Life Climax Po, Il progetto europeo per la corretta gestione della risorsa idrica nel Distretto del Bacino del fiume Po
Siccità del Po, l’Autorità di bacino: non è un’emergenza, ma la nuova normalità
Preoccupa l’Italia e richiede una strategia di adattamento di lungo periodo
[28 Aprile 2023]
La portata del Po, il fiume più lungo d’Italia, ha raggiunto il suo minimo storico per questo periodo, preoccupando non solo gli esperti ma anche la popolazione che vive nel suo bacino idrografico che si estende per quasi 90.000 Km2 in 8 regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, nella Provincia autonoma di Trento e in parte del territorio di Francia e Svizzera.
Le proiezioni per la stagione 2023 si annunciano peggiori del 2022 e le precipitazioni delle ultime settimane non consentiranno certamente di recuperare il deficit idrico accumulato dal 2022 a oggi, mettendo a rischio soprattutto la produzione agricola, dato che nel bacino del Po ci sono oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola utilizzabile, e quella idroelettrica, visto che nel bacino del fiume Po viene prodotto circa il 55% dell’energia idroelettrica italiana.
Purtroppo, l’assenza dal novembre 2021 dei flussi umidi di origine atlantica che portavano grandi piogge e abbondanti nevicate sull’arco alpino, ha portato negli ultimi due anni un deficit complessivo di risorsa idrica che ha superato i precedenti minimistorici. Legambiente dice che «Al momento, la somma dello Snow Water Equivalent (volume d’acqua contenuto nel manto nevoso) di tutto l’arco alpino conferma una perdita di risorsa pari a circa il 60%; questo farà sì che anche quest’anno durante la stagione irrigua verrà a mancare il contributo tipico della fusione nivale ai deflussi dei corsi d’acqua superficiali e di conseguenza in tutte le principali sezioni del fiume Po, se non ci sarà un’inversione di tendenza, si continueranno a registrare valori di portata media mensile tra i più bassi mai registrati con tutto quanto ne consegue, a partire dall’intrusione del cuneo salino nei rami del Delta».
Il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po, Alessandro Bratti, sottolinea che «Chiaramente gli eventi osservati negli ultimi venti anni, sono la diretta conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. In base ai modelli di previsione climatica globali e regionali, il bacino del fiume Po si pone nella zona di transizione climatica fra il Mediterraneo ed il Nord Europa, nella quale l’incertezza sul clima futuro è più elevata che in altre aree Europee. Quello che è certo, così come si sta già osservando, è che la distribuzione delle precipitazioni, anche nevose, subirà una significativa variazione con un aumento importante della frequenza con cui potranno presentarsi periodi siccitosi e temperature superiori alla media storica. È quindi evidente che, quella che finora è stata trattata come un’emergenza, sarà invece la nuova realtà e questo richiederà l’adozione di strategie di adattamento di lungo periodo che andranno attentamente studiate e che dovranno interessare tutte le componenti che generano una domanda di risorsa idrica probabilmente non più sostenibile».
Il dirigente tecnico dell’Autorità distrettuale, Francesco Tornatore, evidenzia: «Ed è proprio per andare incontro a questa esigenza in maniera strategica e lungimirante, che è stato pensato il Progetto Climax Po, che mira a promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione climaticamente intelligente delle risorse idriche su scala di distretto idrografico».
Climax Po è un progetto LIFE strategico integrato, finanziato nell’ultimo ciclo di finanziamento LIFE-2021-STRAT-two-stage, avviato ufficialmente il primo febbraio 2023 e coordinato dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Il suo obiettivo è quello di individuare «Strategie che consentano di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici nel bacino fluviale del Po attraverso l’individuazione di azioni pilota selezionate e facilmente replicabili. In particolare, si lavorerà sulla produzione di conoscenze climatiche condivise (strumenti e metodologie) mirate ad accrescere la capacità e la consapevolezza del problema e delle possibili soluzioni aumentando il coinvolgimento delle parti interessate». Tra le prime azioni del progetto, c’è la mobilitazione di interventi e finanziamenti complementari a sostegno di misure estese incentrate sulla rinaturalizzazione, la mitigazione e la prevenzione del rischio di alluvioni, l’integrazione degli strumenti di pianificazione e l’attivazione dell’impegno pubblico.
Per Legambiente, che è partner di Life Climax Po, «Il progetto rappresenta, un’importante iniziativa che mira ad attivare importanti sinergie finalizzate alla protezione delle risorse idriche e della biodiversità del fiume Po, nonché a migliorare la sicurezza e la salute dei cittadini che vivono lungo il suo corso».
Bratti conclude: «In attesa di riuscire ad avviare una nuova stagione di pianificazione che, anche attraverso l’individuazione di una nuova visione del territorio, ci consenta di affrontare la transizione ecologica in atto, occorrerà comunque gestire la prossima stagione estiva nel migliore dei modi. E per farlo, occorrerà il contributo di tutti gli attori in gioco nella consapevolezza che la gestione dell’acqua è un mondo di compromessi, negoziati, e soluzioni imperfette che purtroppo non sempre consentono di bilanciare adeguatamente interessi economici, sociali e ambientali. È sbagliato parlare di emergenza episodica, purtroppo la ciclicità degli eventi ci obbligano ad affrontare questi cambiamenti con una strategia più incisiva ed in modo strutturale da diverse prospettive e con diverse azioni integrate».