Lista Rossa Iucn: «Attività umane devastanti per le specie marine»
Dugonghi, abaloni e coralli: il cambiamento climatico colpisce almeno il 41% delle specie marine minacciate
[12 Dicembre 2022]
Presentando l’aggiornamento Lista rossa delle specie minacciate dell’International Union for Conservation of Nature (IUCN) alla 15esima conferenza delle parti della Convention on biological diversity (COP15 Cbd) in corso a Montreal, il direttore generale dell’IUCN, Bruno Oberle, ha sottolineato che «Rivela una tempesta perfetta di attività umana insostenibile che sta decimando la vita marina in tutto il mondo. Mentre il mondo guarda alla conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità per impostare il percorso per il recupero della natura, semplicemente non possiamo permetterci di fallire. Abbiamo urgente bisogno di affrontare le crisi legate al clima e alla biodiversità, con profondi cambiamenti nei nostri sistemi economici, o rischiamo di perdere i benefici cruciali che ci forniscono gli oceani».
Jon Paul Rodríguez, presidente della IUCN Species Survival Commission (IUCN SSC) ha ricordato che «La maggior parte della biosfera terrestre, il 99% di tutto lo spazio vivibile sul nostro pianeta, è sott’acqua. L’umanità agisce come se gli oceani fossero inesauribili, in grado di sostenere un raccolto infinito di alghe, animali e piante per cibo e altri prodotti, in grado di trasformare grandi quantità di liquami e altri inquinanti che riversiamo nelle zone costiere e di assorbire la CO2 generata dal cambiamento dell’utilizzo dei suoli e dal bruciare combustibili fossili. Questo aggiornamento della Lista Rossa porta alla luce nuove prove delle molteplici minacce interagenti per il declino della vita nel mare».
Infatti, l’aggiornamento della Lista rossa IUCN, evidenzia «Una raffica di minacce che colpiscono le specie marine, tra cui la pesca illegale e insostenibile, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le malattie». Ora, tra gli animali minacciati di estinzione La Lista Rossa IUCN include popolazioni di dugonghi, grandi mammiferi marini erbivori, e il 44% di tutte le specie di abaloni, grandi molluschi commestibili, mentre il corallo pilastro (Dendrogyra cylindrus) passa alla categoria in pericolo critico.
Le specie di abalone sono tra i frutti di mare più costosi del mondo, con una raccolta insostenibile e minacce che provengono principalmente dal bracconaggio aggravate da cambiamento climatico, malattie e inquinamento. Secondo la prima valutazione globale degli abaloni fatta dalla Lista Rossa, «20 delle 54 specie di abalone del mondo sono ora minacciate di estinzione».
L’IUCN rivela che «In Sud Africa, il bracconaggio da parte di reti criminali, molte legate al traffico internazionale di stupefacenti, ha devastato popolazioni di Perlemoen abalone (Haliotis midae) in via di estinzione. Le ondate di caldo marino sempre più frequenti e gravi hanno causato mortalità di massa, uccidendo il 99% degli abaloni di Roe (H. roei) nelle zone più settentrionali dell’Australia occidentale nel 2011. cracherodii ) in California e Messico, e l’orecchio di San Pietro o orecchio di mare (H. tuberculata) vulnerabile, che vive dal Canale della Manica all’Africa nordoccidentale e al Mediterraneo. Le ondate di caldo marino uccidono anche le alghe da cui gli abaloni dipendono per il cibo. L’inquinamento dovuto al deflusso agricolo e industriale causa fioriture algali dannose, che hanno eliminato l’abalone dell’Oman (H. mariae) in via di estinzione, una specie commerciale che vive nella penisola arabica, in metà del suo areale. Tossine come la vernice antivegetativa per barche impoveriscono ulteriormente le popolazioni».
Secondo il britannico Howard Peters, dell’IUCN SSC Mollusc Specialist Group e dell’università di York, che ha guidato il team di valutazione dell’abalone della Lista Rossa, «Gli abaloni riflettono nel loro microcosmo la disastrosa tutela da parte dell’umanità dei nostri oceani: pesca eccessiva, inquinamento, malattie, perdita di habitat, proliferazioni algali, riscaldamento e acidificazione, solo per citare alcune minacce. Sono davvero il canarino nella miniera di carbone. L’azione più immediata che le persone possono intraprendere è mangiare solo abaloni d’allevamento o di provenienza sostenibile. Anche l’applicazione delle quote di pesca e delle misure anti-bracconaggio è fondamentale. Tuttavia, per preservare la vita marina, , comprese le specie di abalone, dobbiamo fermare i cambiamenti a lungo termine della chimica e della temperatura degli ocean ».
