Individuato l’orso che ha ucciso il runner in Trentino, ma adesso non è il solo a rischiare

Ministero dell’Ambiente e Provincia di Trento valutano «un piano di trasferimento di massa» per decine di orsi

[12 Aprile 2023]

In base alle verifiche condotte dalla Fondazione Edmund Mach, la Procura della Repubblica informa che l’orso responsabile dell’aggressione e successiva morte del runner Andrea Papi è «l’esemplare problematico JJ4», una femmina.

Si tratta dello stesso orso che nel giugno di tre anni fa aveva aggredito due persone, con conseguente richiesta di abbattimento avanzata dalla Provincia autonoma di Trento, poi fermata dal Tar.

Il destino di JJ4 appare ormai segnato, con un abbattimento che difficilmente stavolta potrà essere evitato. Del resto è lo stesso Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace) a prevedere questa possibilità, sacrificando i singoli esemplari “problematici” per salvaguardare la tutela della specie.

Ma la Provincia trentina sta avanzando ben altre richieste. Oltre ad aver annunciato altre due ordinanze per la rimozione di altrettanti esemplari “problematici”, il presidente Fugatti ritiene che «la presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come».

Un’ipotesi che sta già trovando sponde da Roma, dove ieri Fugatti ha incontrato il ministro dell’Ambiente Pichetto. «Si è presa in considerazione – spiegano dal dicastero – la possibilità di dotare gli operatori di pubblica sicurezza, così come avviene in altre realtà internazionali, di dispositivi di difesa quali gli spray anti aggressione […] Tra le possibili soluzioni prese in considerazione vi è inoltre quella di mettere a punto un piano di trasferimento di massa col mantenimento nella Provincia di Trento di un numero di soggetti sostenibili dal territorio».

Alla fine del vertice è stato comunque stabilito di istituire un tavolo di confronto tecnico tra il ministero dell’Ambiente e Ispra, Provincia autonoma di Trento, al fine di valutare in tempi celeri ogni azione utile a proseguire «l’originario progetto di reintroduzione dell’orso nell’arco alpino».

I contorni della vicenda devono ancora chiarirsi, ma le ipotesi sollevate sono già abbastanza per far sobbalzare gli ambientalisti, col Wwf che «segue con grande preoccupazione le anacronistiche e demagogiche dichiarazioni seguite alla tragedia avvenuta nei giorni scorsi in Val di Sole».

Per gli ambientalisti del Panda «è sbagliato sia sottovalutare un pericolo oggettivo che viene da un singolo individuo che attacca un uomo, sia cercare di approfittare di una tragedia per proporre soluzioni illegittime, illecite e inefficaci. Proporre l’eliminazione di decine di orsi vuol dire scegliere una strada ideologica e miope che ci riporterebbe indietro di oltre mezzo secolo verso una logica retrograda per la quale il contenimento e la cancellazione della natura e degli animali che la abitano sarebbero l’unica opportunità per lo sviluppo locale. Decenni di casi studio hanno dimostrato, invece, come la strada per un benessere duraturo anche per l’uomo è il ritorno ad una equilibrata convivenza con la natura».

Anche il neo presidente di Federparchi, Luca Santini, ritiene che «sulla vicenda il dibattito vada riportato nella sua corretta dimensione. In Italia è in vigore il Pacobace, un protocollo approvato e  formalmente recepito da tutte le Amministrazioni territoriali delle Alpi centro orientali (Lombardia, Friuli VG, Veneto e province di Trento e  Bolzano), dal ministero dell’Ambiente e da Ispra. Il piano traccia precise linee guida per la gestione dell’orso, tra cui la rimozione degli esemplari problematici proprio per salvaguardare la specie e garantire l’incolumità delle persone e delle attività umane.

In ogni caso la ricerca dell’equilibrio fra uomo e grandi carnivori va fatta mettendo insieme e confrontando esperienze e buone pratiche diffuse a livello europeo al fine di migliorare ed integrare le strategie di gestione.  Va fatta anche attenzione a non limitarsi al mero spostamento del problema da un territorio ad altri, con il rischio di moltiplicare le criticità anziché di risolverle».