Le Anziane per il clima portano la Svizzera di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo (VIDEO)
Le donne anziane esposte a un rischio di malattie e di mortalità nettamente superiore rispetto a quello della popolazione complessiva
[30 Marzo 2023]
Secondo Verein KlimaSeniorinnen Schweiz/Anziane per il clima Svizzera, i un’associazione fondata nell’agosto 2016 da circa 150 socie e che oggi conta ltre 2000 soci e socie in tutta la Svizzera con un’età media di 73 anni, «Il 29 marzo 2023 potrebbe passare alla storia come una pietra miliare nella lotta globale contro la catastrofe climatica, che si delinea sempre più chiaramente all’orizzonte. Il cambiamento climatico, infatti, non soltanto è diventato la più grande minaccia per l’umanità, ma mette sempre più a rischio anche i diritti umani. I periodi di siccità estrema scatenano crisi sanitarie che ogni anno mietono migliaia di vittime. Il diritto alla salute e il diritto alla vita sono in pericolo».
Infatti, per la prima volta in assoluto la Corte europea dei diritti dell’uomo (European Court of Human Rights ECHR/CEDU) di Strasburgo è stata chiamata da Anziane per il clima a ad accertare, nel corso di un’audizione pubblica, «In che misura uno Stato come la Svizzera debba ridurre in modo più significativo le proprie emissioni di gas serra per tutelare i diritti umani della popolazione». Il ricorso è stato presentato all’ECHR/CEDU da quattro signore di Anziane per il Clima Svizzera ed è una delle tre cause sui cambiamenti climatici sottoposte alla Grande Camera della Corte europea, composta da 17 membri. Le altre tre cause sono: Verein KlimaSeniorinnen Schweiz and Others v. Switzerland (ricorso n. 53600/20); Carême v. France (n. 7189/21); Duarte Agostinho and Others v. Portugal and 32 Other States (n. 39371/20).
Ieri la Corte europea ha iniziato a esaminare il ricorso delle Anziane per il clima, si tratta del primo caso in assoluto sul tema del cambiamento climatico. Lo stesso giorno la medesima Camera esaminerà anche un altro ricorso, che riguarda la Francia (Carême v. France). L’udienza pubblica del terzo caso (Duarte Agostinho), nel quale la Svizzera è imputata insieme ad altri 32 Paesi, Italia compresa. dovrebbe svolgersi verso la fine dell’estate.
Le Anziane per il clima Svizzera spiegano: «Dato che le anziane appartengono alla fascia di popolazione che risente maggiormente dei crescenti fenomeni di caldo estremo e che l’associazione rappresenta i loro interessi, possono diventare socie soltanto le donne in età pensionabile dai 64 anni in su».
Le Anziane per il clima sono arrivate all’ECHR/CEDU dopo un lungo percorso fatto di molte tappe: a novembre 2016 le Anziane per il clima si sono rivolte al Consiglio federale, al Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) nonché all’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) e all’Ufficio federale dell’energia (UFE) chiedendo alle autorità di fare di più in materia di protezione del clima. La richiesta è stata respinta con la motivazione che non sussisterebbe alcun attacco alla sfera giuridica personale delle persone ricorrenti. A maggio 2017 le Anziane per il clima hanno fatto appello all’istanza di grado superiore, ossia il Tribunale amministrativo federale (TAF) di San Gallo, il quale a fine 2018 ha respinto il ricorso sostenendo che le ricorrenti non sarebbero colpite in modo particolare dalle misure di protezione climatica adottate dalla Confederazione. Il surriscaldamento climatico inciderebbe infatti su tutta la popolazione, come anche sul turismo invernale, sull’economia delle risorse idriche ecc. Anche l’azione successiva delle Anziane per il clima presso il Tribunale federale (TF) non ha avuto successo. Il caso, deferito a Losanna, è stato respinto a maggio 2020 con la motivazione che le ricorrenti attualmente non sarebbero colpite nei propri diritti (fondamentali) in misura tale da potersi tutelare appellandosi alla legge federale sulla procedura amministrativa (PA). Il 26 novembre 2020 le Anziane per il clima si sono rivolte alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, presso la quale la cosiddetta denuncia climatica svizzera ha già superato due ostacoli. A fine marzo 2021 la CEDU ha deciso di trattare in via prioritaria il ricorso delle Anziane per il clima e a fine aprile 2022 ha reso noto che il ricorso sarà esaminato dalla Grande Camera della Corte europea. Ciò sottolinea il peso che la CEDU attribuisce alla denuncia climatica svizzera.
