Da GreenItaly la nuova geografia dei lavori verdi in Italia
Nell’ultimo anno i green job sono arrivati a sfiorare i 3,1 milioni: rappresentano il 13,7% di tutti gli occupati
[25 Ottobre 2022]
A fine 2021 gli occupati che hanno svolto una professione di green job erano pari a 3.095,8 mila unità, pari al 13,7% dell’occupazione totale, in linea con quanto riscontrato nella precedente rilevazione.
Dato che evidenzia come nell’anno l’occupazione green non sia stata in grado di differenziare il proprio andamento rispetto alla dinamica occupazionale generale, interrompendo il trend di crescita riscontrato negli ultimi anni.
La scomposizione del dato per macroaree geografiche conferma il Nord-Ovest come l’area con maggiore occupazione green, 1.017,8 mila unità pari al 32,9% del totale. Seguono, nell’ordine, il Nord-Est con il 23,9% (pari a 741,2 mila unità), il Mezzogiorno con il 22,2% (687,9 mila unità) e il Centro con il restante 21% (648,8 mila occupati green). Analizzando l’incidenza degli occupati che svolgono una professione di green job sul totale degli occupati delle diverse macroaree, nel 2021 si registrano esattamente gli stessi dati del 2020 (Nord-Ovest 15,5%, Nord-Est 14,5%, Centro 13,7% e Mezzogiorno 11%), a confermare, quindi, che anche nelle diverse macroaree geografiche l’andamento dell’occupazione green ha seguito la dinamica complessiva dell’occupazione.
L’auspicio è che, anche grazie ai fondi del Pnrr destinati alla sostenibilità ambientale e alla transizione verde, l’andamento dell’occupazione green riesca ad imporre un proprio trend diversificato rispetto all’andamento generale del mercato del lavoro, in modo anche da configurarsi come fattore di rilancio per l’occupazione totale.
Analizzando la distribuzione regionale degli occupati green nel 2021, la Lombardia conferma il suo primato sia in termini di valori assoluti (675 mila unità, pari al 21,8% del totale degli occupati green nazionali), sia come incidenza degli occupati che svolgono una professione di green job sul totale degli occupati regionale (16,1%). Oltre la Lombardia, in termini relativi si distinguono per incidenza degli occupati green sul totale degli occupati della regione -superiore alla media nazionale (13,7%)- anche EmiliaRomagna (15,6%), Piemonte (15,0%), Umbria (14,9%), Marche (14,6%), Trentino-Alto Adige (14,2%) e Veneto (13,8%).
L’analisi della domanda di lavoro delle imprese nel 2021 conferma l’esigenza di figure professionali più qualificate ed esperte per i green jobs rispetto alle altre figure professionali.
In tema di qualificazione e competenze, infatti, i contratti di attivazione previsti dalle imprese nel 2021 che riguardano i green jobs sono rivolti a laureati nel 15,2% dei casi (contro il 12,9% dei contratti rivolti alle professioni non green), a figure con una specifica esperienza nella professione per il 25,1% dei casi (20,2% per le altre figure) e con un’esperienza nello stesso settore per il 48,9% dei nuovi contratti green (contro il 45,6% dei nuovi contratti non green); elementi che consolidano quanto era già emerso nelle precedenti indagini.
I green jobs si distinguono, inoltre, come lavori più stabili – il 24,1% del totale dei contratti previsti in entrata è a tempo indeterminato, contro il 13,2% delle professioni non green –, nonostante rispetto alla scorsa rilevazione la quota complessiva di contratti a tempo indeterminato sia diminuita in entrambe le categorie (nel 2020 al 28,3% per i green jobs e al 18,6% per gli altri contratti).
A queste precise caratteristiche della domanda di green jobs delle imprese, il mercato del lavoro non è ancora in grado di rispondere efficacemente, considerando che anche in questa indagine si riscontra una relativa maggiore difficoltà di reperimento dei green jobs, fattispecie che le imprese lamentano nel 40,6% dei casi contro il 27,8% delle altre professioni, nonché una maggiore esigenza di formare il personale assunto, aspetto che riguarda il 44,7% dei green jobs e solo il 33,2% delle altre professioni.
Rispetto alla precedente rilevazione, il tema della distanza tra domanda ed offerta di lavoro resta invariato per i green jobs, mentre nel caso delle altre professioni le difficoltà di reperimento sono diminuite. Dall’analisi relativa delle competenze trasversali richieste ai green jobs, rispetto alle altre figure professionali, emerge che la capacità di lavorare in autonomia e la capacità di problem solving sono le due competenze che distinguono la domanda di green jobs, a conferma della maggiore specializzazione richiesta a queste figure rispetto alle altre.
Dall’analisi dei contratti relativi ai green jobs con attivazione prevista dalle imprese nel 2021 emerge immediatamente la forte crescita rispetto alla precedente rilevazione: nel 2021 le attivazioni green previste sono state pari a 1.600.460, ossia il 38,3% in più rispetto all’anno precedente (+443.380 unità). L’incidenza dei contratti green sul totale delle nuove attivazioni è del 34,5%, leggermente in calo rispetto alla precedente rilevazione (35,7%).
In altri termini, nel 2021 si è assistito ad un incremento diffuso dei fabbisogni occupazionali del sistema imprenditoriale italiano, incremento che non ha sostanzialmente modificato i rapporti preesistenti tra lavori green e altre occupazioni.
