Guterres: «Le innovabili sono la rampa d'uscita dall'autostrada dell'inferno climatico»

Cop27 in alto mare: le divisioni minacciano di far fallire i negoziati (VIDEO)

La protesta di ONG e popolazioni indigene alla People's Plenary: abbiamo le soluzioni, ma si rifiutano di ascoltarle

[18 Novembre 2022]

La COP27 Unfccc di Sharm el-Sheikh dovrebbe concludersi oggi ma, come ha ammesso lo stesso segretario generale dell’Onu António Guterres  in una conferenza stampa, «I Paesi rimangono divisi su diverse questioni significative tra cui perdite e danni. Esorto le parti a cogliere l’urgenza del  momento e concordare soluzioni reali per risolvere la più grande sfida per l’umanità».

Ieri la presidenza egiziana della COP27 Unfccc ha pubblicato una bozza della decisione finale, o cover text,  che per le ONG è un deludente documento di 20 pagine, ancora solo un elenco di opzioni che devono essere modificate. l testo affronta l’obiettivo dell’1,5 e fa riferimento alla scienza, ribadisce l’invito del Glasgow Climate Pact

a ridurre gradualmente il carbone, ma non menziona petrolio e gas. Fa anche riferimento al raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento e accoglie con favore il punto all’ordine del giorno su perdite e danni, ma non richiede l’istituzione di un nuovo strumento finanziario.

Guterres ha reso esplicito quel che era evidente fin da subito: «C’è chiaramente una rottura della fiducia tra Nord e Sud, e tra economie sviluppate ed emergenti. Non è il momento di puntare il dito. Il gioco della colpa è una ricetta per la distruzione reciprocamente assicurata. Chiedo a tutti i Paesi a fornire il tipo di azione significativa di cui le persone e il pianeta hanno un disperato bisogno.  Il mondo ci sta guardando e ha un messaggio semplice: alzati<evi in piedi e dateci quel che dovete».

Guterres ha nuovamente  ricordato ai leader mondiali che «Le emissioni globali sono ai livelli più alti della storia e che gli impatti climatici stanno decimando le economie e le società.Il modo più efficace per ricostruire la fiducia è trovare un accordo ambizioso e credibile su perdite e danni e sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo. Il tempo per parlare di finanziamenti per perdite e danni è finito. Abbiamo bisogno di azione, I negoziatori a fornire soluzioni concrete per risolvere una delle questioni più spinose sul tavolo alla COP di quest’anno» e ha anche chiesto ai negoziatori di «Inviare un chiaro segnale che le voci di coloro che sono in prima linea nella crisi vengano ascoltate, mentre il mondo brucia e annega davanti ai loro occhi. Bisogna riflettere l’urgenza, la portata e l’enormità della sfida affrontata dai paesi in via di sviluppo. Non possiamo continuare a negare la giustizia climatica a coloro che hanno contribuito meno alla crisi climatica e ne stanno subendo i danni maggiori».

Per la prima volta nella storia delle conferenze sul clima delle Nazioni Unite, la questione delle perdite e dei danni è stata inclusa nell’agenda ufficiale, ma le furbizie e le ritrosie dei Paesi ricchi – che hanno trovato nel regime fascista egiziano un docile esecutore – hanno impedito che si arrivasse a una conclusione persino sulla  creazione di un nuovo strumento finanziario per compensare le perdite subite dai paesi vulnerabili più colpiti dalle calamità naturali, una richiesta chiave del Gruppo dei 77+ cIna, che rappresenta quasi tutti i Paesi in via di sviluppo.

Guterres ha anche toccato un’altra questione che nei giorni scorsi è stata al centro delle proteste degli ambientalisti: mantenere l’ambizione di contenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius: «L’obiettivo 1.5 non riguarda semplicemente il mantenimento in vita di un obiettivo, ma anche il mantenimento in vita delle persone. Vedo la volontà di mantenere l’obiettivo di 1,5, ma dobbiamo garantire che l’impegno sia evidente nell’esito della COP27. L’attuale espansione delle compagnie dei combustibili fossili sta dirottando l’umanità».

Il capo dell’Onu ha poi ribadito il suo appoggio alle energie rinnovabili e chiesto un

Climate Solidarity Pacti: «Un patto con i Paesi sviluppati in prima linea nella riduzione delle emissioni. E un patto per mobilitare – insieme alle istituzioni finanziarie internazionali e al settore privato – il sostegno finanziario e tecnico alle economie emergenti per accelerare la loro transizione verso le energie rinnovabili. Le innovabili sono la rampa d’uscita dall’autostrada dell’inferno climatico».

