Riceviamo e pubblichiamo
Pnalm, la Società italiana per la storia della fauna sulla “valorizzazione” de La Guardia
«In casi come questo “valorizzare” dovrebbe significare preservare la naturalità e garantire la conservazione per le future generazioni»
[20 Febbraio 2023]
La Società Italiana per la Storia della Fauna esprime profonda perplessità e forte preoccupazione per le ipotesi di “valorizzazione” che dovrebbero interessare il pianoro detto “La Guardia”, in Comune di Lecce nei Marsi.
Già nel 2020 era partita l’operazione di recupero di uno degli immobili che lasciava intendere quale futuro ci si dovesse aspettare per quella delicatissima area. Delicatissima non è un eufemismo perché tutta la zona compresa fra i pianori della Cicerana, il Vallone di Lecce Vecchio e la Vallelonga – dove ricade la Selva Moricento dichiarata patrimonio dell’Umanità – costituisce il cuore degli ambienti di frequentazione e riproduzione dell’orso bruno marsicano, con ogni probabilità quella a più alta densità di tutto il Parco Nazionale, almeno fino alla fine del XX secolo.
Qualsiasi incremento della frequentazione umana determinerebbe una insopportabile alterazione delle condizioni ambientali con le conseguenze che si possono facilmente immaginare.
Veniamo a conoscenza, proprio in questi giorni, che il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica su proposta del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (???), avrebbe attribuito, al Comune di Lecce nei Marsi, un ulteriore contributo per l’efficientamento energetico di un immobile situato a La Guardia con la motivazione di “valorizzare” il sito UNESCO di Selva di Moricento!
Ci piacerebbe conoscere quale idea hanno, al Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e al Ministero, circa la “valorizzazione” di un sito naturalistico. Forse è il caso che qualcuno spieghi loro che “valorizzare” in casi come questo dovrebbe significare preservare la naturalità e garantire la conservazione per le future generazioni.
Se fossimo in un Paese dove i Parchi Nazionali fossero chiamati a svolgere il loro compito primario, ovvero cercare di riportare gli ambienti a una condizione di
naturalità, soprattutto se dichiarati Sito UNESCO, ci saremmo aspettati una proposta da parte del Parco nazionale per un programma di abbattimento di tutte le strutture causa di potenziale disturbo.
Come fu attuato sul finire degli anni ’80 con le 38 villette della storica e nefasta speculazione de “La Cicerana”. Operazione purtroppo incompleta: ne furono lasciate due, teoricamente per servizi di sorveglianza, una poi demolita anch’essa e l’altra trasformata in “ecorifugio” (seppure attualmente correttamente gestito da una cooperativa locale).
Questa struttura de La Guardia (come già vagheggiato dall’ex-Sindaco nel 2020) diventerebbe sicuramente tappa di una frequentazione pressoché continuativa e destinata ad attraversare tutta l’area: dal Rifugio del Diavolo all’ecorifugio Cicerana, dall’ecorifugio La Guardia (Dio non voglia!) alla Valle di Amplero e alla Vallelonga…
Promuovere e alimentare frequentazione, di qualunque genere, anche quella cosiddetta “ecosostenibile” -termine ormai abusato- nel cuore dell’home range dell’orso bruno marsicano ci sembra un pesante affronto al ruolo e al mandato che la legge istitutiva ha affidato al Parco.
Rivolgiamo un appello alle Associazioni di tutela ambientale, abruzzesi e nazionali, affinché vigilino per evitare un duro colpo all’habitat del mammifero più minacciato in Italia e dell’orso più prezioso al mondo.
di Corradino Guacci, presidente Società italiana per la storia della fauna