Vineis: in Ue solo il 20% delle sostanze chimiche immesse sul mercato viene sottoposto a test tossicologici
Ambiente e salute: puntare sui co-benefici della lotta al cancro e alla crisi climatica
Ridurre il consumo di combustibili fossili e carne rossa è una strategia vincente sia per la salute dell’ambiente sia per quella umana
[2 Gennaio 2023]
Questo articolo è un estratto del volume “I numeri del cancro in Italia 2022”, realizzato grazie al lavoro di Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP), e disponibile integralmente qui.
Questo capitolo intende fornire qualche informazione essenziale sui rapporti tra ambiente e cancro, ponendo il problema nella più ampia prospettiva della crisi ambientale e del cambiamento climatico.
Sulla crisi ambientale una delle fonti più autorevoli è costituita dai rapporti dello Stockholm Resilience Centre, uno dei quali richiama la nostra attenzione sugli inquinanti chimici (Fig. 18) (Persson et al, 2022). La figura mostra che in anni recenti vi è stata una accelerazione della immissione di sostanze chimiche nell’ambiente, inclusi gli antibiotici e le microplastiche, largamente a partire dalle economie emergenti asiatiche. Molte delle sostanze incluse nella figura sono conosciute da molti anni, e dovrebbero da tempo essere regolamentate.
Purtroppo i sistemi di identificazione precoce della tossicità delle sostanze chimiche sono insufficienti, e le regolamentazioni ambientali sono disomogenee nei vari Paesi. Come suggerisce l’articolo, nella Unione Europea, che pure ha la legislazione più avanzata al mondo (REACH), solo il 20% delle sostanze immesse sul mercato viene sottoposto a test tossicologici.
Per fare un esempio, vi è stata molta discussione sulla cancerogenicità dell’erbicida glifosato, per il quale un gruppo di lavoro dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (d’ora in poi IARC) ha espresso il giudizio di “possibile cancerogeno”. Al di là delle prove scientifiche, che qui non considero, vorrei attirare l’attenzione sulla portata del problema, visto che sono state utilizzate dal 1974 almeno 10 milioni di tonnellate di glifosato sui terreni agricoli ma anche nei giardini inclusi quelli scolastici. Non si può pensare di ignorare l’impatto ambientale di una simile quantità di una sostanza, che è solo una tra le tante in uso.
Questo è il problema che Persson e colleghi sollevano, e cioè la sproporzione tra le sostanze presenti nell’ambiente (si stima che siano almeno 350.000) e quelle sottoposte a test tossicologici e a valutazioni di impatto ambientale.
A dimostrazione della lentezza con cui in passato si è proceduto a saggiare la tossicità vale per tutti l’esempio delle amine aromatiche, una classe di cancerogeni potenti. La loro cancerogenicità era stata sospettata nel 1895 dal dottor Rehn in base all’osservazione di 3 casi di tumori della vescica in lavoratori addetti alla produzione di coloranti; poi ancora negli anni ’30 sulla base di esperimenti nei cani (una specie suscettibile). Ma fu dimostrata definitivamente solo negli anni ’50 attraverso indagini epidemiologiche nei lavoratori chimici inglesi.
Abbiamo informazioni sulla tossicità solo per una minoranza delle sostanze, e sappiamo poco di che cosa succede quando queste si trovano in miscele, come abitualmente avviene. Le esposizioni ambientali hanno alcune caratteristiche in comune: (a) sono molto diffuse, come gli inquinanti atmosferici che interessano miliardi di persone nel mondo; (b) spesso si verificano a basse dosi, come per esempio gli interferenti endocrini nel cibo e in altri prodotti.
In realtà certe popolazioni possono avere esposizioni elevate o anche molto elevate, per esempio agli inquinanti atmosferici domestici emessi dalle stufe a legna o carbone nei Paesi in via di sviluppo; (c) spesso si verificano sotto forma di miscele, come le centinaia di sostanze che si trovano nell’acqua del rubinetto; (d) tendono a riguardare tutte le classi di età se non l’intero arco della vita (iniziando in utero e continuando fino all’età avanzata); (e) possono riguardare singoli agenti ed esporre le persone attraverso un’unica o predominante via di esposizione (per esempio la diossina per via alimentare); oppure può trattarsi di miscele da sorgenti multiple e attraverso molteplici vie di esposizione (per esempio i metalli pesanti, gli inquinanti atmosferici gassosi o il particolato).
