Freddy, il ciclone con il record di durata e il colera in Malawi e Mozambico
Agenzie Onu e ONG umanitarie al lavoro nei due Paesi africani colpiti due volte dallo stesso ciclone
[20 Marzo 2023]
Il 10 marzo, la World Meteorological Organization (WMO) aveva annunciato l’istituzione di un comitato di esperti del WMO Weather and Climate Extremes per valutare se il ciclone tropicale Freddy abbia battuto il record come ciclone tropicale più duraturo mai registrato. Il record attuale è detenuto dall’uragano/tifone John, che nel 1994 durò 31 giorni. Ma una settimana dopo l’annuncio WMO il ciclone stava ancora colpendo il Mozambico e il Malawi e le sue conseguenze si fanno sentire ancora con piogge torrenziali.
Dal punto di vista meteorologico, Freddy è stata una tempesta notevole. L’Australian Bureau of Meteorology, che funge da centro regionale della Whao ha denominato Freddy il 6 febbraio a poche centinaia di chilometri dalla costa nord-occidentale dell’Australia. Poi il ciclone ha percorso l’intero Oceano Indiano da est a ovest, toccando Mauritius e La Réunion nel suo lungo viaggio in rotta verso il Madagascar. Si tratta di una rotta molto rara. I casi più recenti registrati sono stati i cicloni tropicali Leon-Eline e Hudah, entrambi nel 2000, che come il 2023 è stato un anno con presenza de La Niña. Secondo la NASA, Freddy ha stabilito il record di qualsiasi tempesta dell’emisfero meridionale per la più alta energia accumulata da un ciclone (AC) l’indice utilizzato per misurare la quantità totale di energia eolica associata a un ciclone tropicale nel corso della sua vita.
L’11 marzo, Freddy è approdato per la seconda volta in Mozambico, nella provincia settentrionale della Zambezia. Poi venti distruttivi, mareggiate e precipitazioni estreme hanno colpito vaste aree tra cui il nord-est dello Zimbabwe, il sud-est dello Zambia, il Malawi e lo stesso Mozambico, aggravando le inondazioni del primo passaggio di Freddy e gli effetti delle forti piogge stagionali, trovando quindi fiumi alla massima portata e il terreno fradicio e non più in grado di assorbire acqua. In un mese il Mozambico meridionale aveva già ricevuto più di un anno di precipitazioni e il Madagascar ha ricevuto tre volte la media mensile nell’arco di una settimana.
Freddy è atterrato per la prima volta in Madagascar il 21 febbraio e nel sud del Mozambico il 24 febbraio. Per diversi giorni ha devastato il Mozambico e lo Zimbabwe con forti piogge e inondazioni. Quindi è tornato indietro verso il Canale del Mozambico e ha raccolto energia dalle acque calde e si è spostato verso la costa sud-occidentale del Madagascar e poi di nuovo verso il Mozambico
Sebastien Langlade, responsabile delle operazioni di RSMC La Réunion, fa notare che «Record mondiale o meno, Freddy rimarrà comunque un fenomeno eccezionale per la storia dell’Oceano Indiano sud-occidentale sotto molti aspetti: longevità, distanza percorsa, intensità massima notevole, quantità di energia ciclonica accumulata (ACE), impatto sulle terre abitate».
Nei suoi rapporti, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) aveva previsto per l’Africa meridionale orientale e il Madagascar «Aumenti delle precipitazioni intense e delle inondazioni pluviali. E’ previsto un aumento della velocità media del vento dei cicloni tropicali e delle precipitazioni intense associate e della percentuale di cicloni tropicali di categoria 4-5. A livello globale, l’innalzamento del livello medio del mare contribuirà a livelli estremi del mare più elevati associati ai cicloni tropicali. I pericoli costieri saranno esacerbati da un aumento dell’intensità media, dell’entità delle mareggiate e dei tassi di precipitazione dei cicloni tropicali».
Il 13 marzo si era è abbattuto sul piccolo Malawi e il presidente della Repubblica, Lazarus Chakwera, ha dichiarato lo stato di disastro. Il 15 marzo la coordinatrice residente dell’Onu in Malawi, Rebecca Adda-Dontoh, ha detto che ««Freddy ha lasciato una scia di distruzione e continua a causare ingenti danni e perdite di vite umane a causa di piogge torrenziali e forti venti in 10distretti, vale a dire Nsanje, Chikwawa, Mulanje, Thyolo, Phalombe, Chiradzulu, Mwanza, Blantyre, Zomba e Neno. Negli ultimi tre giorni, il ciclone Freddy ha causato la morte di oltre 190 persone e il ferimento di dozzine di altre, mettendo a dura prova il settore sanitario, già travolto dalla peggiore epidemia di colera degli ultimi due decenni. L’intera portata dell’impatto del ciclone sarà nota quando verrà condotta una valutazione multisettoriale».
L’Onu ha rapidamente mobilitato gli aiuti per far fronte ai bisogni immediati. Inclusa ‘assistenza tecnica e finanziaria per istituire un Centro per le operazioni di emergenza (EOC) che è stato fondamentale per rafforzare il coordinamento umanitario tra le autorità, le organizzazioni umanitarie e i partner per lo sviluppo. Diverse agenzie Onu hanno dispiegato personale nelle aree colpite per supportare il coordinamento degli sforzi di risposta e valutazione, gestione delle informazioni e dando un supporto logistico fondamentale, compreso il trasporto per le squadre di ricerca e soccorso, e per trasportare operatori umanitari, attrezzature e rifornimenti alle comunità che sono rimaste isolate a ca usa di inondazioni e frane. Vengono fornite attrezzature per migliorare le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie per far fronte ai bisogni sanitari immediati, inclusa la prevenzione dell’ulteriore diffusione del colera. Le agenzie Onu stanno anche distribuendo anche cibo, materiali per ripari, tende, kit per la dignità e altri oggetti agli sfollati.
