Legambiente: «La Regione Marche vuole manomettere la gestione dei parchi»

Aumentando i rappresentanti della regione nei consigli direttivi. anziché razionalizzare gli enti e finanziarli, arriva la punizione politica per i territori che credono nella tutela della natura

[27 Dicembre 2022]

Il 22 dicembre la Commissione governo del territorio del Consiglio regionale delle Marche ha dato il via libera alla proposta di legge che che «Va a modificare le normative vigenti sui parchi regionali. Attraverso la proposta di legge, frutto dell’abbinamento di tre testi legislativi a iniziativa di diversi consiglieri di maggioranza, viene aumentato da uno a tre il numero rappresentanti della Regione nel Consiglio direttivo dei parchi naturali regionali ed istituito l’ente pubblico per la gestione del Parco Gola della Rossa. Relatori Nicola Baiocchi (FdI) per la maggioranza e Luca Santarelli (Rinasci Marche) per l’opposizione».

Oggi inizia la discussione in regione su questo provvedimento e, secondo Legambiente Marche, «Le proposte di modifica delle Leggi regionali dei Parchi che si stanno discutendo nella III Commissione del Consiglio Regionale delle Marche, che modificano la composizione dei Consigli direttivi dei Parchi regionali con l’aumento ingiustificato dei componenti designati dalla Giunta regionale, sono sbagliate perché non rafforzano né razionalizzano la governance delle aree protette ed hanno il solo obiettivo politico di punire e mortificare le comunità locali che hanno sempre creduto nella tutela della natura. Sono proposte che non risolvono nessuno dei problemi amministrativi e finanziari che da anni sono stati segnalati e frenano la crescita del sistema delle aree protette della Marche, e la Regione si dimostra interessata solo a controllare politicamente i parchi regionali mentre è indifferente alle richieste di istituire nuove aree protette a partire da quelle marine della Costa del Conero e della Costa del Piceno per le quali non fa nulla da anni. Una Regione che, come dimostra anche la proposta di aprire la caccia al lupo, ha dei Consiglieri regionali eletti solo per demolire quanto di buono fatto negli anni scorsi quando era un laboratorio avanzato nelle politiche regionali di tutela del territorio e della natura».

Il presidente di Legambiente Marche, Marco Ciarulli, spiega che «Negli ultimi anni la Regione Marche ha intrapreso una direzione contraria alla valorizzazione e alla tutela della natura –  dichiara– e queste proposte presentate da Consiglieri della maggioranza di governo né sono la conferma. Occupare politicamente i consigli direttivi, alterare i rapporti tra i diversi attori territoriali e mortificare il ruolo delle comunità locali sono un danno per i territori già protetti e fanno crescere la contrarietà dei sindaci e delle comunità locali che invece credono nella nascita di nuove aree protette ma che non si fidano di una Regione che per ragioni politiche non tiene fede alle promesse e cambia le leggi sulla base della maggioranza che governa. Non è un comportamento serio e rappresenta anche un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi globali al 2030 su clima e biodiversità».

Legambiente ricorda alla giunta regionale di destra che «Anche le Marche dovranno perseguire gli obiettivi previsti dalla UE e quelli sottoscritti dal nostro Paese alla COP 15 che si è conclusa in questi giorni a Montreal, dove sono stati confermati gli obiettivi del decennio sulla biodiversità che prevedono di proteggere almeno il 30% di territorio e di mare per contrastare la crisi climatica e garantire più benessere per noi e il Pianeta. Sono target impegnativi da raggiungere soprattutto per chi, come la Regione Marche, è ferma al 9,6% di territorio protetto a terra e nemmeno un ettaro di mare protetto. Una Regione che ha istituito le sue aree protette tra il 1987 e il 2009 realizzando un Sistema che assomma a 89mila ettari totali di cui il 75% tutelato dallo Stato attraverso due Parchi nazionali (Monti Sibillini e Gran Sasso-Laga) e 3 Riserve Naturali Statali (Gola del Furlo, Abbadia di Fiastra e Montagna di Torricchio) e solo il 25% sono Parchi e riserve istituite dalla Regione».

Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente, conclude: «La Regione Marche  da oltre 10 anni ha interrotto il suo impegno a favore della natura e non dimostra nessun interesse a completare la Rete ecologica regionale che, oltre alle aree protette istituite, comprendere ulteriori 52mila ettari di superficie a terra e 1.200 ettari a mare tutelati da norme europee. Queste aree al momento sono prive di una governance e di risorse finanziarie adeguate, mancano di una visione strategica e di un percorso di accompagnamento con i territori per trasformarle in vere aree protette per raggiungere l’obiettivo del 30% di territorio e di mare protetto entro il 2030. Un obiettivo che passa attraverso il completamento del percorso per l’istituzione delle Aree marine protette della Costa del Conero e della Costa del Piceno, la definizione di un iter per il Parco nazionale del Monte Catria per assicurare una tutela adeguata all’appennino tosco-umbro-marchigiano e, soprattutto, evitando di approvare norme sulla governance delle aree protette che mortificano le comunità locali che sono essenziali per la gestione del territorio e della natura».