Le popolazioni di dugonghi in Africa orientale e Nuova Caledonia sono entrate rispettivamente nella Lista Rossa IUCN come in pericolo critico e in pericolo di estinzione e la specie resta vulnerabile a livello globale. In Afroca oro ientale ora ci sono meno di 250 individui sessualmente maturi di dugongo e meno di 900 in Nuova Caledonia. L’IUCN fa notare che «Le minacce principali sono la cattura involontaria negli attrezzi da pesca nell’Africa orientale e il bracconaggio in Nuova Caledonia, nonché le ferite causate dalle barche in entrambe le località. Nell’Africa orientale, l’esplorazione e la produzione di petrolio e gas, la pesca a strascico, l’inquinamento chimico e lo sviluppo costiero non autorizzato stanno danneggiando e distruggendo le piante marine da cui i dugonghi dipendono per il cibo. Il degrado e la perdita di fanerogame marine in Nuova Caledonia è il risultato del dilavamento agricolo, dell’inquinamento dovuto all’estrazione di nichel e dello sviluppo costiero e ai danni causati dalle ancore delle barche. Gli impatti del cambiamento climatico rappresentano una minaccia in tutto il vasto areale dei dugonghi».
Evan Trotzuk, che ha guidato il team di valutazione delle Lista rossa dell’Africa orientale, spiega che «Il rafforzamento della governance della pesca guidata dalle comunità e l’espansione delle opportunità di lavoro oltre la pesca sono fondamentali nell’Africa orientale, dove gli ecosistemi marini sono fondamentali per la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza delle persone. Inoltre, la creazione di ulteriori aree protette nelle aree in cui vivono i dugonghi, in particolare intorno al Parque nacional de Bazaruto (un arcipelago del Mozambico, ndr), consentirebbe anche alle comunità locali e ad altri stakeholders di trovare, implementare e beneficiare di soluzioni che arrestino il declino a lungo termine dell’abbondanza di dugonghi, come così come nell’estensione e nella qualità delle alghe».
Thomas Lacher Jr., della Texas A&M University ha fatto a sua volta notare che «Diverse popolazioni di dugonghi sono ora elencate come in pericolo di estinzione o in pericolo critico. Il dugongo è la più grande specie sopravvissuta di Sireni, un antico ordine di mammiferi che possiede adattamenti unici e una lunghissima storia evolutiva. E’ fondamentale fornire protezione al dugongo per evitare il destino della ritina di Steller, scoperta nel 1741 ed estinta entro 27 anni. Sappiamo che le attività umane possono avere un impatto negativo e rapido su queste specie, quindi è urgente fornire un’azione di conservazione immediata».
Samuel Turvey, Zoological Society of London spiega quale sia il pericolo incombente per questi pacifici animali: «ll’inizio di quest’anno, abbiamo pubblicato uno studio che ha scoperto che la popolazione cinese di dugongo è funzionalmente estinta, ora altre due popolazioni di dugongo hanno fatto un passo avanti verso la scomparsa per sempre. Dall’inquinamento dell’habitat al riscaldamento degli oceani, gli impatti umani in corso continuano a impedire il recupero dell’ecosistema marino, minacciando il futuro sia di questi animali iconici che delle molte altre specie con cui vivono. Abbiamo bisogno di un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, poiché queste due crisi minacciano contemporaneamente la vita sulla terra così come la conosciamo».
Il corallo pilastro ( Dendrogyra cylindrus ), che vive in tutti i Caraibi dalla penisola dello Yucatan e dalla Florida a Trinidad e Tobago, è passato da vulnerabile a gravemente minacciato dopo che dal 1990 la sua popolazione si è ridotta di oltre l’80% nella maggior parte del suo areale. La minaccia più urgente è malattia della perdita tessuto corallino sassoso, che è emersa negli ultimi 4 anni ed è altamente contagiosa, infettando tra 90 e 100 metri di barriera corallina al giorno. Lo sbiancamento causato dall’aumento della temperatura della superficie marina e dall’eccesso di antibiotici, fertilizzanti e liquami che scorrono in mare hanno indebolito i coralli e li hanno resi più suscettibili alle malattie. La pesca eccessiva intorno alle barriere coralline ha ridotto il numero di pesci al pascolo, consentendo alle alghe di predominare e mettendo ulteriormente sotto pressione i coralli.
Beth Polidoro dell’Arizona State University e coordinatrice della lista rossa per l’IUCN SSC Coral Specialist Group, ricorda che «Il corallo pilastro è solo uno dei 26 coralli ora elencati come in pericolo di estinzione nell’Oceano Atlantico, dove quasi la metà di tutti i coralli è ora a rischio elevato di estinzione a causa dei cambiamenti climatici e di altri impatti. Questi risultati allarmanti sottolineano l’urgenza della cooperazione globale e dell’azione per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici sugli ecosistemi oceanici».