Il programma delle Monografie della IARC ha classificato come cancerogeni per l’uomo (gruppo I secondo i loro criteri) i seguenti contaminanti ambientali o miscele: inquinamento atmosferico, particolato PM2.5, amianto, fumo passivo, arsenico, alcune diossine, PCB (bifenili policlorurati), acido aristolochico, lindano, cadmio, nickel, cromo esavalente, radon, benzopirene, benzene, berillio, erionite, formaldeide, aflatossine e radiazioni solari.
La classificazione è imperfetta perché spesso non si hanno informazioni accurate sulla presenza nell’ambiente; per esempio per molti cancerogeni occupazionali, oltre a quelli elencati, non è nota o ben documentata la presenza nell’ambiente. Inoltre questa lista è con tutta probabilità incompleta a causa dei tempi lunghi che sono richiesti alla conduzione di ricerche epidemiologiche.
Un numero molto più elevato di sostanze che contaminano l’ambiente è stato classificato dai gruppi di lavoro IARC come potenzialmente cancerogeno sulla base di studi sperimentali negli animali e di limitate prove epidemiologiche. A molte di queste sostanze le esposizioni avvengono a concentrazioni molto più elevate nei Paesi in via di sviluppo (Vineis and Xun, 2009).
L’inquinamento atmosferico è la principale causa di morte di origine ambientale. Esso richiede normative più stringenti, in particolare nei Paesi a basso reddito. Anche nei Paesi ricchi vi sono molte azioni che possono essere intraprese per ridurre l’esposizione, oltre a controlli più severi sulle emissioni: ridurre il traffico di veicoli privati, incentivare il trasporto attivo e investire nei trasporti pubblici. Non dimentichiamo che queste misure contribuiscono anche a mitigare il cambiamento climatico e rientrano dunque nelle politiche dei co-benefici (vedi oltre).
Stime del 2017 suggeriscono che la mortalità da malattie cardiovascolari spiega la maggior parte delle morti dovute a PM2.5. Il PM2.5 è considerato responsabile del 17,5% delle morti da infarto ischemico, 14% delle malattie cardiovascolari, 15,5% dei tumori del polmone, 24% delle infezioni delle basse vie respiratorie e 27% delle malattie croniche ostruttive del cuore (Cohen et al, 2017).
L’esposoma
Diversi autori hanno cercato di quantificare la quota di tumori dovuti alle esposizioni ambientali, e queste venivano intese come esposizioni non legate a abitudini o caratteristiche personali (fumo, alcol, alimentazione – esclusi additivi o pesticidi -, obesità, cause genetiche ereditarie). A partire dalla stima fornita originariamente da Doll e Peto (1981) per gli USA (3% di tutti i tumori, includendo inquinamento, additivi per il cibo e prodotti industriali) altre più recenti si sono attestate su livelli simili (Soerjomataram, 2015). Il problema di queste stime è che non tengono conto della elevata inaccuratezza con cui le esposizioni ambientali vengono abitualmente misurate.
Non è molto difficile indagare gli effetti del fumo di sigarette, un’esposizione frequente e facilmente misurabile: c’è un certo margine di errore, ma limitato rispetto a capire a quanti PCB un individuo è esposto o peggio ancora quantificare classi intere di inquinanti. Questi sono alcuni dei motivi per cui è stato introdotto il concetto di esposoma.
La Figura 19 mostra le sostanze chimiche che sono state misurate nel sangue fino a qualche anno fa (l’anno della pubblicazione). La figura mostra tre categorie rappresentate da tre curve: sostanze endogene come gli ormoni; sostanze esogene ad alta concentrazione, come i nutrienti e i farmaci; e sostanze esogene a basse concentrazioni, cioè gli inquinanti ambientali.
