Nell’Ue continuano a diminuire le morti premature da inquinamento atmosferico. Ma sono ancora 238.000 e l’Italia ha il record
EEA: necessari ulteriori sforzi per rispettare l’obiettivo di un ambiente privo di sostanze tossiche
[24 Novembre 2022]
Secondo il rapporto “Air quality in Europe 2022”, dell’European Environment Agency che valutando gli impatti dell’inquinamento atmosferico sulla salute e sugli ecosistemi e identificando le fonti di emissioni atmosferiche, «L’inquinamento atmosferico continua a rappresentare un rischio significativo per la salute in Europa, causando malattie croniche e morti premature. Nel 2020, il 96% della popolazione urbana dell’Ue è stata esposta a concentrazioni di particolato fine (PM2.5) superiori al livello guida dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’inquinamento atmosferico danneggia anche la biodiversità e danneggia le colture agricole e le foreste, causando gravi perdite economiche».
L’EEA avverte che «La scarsa qualità dell’aria, soprattutto nelle aree urbane, continua a incidere sulla salute dei cittadini europei». Secondo le ultime stime dell’AEA, «Nel 2020, almeno 238.000 persone sono morte prematuramente nell’Ue nel 2020 a causa dell’esposizione all’inquinamento da PM2.5 superiore al livello guida dell’OMS di 5 µg/m3. L’inquinamento da biossido di azoto (NO2) ha portato a 49.000 morti e l’esposizione all’ozono (O3) a 24.000 morti premature nell’Ue.
L’Italia resta purtroppo saldamente prima in questa triste classifica con ben 52. 300 morti premature da PM2.5, mentre le morti premature causate da NO2 sono 11.200 e quelle dovute al’O3 sono state 6.067.
L’EEa ricorda che «Oltre alla morte prematura, l’inquinamento atmosferico provoca problemi di salute e aggiunge costi significativi al settore sanitario. Ad esempio, in 30 paesi europei nel 2019, l’esposizione al PM2.5 ha portato a 175.702 anni vissuti con disabilità (YLD) a causa di broncopneumopatia cronica ostruttiva».
Però la tendenza è in calo: dal 2005 al 2020, nell’Ue il numero di decessi precoci dovuti all’esposizione al PM2.5 è diminuito del 45%, un trende che. se continuerà, dovrebbe permettere all’Ue di raggiungere l’obiettivo del piano d’azione per l’inquinamento zero di una riduzione del 55% delle morti premature entro il 2030. Ma pe l’EEA «Saranno necessari ulteriori sforzi per raggiungere la visione dell’inquinamento zero per il 2050 di ridurre l’inquinamento atmosferico a livelli non più considerati dannosi per la salute».
L’inquinamento atmosferico danneggia anche gli ecosistemi terrestri e acquatici. Il rapporto rivela che «Nel 2020, livelli dannosi di deposizione di azoto sono stati osservati nel 75% dell’area totale dell’ecosistema dell’Ue. Questo rappresenta una riduzione del 12% dal 2005, mentre l’obiettivo del piano d’azione dell’Ue per l’inquinamento zero è di raggiungere una riduzione del 25% entro il 2030».
Secondo l’analisi EEA, «Nel 2020 in Europa il 59% delle aree forestali e il 6% dei terreni agricoli sono stati esposti a livelli dannosi di ozono troposferico. Nel 2019, le perdite economiche dovute agli impatti dell’ozono troposferico sui raccolti di grano sono state pari a circa 1,4 miliardi di euro in 35 Paesi europei, con le maggiori perdite registrate in Francia, Germania, Polonia e Turchia».
In Europa la principale fonte di inquinamento da particolato proviene dalla combustione di combustibili nel settore residenziale, commerciale e istituzionale. E l’analisi EEA fa notare che «Tali emissioni sono principalmente legate alla combustione di combustibili solidi per il riscaldamento degli edifici. Nel 2020, il settore è stato responsabile del 44% delle emissioni di PM10 e del 58% di PM2.5. Altre fonti significative di questi inquinanti includono l’industria, il trasporto su strada e l’agricoltura».
L’agricoltura è stata responsabile di ben il 94% delle emissioni europee di ammoniaca e del 56% delle emissioni di metano. Per gli ossidi di azoto, le fonti principali sono state il trasporto su strada (37%), l’agricoltura (19%) e l’industria (15%).
L’EEA conclude: «Nel complesso, nel 2020 le emissioni di tutti i principali inquinanti atmosferici nell’Ue hanno continuato a diminuire. Questa tendenza è continuata dal 2005 nonostante il notevole aumento del prodotto interno lordo (PIL) dell’Ue nello stesso periodo».