Chi ruba l’avorio e le zanne di elefante che il Governo del Burundi doveva proteggere?
I dati sugli isotopi rafforzano i sospetti di furto di scorte di avorio in Africa
[18 Ottobre 2022]
Un sequestro di 3,3 tonnellate di avorio effettuato nel gennaio 2019 in Uganda ha rivelato qualcosa di sorprendente: i segni su alcune zanne di elefante suggerivano che potessero essere state prelevate da una scorta di avorio tenuta, si pensava, rigorosamente al sicuro dal governo del Burundi. Ora lo studio “14-Carbon demonstrates that some illegal ivory is being taken from government stockpiles”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team di ricercatori guidato da There Cerling dell’università dell’Utah, utilizzando gli isotopi di carbonio ha dimostrato che quelle zanne marcate avevano più di 30 anni e in che modo erano arrivate nelle mani di commercianti illegali di avorio. E i risultati suggeriscono che i governi che detengono scorte di avorio farebbero meglio a dare un’occhiata più da vicino ai loro depositi.
Cerling è un pioniere nell’uso degli isotopi per rispondere a domande sui processi fisici e biologici. All’Università di Washington .seattle, ricordano che «Gli isotopi di un dato elemento si riferiscono ad atomi dell’elemento che variano nel numero di neutroni e quindi variano leggermente in massa. Ad esempio, un isotopo di carbonio-14 ha un neutrone in più rispetto al carbonio-13. Alcuni isotopi sono stabili e altri instabili. Gli isotopi instabili decadono in altri isotopi o elementi attraverso il decadimento radioattivo. Poiché per gli isotopi instabili il tasso di decadimento è noto, gli scienziati possono utilizzare le quantità presenti in un campione per determinare l’età. Ecco come funziona la datazione al carbonio: utilizza il tasso di decadimento del carbonio-14 instabile per determinare l’età della materia organica».
Una decina di anni fa Cerling partecipò a una presentazione fatta dal biologo Sam Wasser, co-direttore esecutivo del Center for Environmental Forensic Science dell’università di Washington – Seattle, che studia la genetica della fauna selvatica e utilizza questi strumenti per indagare sulla data e sul luogo del bracconaggio di animali selvatici. Riconoscendo l’esperienza di Wasser, Cerling iniziò una collaborazione continua con lui ed è questo lavoro comune che ha portato alla pubblicazione del nuovo studio che affronta un problema chiave nel commercio dell’avorio: quanti anni ha l’avorio sequestrato dai governi? Alcuni commercianti dicono che il loro avorio è vecchio, prelevato prima del 1976 e quindi esente da divieti di vendita. E con la dimensione media dei sequestri di avorio superiore a 2,5 tonnellate, ricercatori, governi e ambientalisti si chiedono quanto dell’avorio sia recente e quanto provenga da scorte di bande criminali o sia stato rubato da qualcuna delle numerose scorte di avorio detenute dai governi di alcuni Paesi africani.
Wasser sottolinea che «I governi conservano le loro scorte per molteplici ragioni. Sperano di vendere l’avorio a scopo di lucro, a volte per sostenere gli sforzi di conservazione. Tuttavia, possono vendere solo avorio di elefanti morti per cause naturali o abbattuti perché animali problematici. Non possono vendere avorio sequestrato perché non sanno se proviene davvero dal loro Paese».
Mettendo insieme i dati isotopici di Cerling e dei dati genetici di Wasser, già nel 2016 lo studio “Radiocarbon dating of seized ivory confirms rapid decline in African elephant populations and provides insight into illegal trade” su PNAS da Cerlòing, Wasser e dal loro team aveva rivelato che «Oltre il 90% dell’avorio sequestrato proveniva da elefanti uccisi meno di tre anni prima». E i ricercatori dicono che «E’ stato un risultato che ci ha fatto riflettere, mostrando reti di bracconaggio e di esportazione attive e ben sviluppate». Ma lo studio sembrava anche indicare che poco avorio proveniente dalle scorte dei governi fosse finito sul mercato nero. Poi è arrivato il sequestro dell’avorio in Uganda nel 2019 che ha mostrato qualcosa di preoccupante: «Alcune delle zanne sfoggiavano segni che somigliavano in modo sospetto ai segni che la CITES, la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora, usa per inventariare l’avorio immagazzinato».