Ashleigh McGovern, vicepresidente del Center for Oceans di Conservation International, è molto preoccupata: «Con questo devastante aggiornamento della Lista Rossa IUCN sullo stato delle specie marine, è chiaro che il business as usual non è più un’opzione. L’attività umana ha avuto effetti devastanti sugli ecosistemi marini e la biodiversità, ma può anche essere sfruttata per guidare l’azione in termini di sopravvivenza, equità e giustizia climatica. Se vogliamo garantire un nuovo futuro per gli oceani del mondo e la biodiversità essenziale che ospitano, dobbiamo agire ora».
Amanda Vincent, presidente dell’IUCN SSC Marine Conservation Committee, ha aggiunto che «Il terribile stato di queste specie dovrebbe scioccarci e spingerci ad agire con urgenza. Queste magiche specie marine sono una fauna selvatica preziosa, dal meraviglioso abalone al carismatico dugongo e al glorioso corallo pilastro e, di conseguenza, dovremmo salvaguardarli. E’ fondamentale gestire correttamente la pesca, limitare i cambiamenti climatici e invertire il degrado degli habitat».
Ma non ci sono solo gli animali marini: la Lista Rossa IUCN comprende ora 150.388 specie, delle quali 42.108 sono minacciate di estinzione. Oltre 1.550 dei 17.903 animali e piante marini valutati sono a rischio di estinzione, con il cambiamento climatico che colpisce almeno il 41% delle specie marine minacciate.
Megan Barstow, conservation officer Bobotanic Gardens di Conservation International, fa notare che «Con questo ultimo aggiornamento della Lista Rossa IUCN, il numero totale di alberi autoctoni valutati per la Papua Nuova Guinea raggiunge le oltre 2.500 specie o l’88% della flora arborea autoctona del Paese. Sono stati identificati oltre 140 alberi endemici in pericolo di estinzione. Senza queste valutazioni, gli sforzi di conservazione non potrebbero essere indirizzati verso le specie più minacciate, ma per loro ora c’è una road map per dare priorità alla conservazione della diversità unica e ricca di alberi del Paese».
Iain Darbyshire, research leader – Africa Team dei Royal Botanic Gardens, Kew, è speranzoso: «Mentre i partecipanti alla COP15 discutono sull’opportunità di destinare il 30% della terra per la conservazione della biodiversità, i risultati del lavoro in corso nelle Tropical Important Plant Areas (TIPA) del Mozambico evidenziano il grande potenziale di aumenti anche incrementali della copertura delle Aree protette. Il completamento delle valutazioni della Lista Rossa IUCN delle specie endemiche del Mozambico per informare la designazione di TIPA indica che oltre l’80% delle specie vegetali minacciate conosciute del Paese potrebbe essere salvaguardato proteggendo formalmente solo il 3% della sua superficie terrestre».
Per Sean T. O’Brien, presidente e amministratore delegato di Nature Serve, «Gli effetti combinati dell’attività umana sulle popolazioni della fauna selvatica sono innegabili. Questo aggiornamento della Lista Rossa fornisce le prove più recenti di come gli esseri umani non stiano adempiendo alle nostre responsabilità come custodi della Terra e di come livelli senza precedenti di cambiamento climatico stiano minacciando la biodiversità. Dobbiamo lavorare insieme per prendere decisioni basate sulla scienza che diano la priorità alla conservazione del nostro mondo naturale».
Barney Long, Re:wild Senior Director di Conservation Strategie, evidenzia che «Invertire questi trend al ribasso richiede un approccio ecosistemico olistico, che tenga conto dei vantaggi fondamentali della protezione e del ripristino della Terra, come un’isola, nell’ambiente marino circostante. Re:wild, Island Conservation e Scripps Institution of Oceanography presso l’Università della California di San Diego hanno lanciato la Island-Ocean Connection Challenge per ripristinare almeno 40 ecosistemi insulari significativi a livello globale a beneficio di isole, oceani e comunità entro il 2030. Chiediamo ad altri di unirsi a noi».
Jane Smart, direttrice dello Science and Data Centre dell’IUCN, si è rivolta direttamente ai delegati della COP15 Cbd: «Questo aggiornamento rafforza l’appello urgente dell’IUCN per un Post-2020 Global Biodiversity Framework che sia sufficientemente ambizioso da fermare la distruzione del nostro sistema di supporto vitale e catalizzare l’azione e il cambiamento necessari per garantire la vita su questo pianeta».