Il 26 novembre 2020 le Anziane per il clima e quattro ricorrenti singole hanno presentato ricorso contro la decisione del Tribunale federale (cfr. n. 3 sopra). Il documento si limitava a 20 pagine, in conformità alle prescrizioni della CEDU. Il 16 luglio 2021 la Svizzera ha preso posizione sul ricorso. Con la memoria del 13 ottobre 2021 le Anziane per il clima e le quattro ricorrenti singole hanno potuto prendere dettagliatamente posizione in via di fatto e di diritto e rispondere alle considerazioni della Svizzera. A sua volta, la Svizzera ha replicato il 21 novembre 2021. Dopo che la questione è stata sottoposta alla Grande Camera della Corte europea, alle parti è stato assegnato da quest’ultima il termine del 5 dicembre 2022 per confrontarsi con le diverse questioni poste dalla Corte e procedere alla propria esposizione conclusiva in via di fatto e di diritto in un documento di 70 pagine. Il 2 dicembre 2022 il team legale delle Anziane per il clima, allargato a cinque componenti in vista del procedimento dinanzi alla Grande Camera della Corte europea, ha sottoposto alla CEDU le proprie considerazioni in materia sui fatti, sull’ammissibilità e sulla fondatezza del ricorso.
Le Anziane per il clima chiedono alla Corte di «Imporre alla Svizzera di intervenire senza indugio a tutela dei loro diritti umani e di adottare i provvedimenti legislativi e amministrativi necessari per contribuire a scongiurare un aumento della temperatura di oltre 1,5 gradi, applicando obiettivi concreti di riduzione delle emissioni». Inoltre, sottolineano «La necessità di ridurre o evitare le emissioni prodotte all’estero per via dei consumi e contestuali ai flussi finanziari svizzeri».
Anziane per il clima sottolineano: «Abbiamo presentato causa perché la Svizzera sta facendo troppo poco per arginare la catastrofe climatica. L’aumento delle temperature ha già conseguenze negative per la nostra salute fisica e mentale. Il forte aumento delle temperature estreme fa ammalare noi donne anziane. A causa delle temperature estreme, noi donne anziane siamo esposte a un rischio di malattie e di mortalità nettamente superiore rispetto a quello della popolazione complessiva».
L’associazione, sostenuta da Greenpeace e da altre organizzazioni ambientaliste, ricorda che «Le donne anziane sono estremamente vulnerabili agli effetti del caldo. Esistono prove sostanziali che dimostrano che esse corrono un rischio significativo di morte e di cattiva salute a causa del caldo. Di conseguenza, i danni e i rischi causati dal cambiamento climatico sono sufficienti a coinvolgere gli obblighi positivi dello Stato di proteggere il loro diritto alla vita e al benessere, come garantito dagli articoli 2 e 8 della Convenzione».
La Svizzera dice che sta facendo tutto il possibile e di essere all’avanguardia nella lotta al cambiamento climatico, ma Anziane per il il clima ribatte che «La politica climatica svizzera è chiaramente insufficiente se si considera l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi al massimo. Se tutti agissero come sta agendo oggi la Svizzera, entro il 2100 ci si dovrebbe aspettare un riscaldamento globale fino a 3 gradi. Nei nostri allegati di causa abbiamo illustrato in modo esaustivo ciò che la Svizzera deve fare. I punti più importanti sono i seguenti: – entro il 2030 le emissioni sul territorio svizzero dovranno essere ridotte con misure nazionali di oltre il 60%, invece del 34% previsto finora; – oltre a queste riduzioni di emissioni per il tramite di misure nazionali, la Svizzera – in quanto paese ricco con un passato di elevate emissioni – deve rendere possibili notevoli riduzioni delle emissioni all’estero che superano in totale tutte le emissioni prodotte nel proprio territorio entro il 2030. Inoltre, la politica climatica svizzera è carente anche alla luce di quella di Stati paragonabili: in particolare, l’obiettivo svizzero di ridurre le emissioni nazionali del 34% rispetto al livello delle emissioni del 1990 entro il 2030 mediante misure in Svizzera è nettamente inferiore rispetto all’obiettivo dell’UE (55%), per non parlare di quello della Danimarca (70%), della Finlandia (60% con neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2035) e della Germania (65%)».
Anziane per il clima sottolineano che la politica climatica è rilevante per i diritti umani: «I cambiamenti climatici rappresentano oggigiorno la più grande minaccia per i diritti umani. La limitazione del riscaldamento ad al massimo 1,5 gradi (minore è, meglio è) è fondamentale per limitare il meno possibile l’esercizio dei diritti umani, adesso e in futuro. La politica climatica è rilevante per i diritti umani tutelati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU) poiché il cambiamento climatico minaccia vite umane a causa dell’aumento di fenomeni estremi. Nel nostro caso, le ondate di caldo più frequenti e intense dovute al riscaldamento globale rappresentano un rischio reale e serio per la nostra vita e per la nostra salute fisica e mentale. Per questo motivo la Svizzera ha un obbligo di protezione nei nostri confronti. Questo obbligo di protezione discende dal nostro diritto alla vita (art. 2 CEDU)1 e dal nostro diritto al rispetto della vita privata e familiare (art. 8 CEDU)2 (come del resto anche già dall’art. 10 cpv. 1 della Costituzione federale svizzera). Ciò significa che, ai sensi della CEDU, la Svizzera ha l’obbligo di proteggere attivamente la nostra vita e la nostra salute fisica e mentale dai rischi legati ai cambiamenti climatici. La CEDU ha il compito di esaminare le violazioni della CEDU fatte valere (come nel nostro caso, segnatamente degli art. 2 e 8 CEDU). 1 Art. 2»