Cerling evidenzia che «A causa dei segni visti su alcuni campioni di avorio, si pensava che alcuni campioni in questa spedizione potessero essere correlati a materiale conservato in una scorta governativa in Burundi. Ci è stato chiesto di datare campioni di questo e di altri tre recenti sequestri di avorio, per vedere se alcuni campioni potessero provenire da scorte più vecchie».
Per determinare l’età dell’avorio, i ricercatori hanno raccolto piccoli campioni dalle zanne e li hanno analizzati per la quantità di isotopi di carbonio-14 in ciascun campione, cercando specificamente l’ammontare di ” bomb carbon” nelle zanne. I ricercatori spiegano ancora che «Tra il 1945 e il 1963, i test sulle armi nucleari hanno raddoppiato la quantità di carbonio-14 nell’atmosfera, quindi qualsiasi cosa vivente che abbia consumato carbonio da allora, compresi noi, ha una firma misurabile di carbonio-14. La quantità di carbonio-14 in un campione di avorio che non è ancora decaduto può dire agli scienziati quando l’avorio ha smesso di crescere o quando l’elefante è morto».
Il metodo richiede una certa calibrazione, utilizzando campioni di organismi che vivono nella stessa area. Alcuni dei campioni provenivano dagli scolari del Kenya, che hanno partecipato al programma “Kids and Goats for Elephants”: dato che la maggior parte delle famiglie nelle zone rurali del Kenya allevano capre, il programma, gestito da Cerling e Paula Kahumbu di WildlifeDirect, coinvolge i bambini nella raccolta di campioni di pelo dalle capre per l’analisi isotopica. I dati sugli isotopi sono utili per molte applicazioni, inclusa la lotta al bracconaggio degli elefanti e, in questo caso, la calibrazione del tasso di decadimento del carbonio delle bombe atomiche per una datazione più accurata dell’avorio.
I ricercatori hanno analizzato l’avorio proveniente da 4 sequestri realizzati in Angola, Hong Kong, Singapore e Uganda e i dati genetici hanno assicurato che non stessero campionando due zanne dello stesso individuo. I risultati delle analisi dei sequestri in Angola, Hong Kong e Singapore sono stati come si prevedeva: i campioni risalivano per lo più a circa tre anni dopo la morte dell’elefante e le zanne fossero state prelevate più di 10 anni fa.
Ma il sequestro dell’Uganda, con i segni dell’inventario sulle zanne, ha mostrato qualcosa di molto diverso: «9 delle 11 zanne testate erano state prelevate più di 30 anni prima, con date di morte comprese tra il 1985 e il 1988. Tali date sono coerenti con l’età dell’avorio nelle scorte del governo del Burundi, che sono state inventariate e conservate in contenitori sigillati nel 1989».
Wasser ha commentato: «I miei sospetti sono stati confermati. La sorpresa più grande è stata quanto vicino al 1989 siano stati uccisi gli elefanti».
All’epoca in cui il Burundi metteva insieme le sue scorte di avorio, una condizione per entrare a far parte della CITES, che assiste i governi nella gestione delle riserve di avorio, era che l’avorio da immagazzinare fosse vecchio Wasser conclude: «I risultati suggeriscono che non era così, che il Burundi avrebbe violato le condizioni per l’adesione alla CITES. La speranza è che la CITES richieda di re-inventariare lle scorte, comprese le zanne selezionate casualmente invecchiate, e si assicuri delle scorte rimanenti».