti per dimezzare l’uso dei pesticidi in tutti gli Stati membri dell’UE entro il 2030, in particolare di quelli noti per essere pericolosi per la salute. La proposta mira anche a vietare l’uso dei pesticidi in tutte le aree “sensibili” utilizzate dal pubblico o di importanza ecologica nel raggio di tre metri. E’ interessante notare che molte di queste misure proposte a livello europeo sono meno severe di quelle messe in atto dal governo regionale di Bolzano-Alto Adige, dove i pesticidi con proprietà pericolose non possono essere utilizzati nelle aree frequentate dalla popolazione e dai bambini, né a una distanza di 30 metri da essi».
La co-autrice dello studio, Angeliki Lyssimachou, senior science policy officer di HEAL e Francesco Romizi, responsabile comunicazione di ISDE Italia, evidenziano che «Il nostro studio dimostra che le misure regionali per ridurre l’esposizione ai pesticidi, più severe di quelle proposte dalla Commissione europea, non sono sufficienti a prevenire l’esposizione dei bambini e della popolazione in generale a sostanze potenzialmente cancerogene o dannose per la riproduzione. Per proteggere la salute è urgente una riduzione più drastica di tutti i pesticidi e un significativo ampliamento delle zone cuscinetto suggerite ad almeno 50 metri».
Koen Hertoge, presidente di PAN Europe, promotore e co-autore dello studio, conclude; «Anche se negli ultimi anni il governo regionale del Sud-Tirolo ha attuato alcune misure di mitigazione per limitare la deriva, vediamo ancora che i parchi giochi sono contaminati da pesticidi che hanno il potenziale di causare danni, rappresentando un rischio per i residenti e i gruppi vulnerabili».