Il problema di queste ultime sostanze è che perfino la misurazione biochimica o molecolare (per esempio con spettrometria di massa) può non essere sufficiente a quantificarle. Particolarmente preoccupanti sono i POP (Com posti Organici Persistenti) perché persistono estremamente a lungo nell’ambiente ma sono a concentrazioni basse o molto basse.
In pratica gli strumenti a disposizione per indagarle sono ancora imperfetti. Per esposoma intendiamo lo studio degli effetti di tutte le esposizioni esterne a partire dal concepimento, attraverso il perfezionamento delle tecniche di misurazione (per esempio con tecnologie omiche).
Il programma SENTIERI in Italia
Una fotografia della situazione di inquinamento nei siti ad alto rischio in Italia, e della relazione con la mortalità e le ospedalizzazioni è fornita dai rapporti periodici del progetto SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità (SENTIERI, 2109). Il quinto rapporto (che copre l’arco temporale 2006-2013) prende in considerazione 45 siti di interesse nazionale o regionale, in cui sono state studiate la mortalità e dati sull’ospedalizzazione; in 22 Siti coperti da Registri Tumori di popolazione è stata anche studiata l’incidenza dei tumori nella popolazione generale; in 28 Siti coperti da Registri Tumori di popolazione e Registri Tumori infantili è stata studiata l’incidenza oncologica nelle sottopopolazioni pediatrica-adolescenziale e giovanile; e in 15 Siti coperti da Registri delle Malformazioni sono state indagate le malformazioni congenite. I confronti sono stati effettuati con le Regioni di appartenenza dei siti.
Sono stati rilevati nel complesso eccessi di tumori e altre patologie nell’ordine di diverse migliaia nei siti inquinati, in particolare per mesoteliomi, tumori del polmone, del colon, dello stomaco e per patologie respiratorie benigne.
Gli eccessi tumorali si osservano prevalentemente nei siti con presenza di impianti chimici, petrolchimici e raffinerie, e nelle aree nelle quali sono stati abbandonati rifiuti pericolosi. In età pediatrica (0-14 anni) sono stati osservati eccessi di ricoveri ospedalieri nell’ordine di parecchie migliaia. La descrizione della mortalità nei siti contaminati è di grande utilità per segnalare priorità per la ricerca e per gli interventi di bonifica ambientale ma non si presta a trarre inferenze causali: essa rispecchia infatti una molteplicità di caratteristiche delle aree considerate (per esempio il livello di deprivazione).
Conclusioni
L’Unione Europea ha la legislazione ambientale più avanzata al mondo. Essa richiede che tutte le sostanze vengano sottoposte a test di tossicità prima di essere immesse sul mercato, e che nel caso di dubbio si applichi il principio di precauzione. Tuttavia, come mostra l’articolo di Persson e colleghi (2022) le sfide di fronte a noi richiedono più attenzione all’ambiente ma anche strumenti nuovi di ricerca.
È importante tenere conto della natura sistemica dei problemi, del fatto cioè che un approccio analitico, sostanza per sostanza, è troppo lento di fronte al loro numero e all’entità della loro presenza nell’ambiente.
Per esempio, la “massa antropogenica”, cioè il volume totale dei manufatti di origine umana, inclusi plastiche, metalli e cemento, è più o meno pari a quello di tutti i viventi messi insieme, eppure gli studi sugli effetti tossici per esempio delle plastiche sulle cellule umane sono ancora limitati.
La politica dei co-benefici, proposta nelle diverse Conferenze delle Parti delle Nazioni Unite, e che consiste nell’affrontare i problemi in modo sistemico, è molto interessante anche per la prevenzione del cancro (Vineis et al 2021). Essa indica che diversi interventi che riducono il rischio di cancro e altre malattie croniche sono anche efficaci nel mitigare il cambiamento climatico: per esempio, la riduzione dei consumi di carne rossa; una transizione verso il trasporto attivo; la rinuncia al carbone e una progressiva attenuazione nell’uso dei combustibili fossili.
di Paolo Vineis, Imperial College London – I numeri del cancro in Italia 2022