Paul Turnbull, direttore del World Food Programme (WFP) in Malawi conferma che «Molte aree sono inaccessibili, limitando il movimento dei team umanitari e di valutazione e le forniture salvavita. Date le circostanze, stiamo accelerando il più rapidamente possibile, ma la reale entità del danno sarà rivelata solo una volta concluse le valutazioni. Ciò che è chiaro, però, è che il Paese avrà bisogno di un sostegno significativo.
Il Malawi, dove l’80% della popolazione dipende dalla piccola agricoltura ma l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari ha portato a triplicare i prezzi del mais in un anno. E’ anche uno dei Paesi più colpiti dalla crisi climatica: negli ultimi 7 anni in Malawi si sono verificati 5 grandi eventi meteorologici estremi: siccità e inondazioni che si succedono.
Nella Zambézia, la provincia più colpita del Mozambico, da febbraio sono stati registrati 600 casi di colera e di diarrea acuta, al 19 marzo 8 persone avevano perso la vita a causa dell’epidemia e più di 250 pazienti erano ricoverati in ospedale.
Parlando con UN News a Maputo, la coordinatrice residente Onu in Mozambico, Myrta Kaulard, ha ribadito «Il sostegno ai piani delle autorità per minimizzare la situazione. Le autorità meteorologiche seguono il movimento del ciclone ancora attivo. Soprattutto la depurazione dell’acqua, l’idratazione delle persone e la dotazione di antibiotici. Lo stock che abbiamo è molto basso, il ministero della salute è stato straordinario nel realizzare una campagna di vaccinazione contro il colera durante le alluvioni. Durante le inondazioni sono stati somministrati circa 719.000 vaccini, il Paese ha 1,4 milioni di vaccini, ma bisogna fare di più».
In Mozambico, i finanziamenti per gli interventi post-Freddy andranno soprattutto all’agricoltura e l’alimentazione: «Questi 10 milioni di dollari che abbiamo ricevuto dal fondo di emergenza delle Nazioni Unite saranno utilizzati per mobilitare materiale per l’acqua, i servizi igienici, la sanità, teloni per i rifugi, oltre a sementi e cibo – ha detto la Kaulard – perché un altro enorme problema è che tutte queste inondazioni hanno distrutto un sacco di terra fertile che era pronta per il raccolto. Stiamo parlando di tante famiglie che hanno perso il raccolto. Non abbiamo ancora visto l’impatto completo del ciclone Freddy. Più di 200 mm di pioggia in un giorno, questa è la quantità di pioggia corrispondente a un mese. Stiamo assistendo i nostri partner, così come dei collaboratori per lo sviluppo, per sostenere la ripresa immediata in modo che il Paese possa continuare il suo percorso verso lo sviluppo sostenibile».
La Kaulard ha evidenziato che il numero ridotto di perdite umane causato direttamente da Freddy (circa 25 persone) «Si deve alla collaborazione tra l’Instituto Nacional de Meteorologia, Inam, e l’Instituto Nacional de Gestão e Redução do Risco de Desastres, Ingd. Finora non abbiamo visto molte perdite di vite umane. Il Paese ha le competenze e le capacità tecniche per lavorare con le immagini satellitari e anticipare l’impatto dei cicloni con altissima precisione, consentendo così all’Ingd di informare tutte le popolazioni di queste aree che possono essere evacuate nei rifugi e quindi attendere fino al ritorno del tempo alla normalità».
I dati dell’INGD, indicano che sono andati persi più di 38.000 ettari di terra coltivata, mentre altri 179.000 di terra coltivata sono stati allagati. L’Ingd conferma che la provincia di Zambezia è la più colpita con circa 211.000 persone sfollate, seguite dalla Sofala con 33.400 persone.
Già una settimana fa,Johan Stander, direttore dei servizi della WMO, aveva avvertito: «Freddy sta avendo un importante impatto socio-economico e umanitario sulle comunità colpite. Il bilancio delle vittime è stato limitato da previsioni accurate e preavvisi e azioni coordinate di riduzione del rischio di disastri sul campo, anche se anche una sola vittima è di troppo. Questo sottolinea ancora una volta l’importanza dell’UN Early Warnings for All initiative per garantire che tutti siano protetti nei prossimi cinque anni. L’OMM si impegna a collaborare con i nostri partner per raggiungere questo obiettivo e affrontare i rischi legati alle condizioni meteorologiche estreme e ai cambiamenti climatici, uno dei le più grandi sfide dei nostri tempi».
Sebastien Langlade, responsabile delle operazioni di RSMC La Réunion, fa notare che «Record mondiale o meno, Freddy rimarrà comunque un fenomeno eccezionale per la storia dell’Oceano Indiano sud-occidentale sotto molti aspetti: longevità, distanza percorsa, intensità massima notevole, quantità di energia ciclonica accumulata (ACE), impatto sulle terre abitate».
Nei suoi rapporti, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) aveva previsto per l’Africa meridionale orientale e il Madagascar «Aumenti delle precipitazioni intense e delle inondazioni pluviali. E’ previsto un aumento della velocità media del vento dei cicloni tropicali e delle precipitazioni intense associate e della percentuale di cicloni tropicali di categoria 4-5. A livello globale, l’innalzamento del livello medio del mare contribuirà a livelli estremi del mare più elevati associati ai cicloni tropicali. I pericoli costieri saranno esacerbati da un aumento dell’intensità media, dell’entità delle mareggiate e dei tassi di precipitazione dei cicloni tropicali».