La crescita delle nuove attivazioni green nel 2021 è, inoltre, distribuita in modo sostanzialmente uniforme nelle macroaree del Paese, in quanto la distribuzione geografica dei contratti non mostra sostanziali variazioni rispetto a quanto riscontrato nel 2020: il 32,9% dei nuovi contratti green jobs è nel Nord-Ovest, il 24,1% nel NordEst, il 17,4% al Centro e il 25,5% nel Sud e Isole. L’incidenza dei contratti green rispetto al totale dei contratti ha un suo massimo nel Nord-Ovest (38,4%) seguito dal Nord-Est (34,9%), mentre sono al di sotto della media nazionale il Centro (30,5%) ed il Sud e Isole (32,8%), aree dove si osserva anche un calo dell’incidenza di contratti green sul totale rispetto all’anno precedente.
La distribuzione per regione conferma quanto affermato in precedenza, ossia che l’incremento delle nuove attivazioni green è uniforme in tutte le regioni italiane. La Lombardia, infatti, nel 2021 conferma il primato per nuovi contratti green jobs, 367.040 unità, con una crescita del 38% rispetto allo scorso anno ed un’incidenza sulle attivazioni complessive della regione del 39,4%, in linea con la precedente rilevazione. Guardando alle attivazioni in valore assoluto, dietro la Lombardia confermano le loro buone performance il Veneto (164.440 attivazioni, pari al 36,8% del totale attivazioni regionali con una crescita del 45,0% rispetto al 2020), l’Emilia-Romagna (150.080, con incidenza del 37,4% sul totale attivazioni regionali e +40,6% dalla precedente rilevazione) e Lazio, quest’ultima con una crescita più contenuta rispetto allo scorso anno (+22,1%, per 136.310 attivazioni green totali e un’incidenza del 29,8% sul totale attivazioni della regione).
In queste quattro regioni è concentrato il 51,1% delle attivazioni green previste nel 2021. Guardando alla sola incidenza delle attivazioni green sul totale delle nuove attivazioni per regione, la Basilicata conserva il suo primato (40,3%) con 13.690 unità nel 2021 (+40% rispetto al 2020).
Scomponendo questi dati a livello provinciale, non si registrano significative variazioni rispetto allo scorso anno, a conferma che la crescita complessiva di attivazioni green nel 2021 è uniforme da un punto di vista geografico. La provincia di Milano mantiene il primato per nuovi contratti green jobs nel 2021 con 161.850 unità (38,5% del totale dei nuovi contratti della provincia, con un tasso di crescita del 39% rispetto al 2020 in linea con la crescita nazionale), mentre in termini di incidenza dei nuovi contratti green jobs sui nuovi contratti complessivi sono da segnalare, tra le province di rilievo per presenza assoluta, le province di Bergamo (migliore in assoluto con il 45,1%), Modena (44,4%), Treviso (44,3%), Brescia (42,4%), Vicenza (41,8%) e Monza (40,6%), tutte con una incidenza che supera il 40%.
La distribuzione percentuale di contratti relativi a green jobs previsti nel 2021 nelle varie aree aziendali conferma, se confrontata alle altre figure professionali, una netta demarcazione tra aree a schiacciante prevalenza di green jobs ed aree, invece, caratterizzate da nuove attivazioni legate prevalentemente ad altre figure professionali.
La predominanza dei green jobs si afferma in tutte le aree ad alto valore aggiunto; si tratta di un aspetto che trova conferma anche con il passare delle indagini, per cui si può affermare che i green jobs si configurano come un driver strategico per la crescita e lo sviluppo delle imprese moderne.
I nuovi contratti previsti nel 2021 nell’area della progettazione e ricerca e sviluppo insistono per l’85,3% del totale su professionalità green, lasciando alle altre professioni la quota residuale del 14,7%; nella logistica l’80,2% delle nuove attivazioni 2021 è di tipo green e su valori simili si attestano l’area tecnica (78,6%) e del marketing e comunicazione (78%). Al contrario, nelle aree relative alla direzione e servizi generali, alla produzione dei beni, alla vendita ed assistenza clienti ed all’amministrazione prevale la domanda di altre figure professionali rispetto ai green jobs.
Anche in questo caso, la rilevazione del 2021 consolida quanto era emerso nelle precedenti indagini, a sottolineare un mancato interesse per i green jobs nelle aree esaminate. Tutte queste aree sono relative ad attività di routine, in cui in alcuni casi è anche complesso identificare le opportune competenze che potrebbero qualificare un lavoro come green jobs nell’area interessata; ciò vale soprattutto per le aree dell’assistenza clienti e dell’amministrazione centrale dove, appunto, i green jobs hanno quote minime sulle nuove attivazioni e anche in calo rispetto alla scorsa rilevazione. Da una parte, quindi, va constatato che i green jobs non sono ancora così pervasivi da coinvolgere tutte le fasi della vita aziendale, dall’altro però non va sottovalutato il loro ruolo strategico nelle aree aziendali ad elevato valore aggiunto.
Le nuove attivazioni di green jobs insistono in larga maggioranza sulla sostituzione di posizioni già presenti in azienda, mentre solo il 16,5% di tali attivazioni nel 2021 riguarda nuove figure aziendali. Il dato non è molto diverso per le altre figure professionali, le cui nuove attivazioni previste nel 2021 prevedono nuove figure solo nel 21,3% dei casi
Questo testo è un estratto del tredicesimo rapporto GreenItaly, realizzato da Fondazione Symbola e Unioncamere: il rapporto integrale è disponibile qui.