Lucart, i manager a lezione di sostenibilità: lo sviluppo del gruppo cartario passa da qui
Pasquini: «Assume un ruolo crescente, sia in virtù della crisi climatica, sia per la necessità di contenere i costi operativi in un periodo storico segnato da pandemia, guerra e inflazione»
[15 Febbraio 2023]
Il gruppo Lucart, multinazionale toscana e tra i principali player globale nel settore cartario, porterà i propri manager a lezione di sostenibilità – affidandosi agli esperti di Deloitte & Touche Italia – il 15 e 16 febbraio.
L’iniziativa cade nell’ambito di “M’illumino di meno”, la Giornata nazionale del risparmio energetico, ma si tratta di una scelta radicata nel piano energetico che Lucart sta mettendo a terra sin dal 2019: una volta a pieno regime, le iniziative messe in campo porteranno a una produzione (e utilizzo) di più di 26 Gwh/anno di energie rinnovabili contribuendo così ad evitare ogni anno l’emissione di più di 11.000 tonnellate di CO2eq, una quantità di anidride carbonica che avrebbe bisogno di più di 1,6 milioni di alberi per venire assorbita in un anno.
Più nel dettaglio, la strategia di sviluppo del gruppo si articola lungo quattro pilastri: due turbine a gas metano per l’autoproduzione di energia sono state sostituite con altrettante già pronte per l’uso di biogas e idrogeno; autoproduzione di energia rinnovabile tramite fotovoltaico per 8,5 GWh/a (a Diecimo saranno installati oltre 10mila pannelli e a breve sarà completato un altro impianto ad Avigliano, in aggiunta a quello già attivo da anni a Capannori); un contratto decennale per l’acquisto di energia rinnovabile (Ppa) eolica da 18 GWh/anno; impiegare almeno il 60% di materie prime fibrose riciclate al 2030 (adesso già al 54%). Il tutto massimizzando le ricadute positive per la comunità locale, come accade a Castelnuovo di Garfagnana dove il calore residuo delle cartiere Lucart alimenterà una rete locale di teleriscaldamento a servizio della cittadella dello sport.
Si tratta di scelte pensate per migliorare la sostenibilità ambientale e sociale del gruppo, ma anche per mantenerne la competitività economica, come spiega l’ad Massimo Pasquini: «L’educazione al risparmio energetico e allo sviluppo sostenibile assume un ruolo crescente, sia in virtù della crisi climatica, sia per la necessità di contenere i costi operativi in un periodo storico segnato da pandemia, guerra e inflazione. Questa situazione impone scelte strategiche che prevedono non solo l’introduzione di nuove tecnologie e processi, ma anche investimenti di risorse nello sviluppo di una cultura aziendale in linea con la nostra missione di continuare a promuovere un modo sostenibile di produrre carta creando valore per tutti i nostri stakeholder».
In quest’ottica sarebbe di grande utilità anche massimizzare il recupero degli scarti del riciclo della carta, un’iniziativa che stenta a decollare a causa di sindromi Nimby&Nimto diffuse sui territori. Gli scarti di un impianto di produzione della carta sono costituiti principalmente dagli scarti pulper e dai fanghi di cartiera, direttamente derivanti dal processo di produzione della carta e dal trattamento dei reflui.
In altre parole, il gruppo Lucart genera 0,243 ton di rifiuti per tonnellata di carta prodotta: il 20% viene smaltito in discarica e l’80% avviato a recupero, ma presso siti esterni, talvolta all’estero. Così matura il paradosso di vedere i nostri rifiuti viaggiare fuori confine, dove vengono bruciati in sicurezza per mantenere basse le (altrui) bollette.