Il Segretario generale dell’Onu ha anche chiesto che vengano consegnati i 100 miliardi di dollari all’anno in finanziamenti per il clima promessi alla COP15 Unfccc di Copenaghen: «Le parti devono agire di comune accordo per raddoppiare i loro investimenti nell’adattamento e riformare le banche multilaterali di sviluppo e le istituzioni finanziarie internazionali. Devono fornire il supporto di cui i Paesi in via di sviluppo hanno bisogno per intraprendere un percorso verso l’energia rinnovabile e resiliente ai cambiamenti climatici».

Di fronte allo stallo dei negoziati, Guterres ha concluso con un altro drammatico appello ai negoziatori: «L’orologio del clima sta ticchettando. Avete la possibilità di fare la differenza, quindi dovete agire rapidamente. Abbiamo concordato soluzioni che sono di fronte a noi:  per rispondere a perdite e danni, per colmare il gap delle emissioni e per fornire finanziamenti».

Ieri centinaia di rappresentanti della società civile hanno partecipato alla People’s Plenary  della COP27 per chiedere giustizia climatica, toccando proprio i punti di azione che Guterres  ha menzionato più tardi nel suo incontro con la stampa. La cerimonia è iniziata con una benedizione delle popolazioni indigene del Brasile, che riflette l’importante ruolo della spiritualità come parte dell’azione climatica: «Siamo tutti connessi, umani e non… tutto è sacro e ciò che è stato creato non può far parte di un mercato. La natura è vita».

Uno dopo l’altro, gli attivisti hanno condiviso la loro visione ed esperienza sul cambiamento climatico, e hanno parlato dei diritti umani che vengono violati dall’attuale crisi. Il leader of the Youth constituency ha ricordato che: «Gli incredibili giovani del Nord e del Sud del mondo si uniscono in solidarietà chiedendo di agire. Ma dobbiamo cercare qualcosa di più della speranza. Abbiamo bisogno che chi è al potere ascolti e realizzi effettivamente le soluzioni».

La plenaria è durata poco: tutti i partecipanti sono usciti e hanno fatto una breve marcia nell’area all’aperto allo Sharm el-Sheikh International Convention, che si è conclusa con un sit-in, durante il quale hanno letto la COP27 People’s Declaration for Climate Justice. Approvata dalle decine di organizzazioni presenti, che chiede «Un cambio di sistema per garantire e consentire transizioni giuste verso sistemi di energia rinnovabile decentralizzati al 100% di proprietà delle persone, il rimborso del debito climatico riducendo a zero le emissioni entro il 2030 e affrontando perdite e danni, l’eliminazione graduale dei combustibili fossili e garantire un ambiente sicuro e favorevole per la società civile».

A prevalere è un senso di ingiustizia, come ha detto a UN News Ina Maria Shikongo, un’attivista indigena della Namibia, «Sono qui perché sono arrabbiato. Le mie comunità sono già state colpite da una siccità in corso negli ultimi dieci anni. La mia gente non ha visto pioggia negli ultimi dieci anni. I loro mezzi di sussistenza sono già stati colpiti. La Namibia è attualmente uno dei Paesi più aridi dell’Africa meridionale e tuttavia i leader mondiali stanno ancora discutendo se debbano pagare per perdite e danni. I nostri governi continuano a prendere in prestito fondi solo per essere in grado di sostenere le comunità quando siamo i meno responsabili della crisi climatica. La Namibia è un serbatoio di carbonio, quindi questo significa che il Nord del mondo ci deve dei risarcimenti climatici».

E pensare che ieri alla COLP27 era il “Solutions Day”. Per la Shikongo, «Le risposte alla crisi climatica risiedono nelle comunità indigene del mondo. Dovremmo essere noi quelli al  tavolo. Dovremmo essere noi come nazioni indigene [sono tra le comunità più colpite]. Dovremmo essere lì. Abbiamo le soluzioni. Gli indigeni hanno le soluzioni, ma si rifiutano di ascoltarle».

L’attivista polacca Dominika Lasota ha detto: «Sono alla COP27 per promuovere la fine dei combustibili fossili, che stanno guidando la guerra in Ucraina.I progetti comunitari rinnovabili dovrebbero essere la principale soluzione alla crisi climatica. Le comunità indigene, che da secoli proteggono gli ecosistemi del pianeta, dovrebbero essere ascoltate. Abbiamo un disperato bisogno di reindirizzare i soldi dalla morte, dai combustibili fossili e dagli investimenti che distruggono le nostre vite, verso soluzioni e cose che proteggano la luce delle popolazioni indigene, come il finanziamento per perdite e danni».

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