Aumenta la distanza tra uomo e natura

L'esperienza umana della natura è cruciale per lo sviluppo di comportamenti a favore dell'ambiente

[15 Dicembre 2022]

Secondo lo studio “A global synthesis of trends in human experience of nature”, pubblicato su Frontiers in Ecology and the Environment  da Victor Cazalis del Deutschen Zentrum für integrative Biodiversitätsforschung (iDiv), der Universität Leipzig, Michel Loreau e Gladys Barragan-Jason della Station d’Ecologie Théorique et Expérimentale) est une Unité Mixte de Recherche du Centre National de la Recherche Scientifique (SETE CNRS), «Gli esseri umani vivono sempre più lontano dalla natura, portando a un calo del numero delle nostre interazioni con la natura».  I ricercatori sottolineano che «L’esperienza umana della natura è cruciale per lo sviluppo di comportamenti a favore dell’ambiente e quindi per affrontare la crisi ambientale globale».

L’idea che gli esseri umani stiano affrontando un’estinzione globale dell’esperienza della natura è molto diffusa, ma ci sono scarse prove empiriche della sua realtà. Per fare maggiore luce su questo, gli scienziati tedeschi e francesi hanno misurato come è cambiata nell’ultimo decennio la distanza media dalla casa di una persona dall’area più vicina con un basso impatto umano e hanno scoperto che «Attualmente gli esseri umani vivono in media a 9,7 km da un’area naturale, ovvero il 7% in più rispetto al 2000. L’Europa e l’Asia orientale hanno la distanza media più alta dalle aree naturali, come 22 km in Germania e 16 km in Francia».  Per Cazalis, «Quel che colpisce è che tutti gli altri Paesi del mondo stanno seguendo un modello simile».

Nonostante si faccia un gran parlare di verde  urbano, gli autori dello studio hanno anche dimostrato che «Dal 2000, la copertura arborea all’interno delle città è diminuita in tutto il mondo, in particolare nell’Africa centrale e nel sud-est asiatico». Per la Barragan-Jason, «Questa scoperta suggerisce che anche la possibilità per la popolazione urbana di accedere agli spazi verdi si sta riducendo. In effetti, lo studio rivela che la distruzione delle aree naturali unita a un forte aumento della popolazione urbana sta portando a una crescente distanza spaziale tra uomo e natura, specialmente in Asia, Africa e Sud America».

Lo studio  ha cercato sistematicamente pubblicazioni scientifiche che valutassero un trend nelle esperienze in natura: da quelle dirette come le escursioni nei parchi nazionali, a esperienze vicarie come le ambientazioni naturali in prodotti culturali come cartoni animati, giochi per computer o libri e ha scoperto che «Il numero di studi che valutavano questi trend molto basso (N=18), con una forte propensione verso Stati Uniti, Europa e Giappone. Ciò dimostra che qualsiasi affermazione sull’estinzione dell’esperienza della natura si basa su scarse prove e che ulteriori studi dovrebbero indagare su questa questione, specialmente in Africa, America Latina e Asia, Usa  e in Giappone, una diminuzione delle attività di campeggio negli Usa e una diminuzione del numero di specie floreali osservate dai bambini giapponesi. Sono stati trovati anche segni della disconnessione uomo-ambiente  nell’esaurimento degli elementi naturali in romanzi, canzoni, album per bambini e film d’animazione, che hanno sono sempre meno idi immagini naturali, come dimostrato dal precedente studio “The rise and fall of biodiversity in literature: A comprehensive quantification of historical changes in the use of vernacular labels for biological taxa in Western creative literature”, pubblicato nel 2021 da un team di ricercatori tedeschi su People and Nature.

All’iDiv evidenziano che «Nonostante questi esempi di declino, altre interazioni ristagnano o addirittura aumentano. Guardare documentari sulla fauna selvatica o interagire con animali selvatici nei videogiochi è, ad esempio, più comune rispetto a qualche anno fa». La Barragan-Jason  conferma: «Negli ultimi decenni sono certamente emersi o aumentati nuovi modi di interagire digitalmente con la natura. Ma diversi studi precedenti mostrano che queste interazioni hanno un effetto minore sul nostro senso di connessione con la natura rispetto all’interazione diretta».

Cazalis conclude: «La conoscenza di queste interazioni uomo-natura è fondamentale, poiché sono fondamentali nella costruzione del nostro rapporto con la natura e dei nostri comportamenti. Per consentire le necessarie trasformazioni sociali del XXI secolo, dobbiamo mantenere una buona connessione con la natura. Solo allora l’umanità potrà vivere in armonia con la natura entro il 2050, come ambito dai nostri governi attraverso il Global Biodiversity Framework che è attualmente in discussione nella COP15 della Convention on biological diversity».