Commercio di morte: armi per un miliardo di dollari al Myanmar dopo il golpe militare del 2021

Le esportazioni di armi per reprimere e bombardare la popolazione arrivano soprattutto da Russia, Cina, Singapore, Thailandia e India

[22 Maggio 2023]

La settimana scorsa il Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione di diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, ha presentato il rapporto “The Billion Dollar Death Trade:  International Arms Networks that Enable Human Rights Violations in Myanmar”, che è lo studio più dettagliato sui trasferimenti di armi all’esercito del Myanmar  dopo che nel febbraio 2021 si è nuovamente impadronito del potere con un brutale golpe e una sanguinaria repressione che continua ancora.

Secondo il rapporto, dopo il golpe  il governo militare fascista del Myanmar ha importato almeno 1 miliardo di dollari in armi e materie prime per fabbricare armi w «Gli Stati membri delle Nazioni Unite stanno consentendo questo commercio attraverso una totale complicità, un’applicazione lassista dei divieti esistenti e sanzioni facilmente aggirabili».

Andrews ha detto che «Nonostante le prove schiaccianti dei crimini atroci dell’esercito del Myanmar  contro il popolo dekl Myanmar, i generali continuano ad avere accesso a sistemi d’arma avanzati, pezzi di ricambio per aerei da combattimento, materie prime e attrezzature per la produzione di armi nazionali. Coloro che forniscono queste armi sono in grado di evitare sanzioni utilizzando società di copertura e creandone di nuove contando su un’applicazione lassista delle sanzioni.  La buona notizia è che ora sappiamo chi fornisce queste armi e le giurisdizioni in cui operano. Gli Stati membri devono ora intensificare e fermare il flusso di queste armi».

Il problema e che tra i fornitori di armi ci sono anche Paesi che siedono sui banchi del Consiglio di sicurezza dell’Onu ai quali Andrews  ha illustrato, cifre alla mano, la loro complicità col regime militare assassino del Myanmar. Infatti, il rapporto è accompagnato da un’infografica dettagliata che identifica le principali reti e società coinvolte in queste transazioni, i valori noti dei trasferimenti e le giurisdizioni nelle quali operano le reti: Russia, Cina, Singapore, Tailandia e India.

Myanmar ha denunciato che «La Russia e la Cina [membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, ndr] continuano ad essere i principali fornitori di sistemi d’arma avanzati all’esercito del Myanmar, con una quota rispettivamente di oltre 400 milioni e 260 milioni di dollari dal colpo di stato, con gran parte del commercio proveniente da entità di proprietà statale. Tuttavia, i trafficanti di armi che operano da Singapore sono fondamentali per il funzionamento continuo delle micidiali fabbriche di armi dell’esercito birmano (comunemente chiamate KaPaSa)».

Il rapporto rivela che dal febbraio 2021 dalla piccola Singapore, un regima autoritario alleato di ferro dell’Occidente,  decine di imprese hanno spedito  254 milioni di dollari di forniture militari all’esercito del Myanmar e che «Le banche di Singapore sono state ampiamente utilizzate dai trafficanti di armi».

Andrews ha ricordato che «Il governo di Singapore ha dichiarato che la sua politica è quella di “proibire il trasferimento di armi al Myanmar” e che ha deciso di “non autorizzare il trasferimento di prodotti a duplice uso che sono stati valutati per avere una potenziale applicazione militare in Myanmar”. Chiedo ai leader di Singapore di accogliere le informazioni contenute in questo rapporto e di applicare le sue politiche nella massima misura possibile. Se il governo di Singapore dovesse interrompere tutte le spedizioni e l’agevolazione di armi e materiali associati all’esercito del Myanmar provenienti dalla sua giurisdizione, l’impatto sulla capacità della giunta [militare] di commettere crimini di guerra sarebbe notevolmente interrotto».

Il rapporto documenta anche trasferimenti di armi per 28 milioni di dollari all’esercito del Myanmar, dopo il colpo di stato, da parte di entità con sede in un altro Paese alleato di ferro degli Usa: la Thailandia. Mentre dal febbraio 2021 dall’India – che fa affari (anche militari) sia con la Russia che con l’Europa e gli Usa – ai militari golpisti sono arrivati armi e materiali bellici per un valore di 51 milioni di dollari.

Il rapporto esamina perché le sanzioni internazionali contro le reti del traffico di armi non sono riuscite a fermare o rallentare il flusso di armi che arriva alla giunta militare fascista del Myanmar: «L’esercito del Myanmar e i suoi trafficanti di armi hanno capito come ingannare il sistema. Questo perché le sanzioni non vengono applicate adeguatamente e perché i trafficanti d’armi legati alla giunta sono stati in grado di creare società di comodo per evitarle».

Pur chiedendo «Un divieto totale di vendita o trasferimento di armi all’esercito del Myamar», Andrews ha sottolineato che intanto gli Stati membri dell’Onu dovrebbero almeno  «Applicare i divieti esistenti coordinando le sanzioni contro i trafficanti di armi e le fonti di valuta estera. La natura ad hoc e non coordinata delle attuali sanzioni consente pagamenti in altre valute e giurisdizioni. Espandendo e riorganizzando le sanzioni ed eliminando le scappatoie, i governi possono bloccare i trafficanti di armi legati alla giunta».

Il rapporto si concentra anche sulle principali fonti di valuta estera che hanno consentito alla giunta militare del Myanmar di acquistare armi per oltre 1 miliardo di dollari dopo il  colpo di stato: «Gli Stati membri non hanno preso di mira adeguatamente le principali fonti di valuta estera su cui la giunta fa affidamento per l’acquisto di armi, tra le quali la più significativa è la Myanma Oil and Gas Enterprise – ha concluso Andrews – Nessuno Stato membro ha imposto sanzioni alla Myanma Foreign Trade Bank (MFTB) dopo il colpo di stato. Le mie scoperte dimostrano che MFTB non è solo importante per ricevere valuta estera, ma è anche ampiamente utilizzato dalla giunta per acquistare armi. Dovrebbe essere un obiettivo primario per le sanzioni internazionali».