Cosa spinge le persone a prendersi cura dell’ambiente?

In Ue contesti economici favorevoli favoriscono la preoccupazione per l'ambiente, ma serve anche una bassa disuguaglianza di reddito e ricchezza

[9 Febbraio 2023]

Mentre subiamo già sulla nostra pelle gli effetti a volte devastanti del cambiamento climatico, la maggior parte degli europei non considera ancora il cambiamento climatico, l’ambiente e l’energia tra i temi più urgenti per la definizione delle politiche nazionali. Ma, nei Paesi democratici,  il sostegno dell’opinione pubblica è fondamentale per consentire di realizzare politiche ambientali rigorose e sostenibili. Per aumentare la motivazione della popolazione verso l’azione per il clima, dobbiamo sapere quali fattori portano gli elettori a preoccuparsi per il clima e l’ambiente.

E’ quel che ha fatto Jonas Peisker, del programma Population and Just Societies dell’International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), Population and Just Societies, con il nuovo studio “Context matters: The drivers of environmental concern in European regions” pubblicato su Global Environmental Change  che analizza come le preferenze ambientali in 206 regioni europee sono modellate da circostanze socioeconomiche, geografiche e meteorologiche.

Peisker spiega: «Volevo offrire una prospettiva basata sui dati sui fattori determinanti della preoccupazione ambientale che mettesse in evidenza l’importanza del radicamento degli individui nei contesti socioeconomici e ambientali. Mentre la ricerca precedente ha preso in considerazione solo poche influenze contestuali alla volta, questo studio consente un confronto della loro importanza relativa, includendo anche fattori che differiscono principalmente tra le regioni, come la disuguaglianza, il livello di reddito o le caratteristiche geografiche».

Per trovare i fattori determinanti della preoccupazione ambientale, Peisker ha utilizzato il metodo del Bayesian Model Averaging basato su 25 sondaggi Eurobarometro condotti tra il 2009 e il 2019, combinati con misurazioni dell’economia regionale, della popolazione, della geografia, della qualità ambientale e degli eventi meteorologici. Lo studio ha scoperto che «Contesti economici favorevoli, come un livello di reddito relativamente alto e una bassa inflazione, favoriscono la preoccupazione per l’ambiente. Questo è probabilmente correlato all’idea di un “pool limitato di preoccupazioni” in cui questioni più immediate come la sicurezza economica escludono questioni meno immediate come la politica climatica».

Peisker fa notare che «L’aumento dei prezzi dell’energia ha solo ridotto le preoccupazioni ambientali fino a un punto in cui anche le preoccupazioni ambientali hanno iniziato ad aumentare. A questo punto, l’approvvigionamento energetico potrebbe diventare un problema che solleva di per sé preoccupazioni ambientali».

I risultati dello studio hanno di mostrato che «Una distribuzione più equa del reddito e della ricchezza ha avuto un impatto positivo sulla definizione delle priorità delle questioni ambientali, suggerendo che la coesione sociale è vantaggiosa per le preoccupazioni ambientali». Inoltre, Peisker ha scoperto che «Le regioni con industrie ad alta intensità di gas serra avevano una minore preoccupazione ambientale tra i residenti. Questo potrebbe essere correlato alle preoccupazioni circa i potenziali effetti delle politiche ambientali sulla competitività economica nella transizione dalla tecnologia fossile a quella pulita. Mentre i fattori ambientali, come avere una costa a basso livello sul marea, influenzano anche la preoccupazione ambientale, nel complesso, il contesto socioeconomico si è rivelato più importante».

Peisker conclude: «I risultati dello studio sottolineano che la coesione sociale e una giusta transizione verso la carbon neutrality sono fondamentali per il sostegno dal basso alla politica ambientale. E’ probabile che se aumentano la disuguaglianza di reddito e ricchezza, l’inflazione e la disoccupazione, la politica climatica e la protezione ambientale siano impopolari. Pertanto, un modo per sostenere l’azione climatica potrebbe essere quello di enfatizzare i benefici collaterali della politica ambientale, ad esempio gli effetti positivi sull’occupazione della transizione verso le fonti di energia rinnovabile».